Marchesini: spiritualita' del reale

Renato Civello

 


Critica di Luigi Tallarico

Rare volte l'ex studio del Canova, noto punto di riferimento culturale ed artistico di Roma, ha visto una folla cosi' strabocchevole. Il vastissimo ambiente dove lavoro' per tanti anni il maestro neoclassico non bastava a contenerla.
Devo dire subito che il pittore Duilio Marchesini e' un personaggio ricco di una problematica morale coraggiosa e sofferta e che il successo di cui fruisce e' correlato alla qualita' dell'opera.

Per quanto attiene piu' da vicino un giudizio critico, mi piace ricordare che l'artista romano, appassionato del vero, del bello e del buono, con quell'entusiasmo totale che richiama per molti aspetti l'estetica ruskiniana, e' rispettoso - pur non condividendone i principi - delle avanguardie storiche, ma definisce truffatori " i furbastri che, con la complicita' di alcuni critici, espongono fumo e vendono menzogne".
Di qui la scelta di un arioso colloquio con l'uomo di sempre, di un naturalismo animato interiormente e percorso da linfe contemporanee. E' evidente, ad esempio nell'olio A lume di candela, certa congenialita' con la Scuola Romana, con le cadenze musicali di Mafai, di Scipione o di Carlo Socrate, o, in certi quadri di paesaggio, la rivissuta e personalizzata stagione dell' en plein air della scuola di Posillipo, mentre in uno splendido Arlecchino la tentazione fauve di un colore giocato piu' sul timbro che sul tono, si riscatta contro l'orditura pianificata, che fu persino di Matisse o di Van Doesburg, nella persistenza del volume.
Pittura dunque, quella di Marchesini, che va rispettata nei suoi approdi di merito.