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"Questo e' il bello dell'anarchia di Internet. Chiunque ha diritto di manifestare la propria irrilevanza."

Umberto Eco, tratto da "Il colon di Mister X", 1995

La mia “storia informatica” - parte 1 di 4

Ritengo di essere una persona che sa utilizzare con una discreta dose di buon senso i personal computers. Quegli amici che mi assegnano la qualifica di "tecnico" sbagliano in buona fede, probabilmente io sono più portato di loro all'utilizzo di questo tipo di strumenti, tutto qua.

Quando avrò tempo (si dice sempre così), vorrei predisporre una piccola galleria fotografica degli strumenti che descrivo in questa pagina, alcuni vecchi pezzi li conservo ancora. 

Le marche e i modelli di hardware di cui parlo in questa pagina, così come per le versioni di software, sono citate solo come semplice riferimento "storico", qui non si fa pubblicità a niente e a nessuno.

Inizio questa storia dal 1978

Ho terminato gli studi (le Scuole Medie all'Istituto Zaccaria, le Superiori presso le Scuole Cardinal Ferrari) e il servizio militare (al 72 Battaglione Fanteria Puglie, di stanza ad Albenga) e quindi inizio a lavorare. In realtà mi iscrivo anche all'Università al corso di laurea in Economia e Commercio, ma sospenderò dopo un paio d'anni, non avendo maturato un interesse particolare per l'ambiente universitario.

Proprio il mondo del lavoro in Cariplo, poi divenuta Banca Intesa, ora Intesa Sanpaolo mi consente le prime esperienze in campo informatico, in veste di utente, utilizzando presso uno sportello Cariplo i terminali collegati a mainframe IBM.

La prima macchina con la quale vengo in contatto un terminale scrivente (cioè senza video) IBM, molto simile ad una macchina da scrivere, la cui testina scrivente era una pallina delle dimensioni di una di quelle da golf. Si premeva il tasto di inizio colloquio, e tutto quello che si digitava sulla tastiera veniva scritto dalla pallina, che ruotava a destra e a sinistra, su un rotolo di carta continua che fungeva da giornale di fondo. Al termine della digitazione si premeva il tasto di invio e si restava in attesa della risposta dal mainframe centrale, che giungeva dopo qualche secondo e veniva sempre scritta sulla carta. Bisognava essere piutosto rapidi nella digitazione, altrimenti si incappava nel time-out e si doveva ricominciare a scrivere. C'era qualche trucco, come quello di premere un paio di tasti di funzione che consentivano di mantenere il vita il colloquio con l'elaboratore, mentre si ultimava la digitazione dei dati. Le transazioni erano tutte in formato parametrico

codice di transazione,parametro1,parametro2,parametro3, ecc.

quindi era necessario conoscere la sintassi di ognuna di esse per poter lavorare.

Negli anni seguenti l'avvento del terminale video consentirà di migliorare sensibilmente il metodo di lavoro, con l'introduzione delle mappe da compilare.

Successivamente presso gli sportelli Cariplo il terminale scrivente IBM viene sostituito dal terminale video, l'Olivetti TC800. Stiamo parlando sempre di macchine collegate a mainframe IBM, ma che funzionavano in modo differente. All'accensione veniva caricato un software locale che risiedeva su floppy disk da 8 pollici. Oltre al collegamento con il mainframe erano possibili anche elaborazioni locali, registrando i dati sul floppy e trasmettendoli successivamente al mainframe.

In quel periodo utilizzavo, raramente, anche un altro tipo di terminale, il classico video 3270 IBM che era stato adottato in Cariplo per altre attività presso gli sportelli e gli uffici interni.

Nel frattempo arriviamo alla prima metà degli anni '80.

Spinto dalla curiosità e dalla voglia di sperimentare, acquisto un Home Computer, il Texas Instruments TI99

Macchina curiosa, questo Home Computer della Texas. Un processore a 16 bit (quasi incredibile per quei tempi, anche per un Personal Computer), ma piuttosto lento. Applicazioni tutto sommato interessanti, dai giochi ai linguaggi di programmazione (la prime righe di Basic le ho digitate con quella macchina).

Il monitor era il televisore di casa. Il software si caricava in due modi: utilizzando dei moduli hardware proprietari che si inserivano in un alloggiamento sul frontale destro della macchina, oppure collegando alla macchina un registratore, e i programmi erano memorizzati sulle cassette. Caricare un programma era una piccola avventura, e potevano essere necessari anche diversi minuti.

Il TI99 dura poco. Dopo qualche mese passo ad un Personal Computer, il mitico Apple IIe.

Le unità di memorizzazione dei dati e dei programmi erano due disk drives esterni per floppy da 5,25 pollici, capacità 160KB. La RAM era di 64KB, che portai a ben 1024KB utilizzando una scheda della Applied Engineering (la piastra madre di un PC IBM di quei tempi supportava al massimo 512KB di RAM, l'Olivetti M24 uscito dopo il PC IBM arrivava a 640KB). Sostituii il televisore di casa con un monitor 12 pollici a fosfori verdi.

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