L’internet, la società, la libertà

Intervista di Davide Varì a Giancarlo Livraghi su Liberazione

26 novembre 2004


 
Come nel caso di altre interviste
alcune osservazioni sono già note
ai lettori abituali di questo sito.
Ma poiché si pongono queste domande
mi sembra che sia ragionevole
pubblicare anche qui le risposte.
 



Internet e libertà. In che modo, a suo avviso, l’internet può modificare i rapporti di potere attuali? È solo uno specchio dell’esistente o può favorire, catalizzare, la nascita di spazi di libertà del tutto nuovi? Il fatto che la Cina abbia deciso di limitare l’internet ci fa pensare che qualcuno senta questo nuovo strumento di comunicazione come un grave pericolo.

“Limitare” mi sembra un eufemismo – e non è un fatto nuovo. Ma non si tratta solo della Cina. Sono molti i paesi del mondo in cui l’uso della rete (come dei mezzi di informazione) è pesantemente ristretto e censurato, se non totalmente impedito.

Tutti i sistemi di potere, da che mondo è mondo, considerano il controllo dell’informazione come una delle leve fondamentali. E anche dove c’è (almeno in teoria) libertà di stampa e di opinione l’internet è vista con fastidio.

Che sia consapevole intenzione od oscura, inconscia paura... il fatto è che i “potenti” e i privilegiati della politica, dell’economia, dell’informazione, dello spettacolo, della cultura hanno sempre diffidato della rete – e continuano a sopportarla malvolentieri.

Non voglio essere irritante... né generalizzare in modo indiscriminato... ma il fatto è che questo ambiguo atteggiamento è “trasversale” alle posizioni ideologiche, politiche o culturali. E c’è parecchia ipocrisia. Anche chi si atteggia a “protettore” della libertà di informazione, e in particolare della rete, dimostra spesso un’imbarazzata diffidenza, un malcelato imbarazzo. Che cos’è questa roba insidiosa in cui tutti hanno lo stesso “diritto di voce”?

Il problema, in realtà, non esiste – per chi merita il ruolo che ha. Un autentico maitre à penser, o mediatore culturale, non ha alcun timore di mescolarsi con il “profano volgo”, perché comunque le sue capacità di pensiero e di interpretazione si fanno valere. Ma invece...


I paesi africani, di fatto, sono tagliati fuori dal mondo dell’internet. Questo a suo avviso si traduce in un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita degli abitanti di in quei paesi o è ininfluente? Insomma, l’internet è anche uno strumento di emancipazione culturale ed economica o, a suo avviso, è uno strumento neutro?

Lo strumento è neutro. Cioè dipende da chi e come lo usa. Ma l’internet è tutt’altro che “indifferente”. Uno dei disastri della situazione africana è la mancanza di comunicazione. Non c’è alcun ostacolo insormontabile alla diffusione di uno strumento come questo in Africa – e così in altre parti del mondo dove la presenza della rete è ancora molto scarsa.

Certo non basta l’informazione per portare acqua a chi sta morendo di sete, cibo a chi sta morendo di fame, cure e assistenza a chi sta morendo di malattia – o per fermare la violenza dei massacri e delle repressioni. Ma un’informazione diffusa, in cui non solo alcuni centri privilegiati, ma tutti possono comunicare, può essere di enorme aiuto nell’organizzare soccorsi e prevenzione. E inoltre l’informazione e la comunicazione non sono “beni secondari”, ma esigenze umane fondamentali.

(Fra parentesi... ho pubblicato recentemente un’analisi dedicata specificamente all’internet in Africa da cui risulta che all’interno del continente ci sono grosse differenze – e alcune cose stanno cambiando. Ma in generale è vero che l’Africa rimane enormemente arretrata).

Che gli africani “non siano capaci” di usare strumenti come questi è una perversa idiozia. Che ci siano problemi economici è vero, ma sono infinitamente minori di quelli generati da tecnologie inefficienti e inutilmente complicate, pensate per spillare soldi a chi si può permetterle di sprecarli. Metà delle macchine e degli accessori tranquillamente funzionanti che abbiamo buttato via per correr dietro a finte “innovazioni” basterebbe per dotare tutta l’Africa di tutto ciò che serve.

In sintesi... non c’è alcun motivo tecnico, economico o strutturale per cui non ci possa essere un collegamento alla rete in ogni villaggio dell’Africa (o dell’Asia o di altre parti del mondo che ne sono ancora prive). Quella che manca è la volontà politica e culturale. E questo, per dirlo in modo semplice e chiaro, è ignobile e intollerabile.


Sono quarant’anni che lei si occupa di comunicazione. In che modo, a suo avviso, l’internet ha cambiato il modo di comunicare tra le persone. E l’internet può essere considerata uno strumento di comunicazione di massa oppure no?

Se per “di massa” si intende a disposizione di tutti, l’internet lo è – in una situazione come la nostra. In Italia ci sono circa nove milioni di persone che usano abitualmente la rete, ma se contiamo tutte le persone che “possono accedere”, magari facendosi aiutare da un amico, da un collega di lavoro o da qualche risorsa accessibile al pubblico, in pratica è la totalità della popolazione.

Ma l’internet è una cosa completamente diversa dai cosiddetti mass media. Non è un “mezzo” come la stampa, la televisione o la radio. È un sistema in cui convivono molte cose diverse – dalla comunicazione strettamente individuale a ogni sorta di attività di gruppo, dalle piccole o grandi comunità alla ricerca di informazioni in qualcosa che non è del tutto la “biblioteca universale”, ma offre una vastità e libertà di scelta che nessun altro strumento aveva mai reso possibile.

Non credo che l’internet abbia cambiato sostanzialmente il modo di comunicare tra le persone. Ma offre possibilità di comunicazione più ricche – e più comode. Per esempio, a differenza del telefono, la rete non è “invasiva”. Possiamo scrivere quando ci è comodo, leggere quando ci pare. Non sono rari i casi in cui la praticità dello strumento ha fatto nascere una maggiore voglia di comunicare. Ci sono tante persone che si scrivono abitualmente e che non ne avrebbero altrettanta voglia, o lo farebbero meno spesso, se ogni volta dovessero usare carta, busta e francobollo. Naturalmente l’internet non sostituisce gli altri strumenti. Ci si vede, ci si telefona, si mandano cose per posta o per fax. Ma questa risorsa in più arricchisce le nostre possibilità e perciò anche il nostro desiderio di comunicare.


Internet e informazione. Nel corso dell’assedio a Belgrado, grazie ha un sito web di una radio, radio b52, tutto il mondo era informato su quel che accadeva in una città bombardata e sotto assedio. Poi è stata la volta di Indymedia, un sito web indipendente che va avanti con il contributo informativo di migliaia di persone in tutto il mondo. Basti pensare che nel corso delle tragiche giornate di Genova era proprio indymedia ad essere il punto di riferimento per tutte le altre testate. Erano i militanti stessi coinvolti negli scontri a dare informazioni in tempo reale. Insomma, l’internet è in grado di scardinare l’ortodossia informativa o rimarrà uno strumento in mano ai soliti noti?

Gli episodi che lei cita sono due fra tanti. L’internet è, per sua natura, uno strumento adatto a “scardinare l’ortodossia informativa”. Si può usare per diffondere le più assurde dabbenaggini come le informazioni più utili e interessanti.

Una delle attività “tradizionali” nella cultura della rete è la diffusione di scherzi (per esempio i finti virus) concepiti in modo che una persona attenta può facilmente capire che si tratta di una burla... per constatare quanti, comprese persone tutt’altro che sciocche o impreparate, ci cascano (e ci sono anche giornali che pubblicano quelle bufale come se fossero fatti verificati).

A parte gli scherzi, l’internet è uno strumento straordinario per poter dare (e trovare) informazioni (e opinioni) diverse da quelle che ci somministra la monotona ripetitività dei mezzi dominanti e omogeneizzati. Ma quanto uno strumento è valido, e quanto è utile, dipende dalle persone che lo usano. Naturalmente non solo da chi diffonde un’informazione o un commento, ma anche da chi lo riceve. La comunicazione in rete non è mai passiva. Nonostante il fastidioso e non risolto problema dello spam (che fin dalle origini è sempre stato considerato un comportamento contrario alla natura della rete) la comunicazione online dipende dalla ricerca attiva di chi legge quanto dall’iniziativa di chi scrive.

Quanto ai “soliti noti”... hanno fatto, e continuano a fare, tutto il possibile per impadronirsi della rete, imbrigliarla, asservirla, centralizzarla, ridurla all’obbedienza. Finora non ci sono riusciti, ma è improbabile che smettano di tentare. Per fortuna “domare” l’internet non è facile, ma sarà meglio tenere gli occhi aperti, perché i tentativi di controllo e censura, sotto vari travestimenti, sono continui.


Internet e società. In che modo a suo avviso, l’internet sta cambiando i comportamenti quotidiani dei cittadini?

L’internet esiste da trentacinque anni, ma è diffusamente accessibile solo da dieci. Per cambiare con qualche profondità i comportamenti delle persone e del tessuto sociale ci vogliono tempi più lunghi. Per esempio... potremo dire che è cambiato il comportamento quotidiano dei cittadini quando vedremo la sparizione delle code agli sportelli, e una notevole riduzione del traffico urbano, perché si saranno eliminati i percorsi inutili. Ma per ottenere quel risultato non basta il comportamento dei cittadini, ci vogliono strutture (pubbliche e private) in grado di offrire reale servizio. Cosa che non si ottiene ammucchiando a casaccio tecnologie, spesso inefficienti e inutilmente complesse. Ci vuole autentico spirito di servizio e una forte capacità, umana e organizzativa, di andare incontro alle esigenze delle persone.

Spero di non dover spiegare quanto disastrosamente arretrati siamo su questo terreno. Ciò di cui abbiamo enormemente bisogno è un profondo cambiamento culturale. In parole povere... gli strumenti ci sono, quella che manca è la capacità (e la volontà) di usarli bene.

Da un altro punto di vista... come cambiano la vita e le abitudini individuali delle persone quando imparano a usare l’internet? È molto difficile, e probabilmente sbagliato, “generalizzare”. Ci sono tanti modi di usare la rete quante sono le persone che la usano. Uno dei vantaggi dell’internet è che non è solo uno strumento “flessibile”, ma qualcosa che ognuno può definire nel modo che preferisce. Il primo capitolo di uno dei miei libri sull’argomento è intitolato Farsi una rete su misura.

C’è chi usa la rete solo (o quasi) per cercare, o scambiare, musica. C’è chi se ne serve per lavoro e non esce dalle abituali routine. Mio nipote, che ha quattordici anni, si collega quasi esclusivamente per giocare a scacchi con gente di mezzo mondo. Eccetera eccetera...

Ma gli usi prevalenti sono due: lo scambio di corrispondenza e la ricerca di informazioni. Insomma chi usa la rete passa più tempo a leggere e a scrivere. Ma non risulta che diminuisca l’uso di libri e giornali (chi prevedeva la “morte della carta stampata” aveva sbagliato prospettiva... il consumo di carta sta aumentando, anche perché per leggere un testo lungo trovato in rete è molto più pratico stamparlo).

Non c’è alcuna regola né schema generale. Ma non mi sembra irragionevole pensare che, nella maggior parte dei casi, chi sa scoprire i valori più interessanti della rete ha una vita culturale un po’ più ampia e un patrimonio un po’ più ricco di rapporti umani.





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