a. Controllare prima di decidere
b. La promessa è davvero rilevante?
e. Il più venduto non è una strategia
f. Evitare la praticità come promessa
g. Tenere docchio le utilità intangibili
h. Definire esattamente linterlocutore
i. Interrogare il segmento che ci interessa
l. Perché una strategia sola non basta
m. La regola fondamentale è che non ci sono regole
o. Non annegare i brutti anatroccoli
p. Schema del profilo di strategia
q. Se si scarta una buona idea?
r. I profili si presentano al cliente?
a. Controllare prima di decidere
Abbiamo raccolto dati, informazioni e impressioni. Abbiamo identificato il nostro consumatore e la sua percezione della marca; la sua valutazione dei rischi e il modo in cui stabilisce la gerarchia delle utilità.
Siamo pronti per mettere mano alla strategia risolutiva? Non ancora.
Le pagine che seguono contengono alcuni precetti derivati dallesperienza. Questi non sono sufficienti a garantire una buona strategia. Come abbiamo già detto, nulla può sostituire lesperienza e lintuizione di una mente strategica. Ma possono aiutare ad evitare qualcuno degli errori più abituali.
Questi precetti derivano dallesame dei fallimenti quanto da quello dei successi. Le migliori menti strategiche sono spesso attenti patologi. Osservate con attenzione quelle marche, quelle strategie che non hanno successo, e chiedetevi perché. Cè sempre molto da imparare da queste analisi.
(Per fortuna molte delle strategie malate muoiono in fase di verifica o di ricerca, prima di uscire sul mercato. Anche queste meritano unautopsia).
b. La promessa è davvero rilevante?
Controllate che la vostra promessa corrisponda a una reale esigenza del consumatore. Possedere una caratteristica esclusiva non significa sempre offrire utilità.
Linnovazione che fa saltare di gioia i tecnici di laboratorio, o i dirigenti della fabbrica, può cadere nella totale indifferenza quando arriva nelle famiglie (o negli uffici se si tratta di uno strumento di lavoro).
I consumatori non sono molto interessati allinnovazione se questa non risolve un loro problema o non offre unutilità rilevante.
Se promettiamo che la luce del frigorifero resterà accesa quando la porta è chiusa, offriremo certamente qualcosa di diverso dagli altri. Ma a chi importa? E chi la vede? Sembra un esempio cretino: ma proviamo a esaminare con occhio critico le promesse che vengono offerte ai consumatori, e ci accorgiamo che molte non sono più interessanti di questa.
Ci sono prodotti tecnicamente inutili (o superflui) che hanno un mercato. In questi casi occorre capire che lutilità non sta nelle prestazioni del prodotto ma in fattori diversi, come collezionismo, esibizione, ricerca della modernità in quanto tale, timore di essere o sembrare non aggiornati... eccetera. Insomma anche quando un acquisto è o sembra futile e irrazionale occorre capire che corrisponde a unutilità (consumer benefit) nella mente di chi lo acquista.
La strada maestra è lutilità (benefit) più desiderata da quei consumatori che sono più importanti per la nostra marca (target group). Fra i vantaggi pratici che il prodotto offre, è bene scegliere quello più rilevante per il consumatore. Quando una marca riesce a far sua la strada maestra, tutti i concorrenti sono in difficoltà. E se la strada maestra è saldamente occupata da un concorrente? In questo caso la definizione della strategia è particolarmente difficile, ma non diamoci per vinti. La cosa da non fare è quella di identificarci con una caratteristica (utilità) meno significativa per il consumatore. Saremmo perdenti in partenza.
Ma ci sono altri modi.
Se il nostro prodotto ha un punto di superiorità proprio nella strada maestra, e se disponiamo di mezzi adeguati, possiamo attaccare lavversario frontalmente sul suo territorio (se la marca avversaria è affermata da molto tempo ha probabilmente qualche punto di stanchezza, di obsolescenza potenziale, che possiamo scoprire).
Oppure possiamo scoprire che il modo in cui il concorrente affermato si propone è un po invecchiato, o comunque non rispecchia abbastanza bene la mentalità e il mondo percettivo del consumatore: anche in questo caso possiamo attaccare frontalmente sulla strada maestra presentandoci come quelli che capiscono meglio il consumatore, che parlano meglio la sua lingua.
Possiamo anche identificare un cambiamento: scoprire che alla vecchia strada maestra se ne sta sostituendo una nuova, non ancora così chiaramente visibile ma più attuale, più ricca di futuro. In questo caso potremo vincere identificandoci con la via nuova e crescendo man mano che questa guadagna terreno rispetto alla vecchia in cui è imprigionato il concorrente. Oppure possiamo cambiare segmento, rivolgendoci a un diverso target group nella cui gerarchia di valori la nostra proposta è la più rilevante.
Insomma le possibilità sono molte per evitare il pericolo di rinchiudersi in una nicchia secondaria che il consumatore scarta nella sua gerarchia di scelte. La pena, se non è il rifiuto, è loblio.
Le buone strategie si costruiscono intorno ad una sola idea centrale. Una promessa multipla è sempre perdente rispetto ad una singola e precisa. Ogni elemento in più che si aggiunge va ad indebolire la promessa fondamentale.
Attenzione: non esiste alcun buon professionista di pubblicità (o di marketing) che non affermi questo principio. E allora come mai vediamo tante marche che si propongono come tutto per tutti o che fanno promesse multiple e complesse?
Ciò che succede in pratica è che idee secondarie spuntano e si avvinghiano intorno al pensiero centrale come la vite del Canada; e finiscono con il camuffare, o distruggere, ledificio che avevamo così attentamente disegnato.
Le grandi soluzioni sono semplici. Le soluzioni semplici sono le più difficili.
e. Il più venduto non è una strategia
Non cè alcuna promessa, alcuna utilità nel raccontare che il nostro prodotto è molto venduto. Può far piacere al cliente, ma non è molto interessante per il consumatore.
Se un prodotto ha successo, di solito è perché offre unutilità (benefit) importante dal punto di vista del consumatore. Oppure se limpresa è molto affermata può offrire qualche maggiore garanzia.
Invece di proclamare successo, è meglio trovare il nesso, il perché. Avremo una promessa molto più valida.
f. Evitare la praticità come promessa
Se un prodotto (per esempio un prodotto alimentare) è più pratico e comodo da usare, questo è un vantaggio che il consumatore capisce facilmente e in fretta. Inutile sottolinearlo. È meglio dire quanto è buono il budino, non quanto è facile prepararlo.
g.Tenere docchio le utilità intangibili
Valori mentali, emozionali, sensitivi possono sembrare intangibili ma sono realtà concrete. Spesso sono cose importanti per il consumatore, come felicità, tranquillità, ammirazione, sicurezza.
In molti casi i valori intangibili hanno un maggior potenziale di sviluppo, e una maggiore durata nel tempo, che puri e semplici dati tecnici.
Provate a spiegare al proprietario di una Volvo il fatto (tecnicamente vero) che la sua macchina non è più robusta di una Fiat.
h. Definire esattamente linterlocutore
Se non sappiamo precisamente con chi stiamo parlando, corriamo il rischio di proporre un vantaggio irrilevante, di usare il linguaggio sbagliato, o di non avere sintonia fra ciò che diciamo e il mezzo su cui ci troviamo a dirlo (una donna con un bambino piccolo può leggere una rivista di elettronica, ma non è quello il momento in cui ha voglia di occuparsi di pannolini).
In molti casi troviamo che un prodotto fallisce agli occhi del consumatore non perché non è un buon prodotto ma perché ha fatto una promessa (di per sé giusta) alla persona sbagliata o nel modo sbagliato.
i. Interrogare il segmento che ci interessa
Qualsiasi ricerca, svolta in qualsiasi fase di sviluppo di una campagna presume che si sia scelto linterlocutore (target audience).
Una volta definito qual è il segmento, tutte le ricerche devono svolgersi allinterno di esso. Se non si è sicuri, è meglio spezzare il campione per rappresentare segmenti diversi.
Ricerche su un gruppo diverso dal target cui ci rivolgiamo possono portarci pericolosamente fuori strada.
l. Perché una strategia sola non basta
È allarmante constatare quanti sviluppano strategie secondo il principio di piove, ho perso lombrello. La ricerca comincia solo quando si ha un problema, e finisce appena si è trovata una soluzione qualsiasi.
Ci si accontenta della prima strategia che si trova e che corrisponde allobiettivo.
È improbabile che in questo modo si arrivi a una strategia veramente forte. Meglio esaminare le diverse possibilità, valutarne il potenziale, e poi scegliere la strategia più promettente.
m. La regola fondamentale
è che non ci sono regoleDobbiamo tenerci lontani da due opposte illusioni. Una è che lintuizione pura, senza disciplina, possa trovare la strada giusta. Laltra è che il metodo in quanto tale risolva tutti i problemi. (La prima malattia è forse la più diffusa nelle agenzie, la seconda fra i clienti; ma accade anche il contrario e nessuno è spontaneamente immune).
Nessuna procedura formale può sostituire il nostro personale approfondimento; la nostra umana comprensione di ciò che il consumatore vive, sente e pensa. Nessun ammasso di informazioni può aiutarci se non sappiamo scegliere quelle rilevanti e capirne il vero significato.
Chi segue alla lettera le istruzioni (briefing) che riceve potrà essere un buon soldato, ma non è uno stratega. La mente strategica mette tutto in discussione.
Non è buon stratega neppure chi intende lesperienza come ripetizione del noto. Lesperienza ha un grande valore, ma deve servire per scoprire che cosa si può fare che sia nuovo e diverso.
Quando si affronta un nuovo cliente, un nuovo prodotto o un nuovo incarico, di solito si analizza a fondo il problema.
Ma bisogna saper fare la stessa cosa per le marche di cui ci si occupa da anni, per le campagne che sembrano consolidate su un percorso sicuro e tranquillo. Se nella vecchia strategia cè un tarlo, non diventerà visibile se non dopo che il guasto è diventato grave. Il compito di una buona mente strategica è scoprirlo prima.
o. Non annegare i brutti anatroccoli
Nella prima fase di sviluppo della strategia, è meglio aggiungere ipotesi che scartarne. È utile scartare le ipotesi che non corrispondono agli obiettivi, ma non cercare di stabilire troppo presto una gerarchia fra quelle buone.
Daltro canto, è inutile e dannoso coltivare erbacce. Non bisogna cercare di fabbricare strategie solo per far numero. Meglio mettere su carta solo quelle che ci sembrano ricche di potenzialità e che ci sentiamo di difendere. Ma se qualcuna allinizio sembra un po bizzarra e diversa da quello che ci aspettavamo... meglio metterla alla prova prima di buttarla via.
p. Schema del profilo di strategia
Per ognuna delle strategie che si vogliono portare in finale, è utile stendere un profilo. Come nel caso degli altri profili, quello qui proposto è solo uno schema di riferimento, che può variare secondo le esigenze del caso specifico.
- Target group (descrizione del segmento di consumatori cui ci riferiamo).
- Posizionamento (quale ruolo vogliamo occupare nella gerarchia di scelta dei consumatori e con quale promessa specifica, espressa dal punto di vista del consumatore):
A. Come siamo percepiti (come il consumatore nel target group ci vede oggi espresso in prima persona come pensiamo lo direbbe il consumatore).
B. Come vogliamo essere percepiti (come il consumatore ci vedrà se la nostra campagna avrà avuto effetto espresso come il precedente).
- Situazione concorrenziale (quali altre proposte il nostro target group prende in considerazione in alternativa alla nostra marca).
- Perché. (Breve riassunto dei motivi per cui questa strategia è valida).
- Informazioni. (Quali dati servono come sostegno di questa strategia nel caso che sia quella scelta; quali di essi sono già disponibili e quali invece, se mancanti, dovrebbero essere trovati; quali verifiche, se è il caso, si ritengono necessarie).
q. Se si scarta una buona idea?
Di solito non è possibile sviluppare tutte le idee valide. Il lavoro deve procedere e concludersi entro le scadenze stabilite.
Bisogna decidere; scegliere le soluzioni più valide e praticamente attuabili, e andare avanti.
Ma le idee valide non devono essere buttate via. Devono essere scritte (anche se solo come appunto) e messe da parte finché il lavoro non è completo in tutte le sue fasi. Non si può mai prevedere quando un incidente di percorso può far diventare preziosa unalternativa che prima sembrava non necessaria.
r. I profili si presentano al cliente?
Abbiamo già visto che il grado di coinvolgimento del cliente nel gruppo di lavoro varia secondo il rapporto abituale di collaborazione con quel cliente e le particolari caratteristiche del progetto in corso.
Lo stesso concetto si applica alle alternative di strategia e agli altri passi intermedi. Sta chi coordina il progetto decidere se è opportuno verificare con il cliente alcune delle alternative prima di stendere la strategia definitiva; o allestremo opposto, portare più di una strategia fino alla fase di esecuzione per esaminare sia allinterno dellagenzia, sia con il cliente tutte le conseguenze e le potenzialità delle diverse strade.
s. Le strategie alternative
si verificano in ricerca?Anche su questo punto non cè una regola. Sta alla valutazione del coordinatore, e alla sete di conoscenza di tutto il gruppo, stabilire quanto sia opportuno verificare strategie diverse attraverso il dialogo con i consumatori o è sufficiente lesame critico allinterno dellagenzia, in base alle conoscenze che si hanno già.
E naturalmente è anche un problema di tempo e di denaro: non sempre ci sono gli stanziamenti per poter svolgere molteplici ricerche; ed è ancora più frequente, purtroppo, che non ci sia il tempo.
- È utile verificare tutte le strategie che valorizzano un punto di forza significativo ma non percorrere inutilmente vicoli ciechi.
- Non è bene creare troppo presto una graduatoria fra le strategie valide. Il brutto anatroccolo può diventare un cigno.
- È utile scrivere i profili delle alternative più promettenti per definirne le caratteristiche.
- Il punto centrale è sempre il cambiamento che desideriamo nella percezione del consumatore.
- Ognuna delle alternative deve essere univoca e semplice. Un elenco di promesse diverse non è una strategia.