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Il potere dell’oscurantismo

febbraio 2005



  Giancarlo Livraghi

gian@gandalf.it
 
Per altre osservazioni vedi
il mercante in rete
e altre rubriche online
e tre libri:
  La coltivazione dell’internet  
L’umanità dell’internet
Il potere della stupidità
 
 

 



Mi scuso per una lunga premessa. Ma temo che sia necessaria. Chi non è interessato a qualche cenno sul quadro generale e sul percorso storico, e vuole arrivare direttamente ai problemi della nostra cultura e dei nostri giorni, può saltare il testo da qui agli asterischi.


Il contrasto e il conflitto fra la luce della conoscenza e l’oscurità della repressione sono un problema antico, fin dalle origini dell’umanità. Un intreccio complicato e turbolento, che esiste in tutte le fasi evolutive di tutte le culture. Si potrebbe parlare del mito di Prometeo, del vaso di Pandora, delle fatiche di Sisifo – o degli infiniti incroci fra storia e leggenda, fra scienza e mitologia, fra filosofia e superstizione.

Un’analisi così estesa potrebbe essere affascinante, ma richiederebbe studi approfonditi su tante culture diverse, in diversi periodi e situazioni – e sarebbe impossibile riassumerne il significato nel breve spazio di un articolo.

Vorrei anche evitare di approfondire, in questa sede, il tema della fede religiosa. La fede, per sua natura, si sottrae a ogni verifica. Credo quia absurdum è un modo di dire di incerta origine, ma riassume il pensiero di molti autori sull’argomento. Ognuno ha il diritto alla fede che preferisce – anche di venerare come dio Ras Tafari, cioè Hailé Selassié, il Negus, imperatore di Etiopia prima e dopo l’occupazione coloniale italiana (come fanno i Rastafarian, o “Rasta”, in Giamaica).

Il problema nasce quando una religione (o qualsiasi altro genere di fede) viene imposta – con la forza delle armi, con la persecuzione degli infedeli e degli eretici (come accade ancora oggi in molte parti del mondo) o anche, in modo meno sanguinario ma non meno repressivo, con il peso di usi, costumi, abitudini e convenzioni sociali.

Fra i tanti percorsi del contrasto fra ragione e oscurantismo, fra libertà e repressione, scegliamone uno – che è il più vicino alla nostra cultura e quello che conosciamo meglio. L’evoluzione in Europa dall’ultima parte del Medioevo ai nostri giorni.

È ovvio che non si può ridurre un lungo e turbolento millennio a una semplice e omogenea successione di “secoli bui”. Ma è vero che per mille anni l’Europa è stata immersa in un abisso di povertà, violenza, ignoranza e repressione, mentre il pensiero era in gran parte sclerotizzato nella prigione formalistica dell’ipse dixit o chiuso nel segreto di confraternite esoteriche.

Ci fu un profondo cambiamento molto prima del 1492. Fra il Duecento e il Trecento con lo sviluppo della letteratura “in volgare”, la nascita delle università, una più diffusa riscoperta della cultura classica, una rivoluzione non solo nell’arte ma anche nella diffusa realtà sociale delle “arti e mestieri”. Si stabilirono così le basi di una straordinaria evoluzione culturale che chiamiamo, non a caso, Rinascimento.

Lo sviluppo industriale era già cominciato nel Trecento. Vennero poi le esplorazioni dei navigatori, che aprirono il percorso degli oceani. Lo sviluppo scientifico, che cominciò un suo percorso autonomo rispetto alle costrizioni dei preconcetti teoretici. E poi l’Illuminismo, che sembrava l’affermazione definitiva di un predominio della Dea Ragione, di un’umanità finalmente liberata dal pregiudizio, dall’ignoranza, dall’oppressione.


* * *

E ora... a che punto siamo?

Dopo i conflitti sociali dell’Ottocento e le mitologie del “ballo Excelsior” (vedi Le ambiguità dell’innovazione), dopo il progresso scientifico e le catastrofi politiche del Novecento, siamo arrivati finalmente al Secolo dei Lumi? Pare proprio di no.

Siamo sommersi dalle superstizioni. Credere nella cabala, o nei numeri “in ritardo”, o in altri immaginari sistemi profetici, potrebbe essere un innocuo gioco se non ci fosse gente che si rovina con il lotto o altri giochi d’azzardo – e se criteri altrettanto assurdi non fossero applicati in ogni sorta di diverse situazioni. (Un’analisi del modo in cui si prendono decisioni importanti, che influiscono sul destino di tutti noi, può portare a constatazioni sconcertanti – vedi Il potere della stupidità e La stupidità del potere).

Credere nell’astrologia potrebbe essere una bizzarria da salotto se non ci fosse un numero esagerato di persone disposte a prenderla sul serio – con l’incredibile sostegno di gran parte della stampa (comprese testate “autorevoli”) e di quasi tutta la televisione. C’è un’impressionante proliferazione di cartomanti, maghi, stregoni, indovini e turlupinatori di ogni specie – compresi i criminali che promettono di guarire ogni sorta di malattie.

Ci fa paura la minaccia di persone indottrinate da ottusi misticismi, capaci di suicidarsi per farci saltare per aria. Ma non ci rendiamo conto di quante perversioni si annidano anche nella nostra cultura (che possono essere, o sembrare, meno sanguinarie, ma non per questo sono meno pericolose). Leggiamo con sgomento le storie di assassini imbambolati da riti satanici, ma non ci accorgiamo di quanto siano diffuse credenze altrettanto distorte che possono portare a ogni sorta di persecuzioni, sofferenze, violenze e oppressioni.

Il progresso della scienza ci lascia sgomenti. È passato meno di un secolo da quando si è capito che non solo era valida la teoria copernicana, ma le dimensioni dell’universo sono sconfinatamente più grandi di quanto avessimo mai immaginato. La nostra percezione, contro ogni evidenza, rimane tolemaica. Non solo ragioniamo come se la terra fosse al centro di tutto, ma abbiamo prospettive deformate anche su ciò che accade sul nostro pianeta. (Per non allungare troppo questo testo, metto in una nota a parte alcune osservazioni sugli errori di prospettiva).

C’è un continuo approfondimento sulla natura intrinseca di materia ed energia, sulla struttura e l’origine della vita, che porta a scoperte e ipotesi affascinanti, ma anche difficili e sconcertanti. La scienza non può e non deve offrire certezze, deve essere perennemente aperta a nuove esplorazioni che rimettono in discussione ogni teoria. Ma questo è un problema per chi cerca il rifugio di nozioni più semplici e rassicuranti – e così cade facilmente preda di consapevoli inganni o di assurde fantasticherie.

Possiamo dubitare delle teorie di Darwin, nel senso che le nostre conoscenze si sono molto evolute dai suoi tempi ai nostri giorni. Ma c’è una forte e crescente presenza di tendenze retrograde che, contro ogni evidenza, negano il concetto fondamentale di evoluzione. Con conseguenze culturali, sociali e politiche molto preoccupanti.

Abbiamo imparato, in teoria, a rifiutare il razzismo. Ma continuano a proliferare, con ogni sorta di travestimenti, modi di pensare e di agire che considerano alcuni “superiori” e altri “inferiori”. Nonché atteggiamenti che si traducono in spinte al genocidio (sia che si tratti di sterminare i “diversi”, o di ridurli in schiavitù, o di lasciarli morire in condizioni disumane – o, in situazioni meno estreme, ma non per questo accettabili, conservare o creare infinite forme di repressione o emarginazione).

Le “cacce alle streghe” non sono finite. Anche se non vediamo roghi in piazza, e la tortura non è più legittimata come strumento di inquisizione o risorsa per “salvare le anime”, continuano le persecuzioni e le “demonizzazioni” di atteggiamenti e comportamenti che non piacciono a un potere consolidato o a una fazione aggressiva che vuole imporre una sua deviante, e spesso delirante, visione del mondo.

Abbiamo una sconcertante e preoccupante tendenza a credere in ciò che somiglia ai nostri schemi mentali, ai nostri pregiudizi, alle più sciocche abitudini della cultura in cui viviamo o alle più bizzarre deformazioni del sistema informativo in cui siamo immersi. E a non percepire, o rifiutare come falso e irrilevante, tutto ciò che non corrisponde a un banale preconcetto, a un miope provincialismo culturale.

Il vero progresso – di una persona, di una cultura, dell’intera umanità – sta nel mettersi continuamente in discussione, nell’avere una voglia inesauribile di imparare, di evolversi, di capire.

Il progresso scientifico, purtroppo, non ci aiuta abbastanza, perché è separato in un’infinità di settori sempre più ristretti, incapace di trovare quelle sintesi complessive che potrebbero nutrire non solo un’evoluzione filosofica, un progresso nella capacità di conoscere e capire, ma anche un arricchimento della nostra quotidiana umanità. Ma la scienza, se praticata con impegno, dedizione e libertà, ha un vantaggio: non si può mai accontentare, non può ripiegare su se stessa, deve sempre cercare nuovi orizzonti e nuove prospettive – rimettere continuamente in discussione ogni ipotesi, teoria, metodo, sistema o processo cognitivo.

C’è tuttavia un problema, complesso e difficile. Fra conoscenza e pregiudizio, luce e oscurità, non c’è una separazione netta. Ci sono oscurantismi nelle culture più libere e innovative, come possono esserci inaspettati segnali di saggezza e profondità dove crediamo di trovare solo arretratezza e superstizione. Ci sono apparati scientifici e filosofici che sembrano dedicati alla ricerca della conoscenza mentre sono arroccati nell’arrogante difesa di privilegi culturali – o legati a interessi di potere, economico, politico o accademico.

Illuminismo e oscurantismo non sono separati da un confine netto, non sono due schieramenti contrapposti e reciprocamente impenetrabili. Si mescolano in un turbolento e mutevole intrico di contraddizioni e contaminazioni, in cui non è facile distinguere i percorsi della chiarezza dai labirinti della confusione.

Stiamo vivendo in un’epoca di rinnovato e aggressivo oscurantismo? Molti segnali ci dicono e che è così – e ci fanno rimpiangere quei momenti nella nostra storia in cui ci sono state forti spinte di allargamento della coscienza e della conoscenza. Ma sappiamo che in tutti i tempi c’è una mescolanza di luci e ombre – e che non c’è mai stata un’epoca così luminosa come la vediamo nel ricordo (cogliendone gli aspetti più brillanti, perché è da quelli che possiamo trarre una più vivace ispirazione).

Insomma... le lezioni della storia sono sempre utili, ma il fatto è che qui siamo, oggi, ed è questa la situazione di cui ci dobbiamo occupare. Se ci illudiamo di essere “progrediti” e consapevoli, perdiamo la nozione dei nostri limiti – si spegne in noi il desiderio di imparare, scoprire, migliorare. Se invece ci rendiamo conto di quante cose siano oscure, e cerchiamo ogni giorno di capire un po’ meglio, non solo possiamo attenuare il potere dell’oscurantismo, ma anche arricchire la nostra umanità.

Non è facile trovare un piccolo punto di luce in una diffusa oscurità, come un faro lontano nella notte. Ma chi ha avuto quell’esperienza sa quanto sia gradevole – e confortante.


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supplemento
errori di prospettiva




A questo proposito vedi anche

La stupidità del “fondamentalismo”

L’evoluzione dell’evoluzione


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