labirinto
Il filo di Arianna


aprile 2006

Giancarlo Livraghi – gian@gandalf.it



Violenze contro i “minori”
Questa volta si fa sul serio?



Tre indagini, venute alla luce nel giro di pochi giorni. Una a Roma, una a Napoli, una ad Avellino. Tre situazioni diverse, ma con alcune orribili caratteristiche in comune. Stupri e sfruttamento, traffici e schiavitù. Le vittime sono ragazzini e adolescenti (nessun caso di quel genere, a quanto pare, che riguarda bambini piccoli – ma sappiamo che, purtroppo, esistono anche quelli, spesso annidati nell’ambito famigliare o in altri ambienti ristretti e più difficilmente indagabili).

Ci sono anche notizie di altre indagini, su scala “quantitativa” più piccola (cioè riferite a singole persone o a gruppi meno estesamente “organizzati”), ma tuttavia rilevanti per la gravità dei sospetti. Alcuni dei casi individuali non riguardano adolescenti, ma vittime “in tenera età”.

(Sono, ovviamente, molto gravi anche le violenze subite da persone adulte – più spesso donne – che talvolta sono perseguite con efficacia, ma rimangono largamente sommerse e confuse in un mare di chiacchiere “indignate” i cui effetti poco o nulla incidono sulla realtà del problema. Ma la maggior parte delle ipocrisie e delle strumentalizzazioni si concentra sulla cosiddetta “protezione dei minori”).

Naturalmente non bastano le prime notizie per sapere con quanta precisione e ampiezza si è riusciti a incidere su queste sciagurate situazioni. Ma, se dobbiamo credere a ciò che dicono i giornali, sembra che questa volta alcune indagini siano state svolte in modo efficace, senza inutili e premature vanterie, con un silenzioso e paziente approfondimento.

Non bastano poche rondini per fare primavera. Sappiamo che il male è profondo, antico e radicato un po’ dovunque. Ma aggredire con efficacia alcune situazioni può incoraggiare la ricerca di altre, indebolire l’omertà e la connivenza, insomma favorire un clima in cui sia meno facile occultare le violenze e ci sia più disponibilità a denunciarle.

Il tema rimane difficile e delicato, perché è inevitabile che talvolta ci siano “falsi allarmi” e denunce ingiustificate, mentre sono problemi frequenti, quanto comprensibili, la reticenza, l’imbarazzo e la paura delle vittime. Ma se si comincia a procedere con metodo, serietà ed equilibrato approfondimento molte violenze finora taciute, o ipocritamente “tollerate”, possono venire alla luce.

Sembra che qualcuno stia procedendo con quel metodo, e quell’efficacia, di cui si parlava in queste pagine più di cinque anni fa (vedi Dalla parte dell’Inquisitore). O almeno possiamo augurarci che sia così.

Chissà perché ci sono voluti otto anni (anzi di più, se si considera una serie di episodi precedenti) per trovare una strada diversa da quell’assurda e clamorosa serie di ipocrisie e di “crociate” che hanno perseguitato migliaia di innocenti senza colpire alcuno dei criminali più pericolosi. Un fatto interessante è che in queste vicende non ha alcun ruolo l’internet, neppure come strumento di indagine – benché, assurdamente, alcune fonti di informazione abbiano tentato di ripetere (senza alcun fondamento) quella “demonizzazione” della rete che in tante occasioni precedenti aveva deviato le indagini su percorsi sterili e scatenato insensate psicosi collettive.

Tre anni fa si era sentita qualche voce di buon senso indicare la necessità di cambiare strada. Ma poi si erano rilevati nuovi segnali di continuazione sul percorso sbagliato. Con la ripetizione degli stessi insensati schiamazzi, delle stesse devianti ipocrisie.

Possiamo sperare che quelle assurdità siano finalmente scomparse? Non lo so. Ma se vogliamo evitare che si ripetano è meglio non dimenticarle. L’elenco degli abusi commessi nel corso di quelle sciagurate (e infruttuose) indagini potrebbe essere interminabile. Non è un esempio immaginario, né un caso isolato, quello di un’intera famiglia trattata come una banda di malfattori – e assurdamente esposta al “pubblico ludibrio” – perché un incauto adolescente era andato a cercare immagini scollacciate di ragazze della sua età in qualche sito dedicato a quel genere di proposte (che potrebbe essere uno di quelli messi online ad hoc dai nostri “tutori dell’ordine”). Sarebbe interminabile un elenco delle vittime sottoposte a ogni sorta di soprusi per accuse di vario genere che poi si sono rivelate del tutto infondate – oppure enormemente meno gravi di ciò che si era voluto far sembrare.

Se ora alcune indagini, su alcune categorie di reati, si avviano verso un percorso più serio e più efficace, è ragionevole supporre che si avvicini il tramonto degli abusi? Temo di no. Anche perché la “protezione di minori” non è l’unico fra i molti pretesti con cui si giustificano censure, invadenze e divieti.

Se (almeno in parte) i servizi di polizia e i magistrati hanno capito che è meglio cambiare strada, i nostri legislatori continuano a insistere in una direzione perversa. A leggi e norme mal concepite e peggio applicate se ne sono aggiunte altre ancora più distorte, del tutto inutili per la prevenzione o repressione dei delitti, sempre più accanite nelle violazioni della libertà, della riservatezza e dei diritti civili. Come, per esempio, quella denunciata in un comunicato di ALCEI il 13 febbraio 2006.

Occorre mantenere un’attenta sorveglianza per cercare di correggere le norme incivili, contrastarne le pessime applicazioni, evitare che continuino, o aumentino, i tentativi di vietare, reprimere, cancellare, filtrare, condizionare la libertà di informazione e di comunicazione, sottoporre cittadini onesti a ogni sorta di invadenze e soprusi, senza alcuna utilità reale per la repressione o la prevenzione del terrorismo o di altre violenze – anzi con la concreta possibilità, già molte volte verificata nei fatti, che i depistaggi, i linciaggi e le più o meno clamorose “cacce alle streghe” si traducano in un confuso polverone che gioca a favore dei veri criminali.





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