Il libro di Giancarlo Livraghi, La coltivazione dell’internet, vale la pena di essere letto, per diversi motivi. È un libro sulla rete che va in profondità e per questo ha un valore – tra i libri di management – che resisterà alla prova del tempo. È una riflessione che tenta di cogliere, dal punto di vista dell’impresa, che cosa sia la rete e come si possa usare in modo intelligente e innovativo. Livraghi, che nella presentazione avvenuta a Milano a fine maggio si è definito un "non esperto", è in realtà un maestro della comunicazione aziendale che da molti anni dedica la sua attenzione principalmente all’internet.

Il libro aiuta a ragionare bene, ed è un ottimo vademecum per l’imprenditore o il manager che voglia affacciarsi all’internet capendo non solo che cosa fare ma soprattutto perché farlo. Può sembrare paradossale, ma in troppi corrono senza sapere dove andare e perché, spinti solo dal dictat "l’importante è esserci". Il rischio allora è di copiare gli statunitensi, di perdere l’occasione per fare di meglio, di non evitare i loro molti errori, e soprattutto di non essere sé stessi. L’autore del libro è tra coloro i quali pensano che le imprese italiane, in primo luogo le piccole e le medie, si potrebbero molto avvantaggiare da un uso non banale della rete.

La coltivazione dell’internet – il titolo ovviamente è pensato con attenzione – non è una raccolta di ricette, è piuttosto un’osservazione e un ragionamento attenti da parte di chi conosce l’impresa e la comunicazione e sa bene che per avere risultati ci vuole originalità, strategie e tempo. Il risultato ci pare stimolante. Dopo la lettura si è spinti a fare, senza fretta, avendo interiorizzato propri alcuni orientamenti di fondo che sono essenziali per muoversi con intelligenza in rete, e non solo in rete. Livraghi scrive con uno stile piacevole e chiaro, come può fare un copywriter del suo spessore, e anche questo aiuta la lettura.

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