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INGEBORG BACHMANN (Klagenfurt 1926- Roma 1973)

Il compito dello scrittore non può consistere nel negare il dolore, nel nasconderne le tracce, nel far nascere illusioni su di esso. Per lui, anzi, il dolore deve essere vero e deve essere reso tale una seconda volta, cosicché noi possiamo vederlo. Tutti, infatti, vogliamo diventare vedenti. E solo quel dolore nascosto ci fa sensibili all'esperienza e soprattutto all'esperienza della verità. Quando siamo in questo stato in cui il dolore diventa fertile, stato che è insieme chiaro e triste, noi diciamo, molto semplicemente, ma a ragione: mi si sono aperti gli occhi. E non lo diciamo perché abbiamo davvero percepito esteriormente un oggetto o un avvenimento, ma proprio perché comprendiamo ciò che non possiamo vedere. E l'arte dovrebbe portare a questo: far sì che, in tal senso, ci si aprano gli occhi.

(dal discorso pronunciato in occasione della consegna di un premio letterario per l'opera Il buon Dio di Manhattan.)

   
Ho scoperto la Bachmann con le raccolte di racconti Tre sentieri per il lago (leggi l'incipit del primo racconto) e Il trentesimo anno. E' un'autrice terribilmente intelligente e, soprattutto, sensibile alla verita' che si cela nelle ferite provocate dal bisogno di essere amati. Quando dico "verita'", intendo quel qualcosa di "indicibile" della vita che, secondo la Bachmann, solo l'arte puo' esprimere.
 

Ecco alcuni link utili:

  1. Ingeborg Bachmann: una interessante biografia
  2. Si deve pretendere la verità (discorso per il conferimento dell'Hörspielspreis des Kriegsblinden)
  3. La poesia al lettore