E' in prospettiva allo psicologo del profondo che va pensata la qualifica nietzscheana di inventore di nuovi stati dell'anima. Lo stato d'animo, lo stato psicologico che Nietzsche inventa è il nichilismo.

Ma il nichilismo è anche la storia di due secoli a venire, il ventesimo e il ventunesimo, che Nietzsche profetizza e la cui musica già risuona nella sua Europa di fine ottocento insieme all'eonico contromovimento che il filosofo ha battezzato per noi e per sempre volontà di potenza, un contromovimento che è anche, però, presupposto. E quando parla di contromovimento, Nietzsche sta esprimendo qualcosa di molto vicino a quello che Jung, sulle orme del comune antenato Eraclito, ha ripensato sotto l'esoterico nome di enantiodromia. Tutto corre in direzione del suo contrario, questo è il racconto dell'enantiodromia.

Il nichilismo deve dunque essere sperimentato fino in fondo affinché sfoci in un nuovo valere dei valori. Quanto alla metapsicologizzazione della metafisica, gli argomenti portati da Nietzsche prefigurano in pieno l'operazione dei pionieri della psicoanalisi.

Nel periodo luglio-agosto del 1888 Nietzsche parla d'una psicologia della metafisica che sniderebbe il risentimento dei filosofi, l'odio da loro nutrito nei confronti della non-ragione, della trasformazione, della transitorietà, dell'arbitrario, del casuale, dell'incerto (un argomento, questo, riproposto da Rorty a testimonianza della superiorità degli scrittori sui filosofi, di Dickens e Proust, ad esempio, su Hegel e Heidegger) e il loro aver eliminato e cancellato gli affetti. Uno dei bersagli più diretti è in quest'ultimo caso costituito dall'amato Spinoza, ma si potrebbe pensare anche agli stoici.

Va da sé che l'operazione di eliminazione e cancellazione dell'affetto riguarda i filosofi in quanto tali, esseri che spesso sfuggono a se stessi e spesso hanno timore di se stessi.

L'origine del loro risentimento appare del resto facile da snidare: laddove il mondo degli spiriti liberi corrisponde al regno di Proteo, quello dei filosofi è il mondo della prevedibilità, delle fissità, un mondo semplice e sempre uguale a se stesso.

In questo senso i filosofi sono gli eredi, e i rappresentanti potremmo aggiungere, dei bisogni e delle angosce dei più, del gregge.

Una psicologia decostruente, disvelante (come l'ha chiamata Jaspers) della filosofia, di riconduzione della filosofia a metapsicologia (la psicologia che, come scrive Freud a Fliess, porta dietro la coscienza), tenteranno di fare anche gli psicologi del profondo.

Hitschmann ha modo di esprimersi sulla indimostrabilità del pensiero puro e sul fatto che nel pensiero agiscono sempre gli affetti e la volontà. Adler parla dei problemi filosofici come della sostituzione, sublimazione e sovrastruttura psichica di deficienze e inferiorità. Federn ritiene che il compito decisivo sia quello di individuare i motivi inconsci che entrano nel pensiero dei filosofi.

Freud, dal canto suo, ritiene che, non conoscendo i filosofi i fenomeni dell'attività psichica inconscia (sebbene ciò non serva a distoglierli dall'esprimere i loro giudizi sull'inconscio) e spettando alla filosofia il primato per quanto riguarda l'equazione personale dei suoi rappresentanti ("in nessun'altra scienza" scrive "spetta alla personalità dello scienziato una parte di così grande rilievo come appunto nella filosofia"), la filosofia dovrà divenire oggetto della psicoanalisi.