labirinto
Il filo di Arianna


agosto 2007

Giancarlo Livraghi – gian@gandalf.it


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(migliore come testo stampabile)



La stupidità non è “innocua”



Mi sto chiedendo se, in tanti anni di ragionamenti sul problema della stupidità, sono caduto in un errore di prospettiva. Quanto è diffusa la percezione che la stupidità sia “innocua”? Forse più di quanto può sembrare.

Quasi tutte le (molte) persone con cui ne ho parlato sono convinte che sia un problema grave. Tutti i testi significativi sull’argomento (esclusi gli “stupidari”, cioè banali raccolte di casi o storielle più o meno comiche) la considerano pericolosa. Tutti i commenti dei lettori esprimono vari livelli di preoccupazione. Eccetera.

Eppure... sto cominciando a capire che è più diffusa di quanto pensassi una vaga percezione di “innocuità”. Non esiste, che io sappia, alcun “sondaggio” sull’argomento. Se ci fosse, non mi fiderei dei risultati (i motivi sono spiegati in Mentire con le statistiche). Insomma non ho alcun modo di “misurare” le dimensioni del fenomeno, ma sembra più esteso di quanto si possa immaginare.

Per quanto sono riuscito a capire, non si tratta di una ragionata convinzione che “la stupidità è innocua”. Più semplicemente, non ci pensano. E sono anche (senza pensarci) convinti che lo stupido sia sempre “qualcun altro”. Non voglio dire che chi trascura il problema sia necessariamente stupido. Ma è, come minimo, distratto... e con il suo “non badarci” aiuta, senza saperlo, a peggiorare il danno. (Il problema è aggravato dal “circolo vizioso della stupidità”)

Ennio Flaiano non ha mai scritto un libro sulla stupidità. Ma il tema è ricorrente in molte sue osservazioni – e spesso trattato, anche se in brevi “accenni”, in modo brillante e incisivo.

Per esempio questo, pubblicato cinquant’anni fa in Diario notturno (nel corso di un dialogo con un personaggio, credo immaginario, che è inglese e che si chiama Ross).

Parlando degli scrittori nuovi, Ross dice di temere che «oggi i più superficiali e i meno onesti finiscano col ricorrere al solito espediente retorico di una letteratura e di un pensiero demagogici e nazionalisti». Aggiunge però di sperare «che tra costoro vi siano soltanto degli innocui stupidi».

Francamente da Ross non mi aspettavo questa palese contraddizione in termini. Quando mai uno stupido è stato innocuo? Lo stupido più innocuo trova sempre un’eco favorevole nel cuore e nel cervello dei suoi contemporanei che sono almeno stupidi quanto lui: e sono sempre parecchi. Inutile poi aggiungere che niente è più pericoloso di uno stupido che afferra un’idea, il che succede con una frequenza preoccupante. Se uno stupido afferra un’idea, è fatto: su quella costruirà un sistema e obbligherà gli altri a condividerlo.

In altre parole, è pericoloso trascurare la stupidità. Fingere che possa essere “innocua” è un modo per rimanerne vittima. E, quel che è peggio, neppure accorgersi di quanto se ne è contagiati.

Le osservazioni di Flaiano continuano così.

Debbo precisare che la stupidità ha un suo fascino, si suol dire persino che è riposante. Difatti succede che le persone e i libri più sciocchi sono quelli che più ci ammaliano, che più ci tentano e che ci tolgono ogni difesa. L’esperienza quotidiana ci porta anzi a credere che la stupidità sia lo stato perfetto, originario, dell’uomo, il quale trova buono ogni pretesto per riaccostarsi a quello stato felice. L’intelligenza è una sovrapposizione, un deposito successivo, e soltanto verso quel primo stato dello spirito noi tendiamo per gravità o per convenienza.

Cioè la stupidità non è solo considerata “innocua”, ma è anche “riposante”? Purtroppo c’è del vero in questa constatazione. C’è un’inerzia, quasi una connivenza, che contribuisce ad aumentare l’insidioso potere della stupidità.

Un altro commento di Flaiano si trova poco più avanti.

Ho un solo motivo di consolazione. Si crede comunemente che gli stupidi sodalizzino. Non è vero. Nessuno odia e disprezza tanto uno stupido quanto un altro stupido. Se così non fosse... ma il guaio è che siamo in tanti.

Ennio Flaiano si colloca fra gli stupidi. È solo autoironia? Credo di no. Una caratteristica delle persone intelligenti è accorgersi della propria stupidità – un aspetto della natura umana da cui nessuno è totalmente indenne.

Se è vero che gli stupidi “non sodalizzano”, o non sono coscienti del modo in cui si aggregano, perché una caratteristica degli stupidi è non sapere di esserlo – è anche vero che la stupidità è contagiosa. E, poiché chi ne è infetto non lo sa, l’epidemia è difficilmente curabile. Questo è uno dei motivi per cui il potere della stupidità è pernicioso – e le difese sono spesso inadeguate. Più la consideriamo “innocua” (e più ci illudiamo di esserne indenni) più aumenta la sua pericolosità.

Insomma c’è poco da scherzare. L’umorismo e l’ironia (in particolare l’autoironia) possono essere rimedi efficaci contro la stupidità. Ma gli autori più attenti, come Ennio Flaiano, non cadono nell’errore di considerarla solo comica – perché sanno che, così facendo, non si potrebbe capire la sua perversa natura.




Un’altra osservazione di Ennio Flaiano si trova in Diario degli errori (pubblicato “postumo” nel 1976).

Ho fatto qualche studio sulla stupidità umana, ma non sono riuscito a provare che la mia propria stupidità. Eppure quella che più colpisce è quella altrui.

Una chiara sintesi del problema centrale in ogni studio sull’argomento.




Le citazioni di Ennio Flaiano sono tratte da La saggezza di Pickwick
un testo pubblicato da Bompiani, in Diario Notturno, nel 1956.
Si trovano nell’edizione Adelphi 1994 alle pagine 99-101
(e in Diario degli errori nell’edizione Adelphi 2002 a pagina 160).

Che cosa è cambiato in cinquant’anni? Poco o nulla.
Anzi, per molti aspetti, la situazione è peggiorata.





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