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Italia


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Un’evoluzione complessa
fra “abbondanza” e “scarsità”

Un contributo di Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it
al secondo rapporto del Censis sulla comunicazione
marzo 2003




Questa non è una continuazione dell’analisi pubblicata nel 2001 in base al primo rapporto del Censis sulle risorse di informazione e comunicazione in Italia (di cui c’è un breve aggiornamento al 2005) ma una diversa analisi basata sui dati del 2002.

Un ulteriore approfondimento, che colloca l’evoluzione in una prospettiva più estesa, si trova in Cenni di storia dei sistemi di informazione e di comunicazione in Italia (marzo 2004). Un particolare aspetto del problema è analizzato in I vecchi, l’informazione e la comunicazione (marzo 2005).




Una sintesi generale, in base al secondo rapporto del Censis, può essere riassunta in questo grafico.


risorse
La parte scura delle barre rappresenta l’uso “abituale”
 


Come vediamo (e come è universalmente noto) la televisione è il “mezzo dominante”. Altrettanto nota è l’estesa, e per molti aspetti anomala, diffusione della telefonia cellulare in Italia – ma è interessante rilevare che si tratta di un uso meno frequente e tutt’altro che omogeneo. Per quattro degli strumenti considerati (telefonia mobile, computer, internet e televisione satellitare) si tratta di sviluppi relativamente recenti. Per gli altri l’evoluzione ha un percorso molto più lungo, con tendenze e comportamenti radicati nel tempo che si modificano poco nel corso degli anni. Come vedremo, per ciascuno dei mezzi e strumenti, nelle pagine che seguono.

Un fatto fondamentale (come già rilevato nel primo rapporto del Censis) è la differenza fra “abbienti” e “non abbienti” di informazione e comunicazione. Non solo il divario per cui circa metà della popolazione italiana si trova in uno stato di “indigenza” colturale, ma anche una gamma di comportamenti che segna differenze molto forti fra i più “poveri” (quasi privi di strumenti oltre alla televisione e al telefono) e i più “ricchi” che non solo hanno un “menu” molto esteso di risorse, ma soffrono anche per un sovraccarico di informazione e di comunicazione. Non solo ci sono enormi differenze fra diversi paesi e parti del mondo (e l’Italia ha una tradizionale debolezza nella lettura rispetto ad altri paesi, non solo in Europa) ma anche all’interno del nostro paese c’è un preoccupante e irrisolto divario non solo dal punto di vista delle disponibilità economiche ma anche da quello, non meno importante, delle risorse culturali.




Il secondo rapporto del Censis sulla comunicazione in Italia è stato pubblicato nel marzo 2003 (in base a una ricerca svolta nel 2002). Mi è stato chiesto di scrivere un capitolo di quel libro – e il Censis mi ha gentilmente autorizzato a pubblicarlo anche qui.

Oltre ad analizzare alcuni dei dati più rilevanti della ricerca Censis, il questo lavoro ho cercato di collocarli in una prospettiva storica (in base a semplici dati quantitativi, che tuttavia non è stato facile raccogliere e analizzare) e anche, in una piccola appendice, di raccogliere alcuni elementi di confronto internazionale.

Data la lunghezza del testo, mi sembra opportuno dividere la versione online in sette parti.


  1. Il paradosso dell’abbondanza
  2. L’evoluzione nel tempo
  3. La televisione e la radio
  4. La stampa e i libri
  5. La telefonia (cellulare e non)
  6. Il computer e l’internet
  7. Appendice: alcuni confronti internazionali


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