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Le onde dei pensieri
 

L’ossessione telefonica

Giancarlo Livraghi – novembre 2011

 
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(migliore come testo stampabile)


Da sei anni non ritorno sul tema della incessante degenerazione telefonica e della continua moltiplicazione di tecnologie sempre più complicate che trasformano uno strumento utile in una fastidiosa ossessione.

Il motivo è che c’è poco o nulla da aggiungere. La situazione è sempre, noiosamente, fastidiosamente la stessa – con un’ostinata proliferazione di inutili “novità” che servono solo a peggiorarla.

Ma approfitto di un’occasione: una vignetta pubblicata da Scott Adams, nella sua ventennale serie “Dilbert”, il 27 novembre 2011.


dilbert


Per chi non conosce l’inglese (o il tecnichese) questo è il dialogo.

Dilbert dice al suo (maligno) collega Wally di stare attento,
perché il loro direttore ha un atteggiamento preoccupante.
Dilbert «Ho letto su questo, si chiama ira per smartphone».
«È provocata dalla tempesta perfetta di cattiva progettazione
dell’apparecchio, dita grasse e debolezza del segnale».
«Diventerà così frustrato che penserà di fracassare il telefono».
«Poi si accorgerà che non può sopravvivere
senza il suo telefono e sarà doppiamente disperato».
«Dobbiamo fare qualcosa».

Wally grida «Corri più forte che puoi contro il muro!
Ti toglierà dalla mente il telefono»
.
E poi conclude «Talvolta il meglio che puoi sperare
è che il minore di due mali sia quello ridicolo»
.
 

Un fatto curioso è che si disserta confusamente su ogni sorta di patologie immaginarie (in particolare quando si tratta di “nuove tecnologie”) mentre quasi nessuno si preoccupa dei disagi (e frustrazioni) che derivano da un uso maniacale del telefono e dal funzionamento scadente e inaffidabile di apparecchi troppo complicati.

Ovviamente qualsiasi abitudine può diventare “patologica” quando c’è un’eccessiva “dipendenza”. Anche un’automobile, una motocicletta, un mazzo di carte, una bambola, un giocattolo, un pettine, un cosmetico, un ipotetico talismano, qualsiasi cosa che sia “di moda” – eccetera. Ma il telefono, oggi, è quello che provoca le sindromi peggiori.

Questa vignetta di Scott Adams può sembrare ironica esagerazione, ma conosco persone afflitte da un non meno ossessivo amore-odio per una varietà di aggeggi e tecnomanie che provocano sgradevoli disagi e crisi nevrotiche. Con particolare frequenza quando si tratta di apparecchi telefonici.

Come è sempre opportuno ripetere, non si tratta di feroci e oppressive macchine pensanti che vogliono assoggettare l’umanità. È una perversa miscela di ottusità dei progettisti, che si divertono a complicare invece di badare a ciò che è utile, e di dissennati imbrogli di fabbricanti e venditori dedicati con esasperante insistenza a tentare di convincerci che complicazioni inutili (e spesso fastidiose) siano “innovazioni” indispensabili.

È evidente che si tratta di malattie infantili delle “nuove” tecnologie di comunicazione. Ma a quarant’anni dalla nascita dei personal computer, e pochi meno dall’inizio della telefonia mobile, sarebbe ora di uscire da quella nervosa infanzia. Ricordando il fondamentale principio che la tecnologia migliore è sempre la più semplice in grado di svolgere uno specifico compito.



Su questo argomento vedi anche
La congestione comunicativa – 2001
La congestione tecnologica– 2001
Il telefono nemico – 2004
Cellulari risorsa o malanno – 2005



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