di Angelica Alemanno

 

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Cristiana Raffa: una testimonianza preziosa di una collega che ci racconta come e perché l´Italia sia un paese "che spreca quel poco che gli è rimasto". Un modello di Famiglia? Non esiste!

 

(Roma) Cristiana Raffa ha 29 anni é nata e cresciuta a Roma che è la città in cui vive anche oggi, ma sta sempre con la valigia pronta. Tutto ciò che fa lo fa volentieri: Eviterebbe forse le ore morte nel traffico. Alla domanda su quali siano le attività che la stimolino, ci dice che adora andare al cinema, ma anche vedere film sprofondata nel divano. Le piace trascorrere tempo "di qualità" con la sua famiglia, specialmente col suo bimbo di 4 anni. Le piace viaggiare, per piacere e per lavoro, ne ha un bisogno spasmodico.

È una giornalista free-lance nata nel segno del Toro ed é nata il 1 maggio, forse anche per questo, ci dice, ha un grande rispetto per chi lavora.

Foto di Alessandro Barbini

Ecco la sua intervista.

 

Perché l´immagine di Marylin Monroe ti rappresenta?


Non è stato facile scegliere un´immagine, ne siamo bombardati e di qualcuna ogni giorno me ne innamoro. Poi però mi sono girata e ho visto la foto che campeggia gigante nel mio salotto. Una riproduzione di una famosissima foto di Richard Avedon, è Marylin Monroe. Dice molto di me e delle mie passioni. Io adoro Marylin, primo perché sono un po´ nostalgica, e poi perché sono molto attratta dal fenomeno del divismo. Ovviamente la diva in questione, come e più delle altre, era una donna molto speciale. Una bellezza spiazzante, una fragilità tutta femminile, lo specchio di un tempo in cui il cinema e la politica si riempivano di lustrini e di scandali. Lei era anche "camouflage", si costruiva un look da pinup che non le veniva naturale. Era fantastica truccata, ai party o sul set, ma lo era molto più al naturale. La foto è nota infatti perché ritrae Marylin in un momento di pausa durante un servizio fotografico, non è in posa, ha lo sguardo assorto, ma perso nel vuoto. Per me rappresenta le molte sfaccettature dell´animo femminile, ecco.


Come hai deciso di occuparti principalmente di giornalismo?


Direi che è quello che ho sempre desiderato. Ho sempre avuto questa passione. Non che questo faccia curriculum, ma ho cominciato alle medie col giornalino della scuola. Sono stata e sono tutt´ora pronta a fare altro qualora fosse necessario, ma ogni altra cosa sarebbe un ripiego.

Come si caratterizza il tuo reddito, gli introiti che ti consentono di sopravvivere?

Io vengo pagata a pezzo, come si usa dire. Mi pagano gli articoli che pubblico in base a dei tariffari legati alla lunghezza degli articoli e cambiano da redazione a redazione, oltre che da editore a editore. Non guadagno molto, ma per ora sono felice così, è la gavetta. E poi non ho mai
ambito alla ricchezza, preferisco di gran lunga fare il lavoro che amo.


Quanto pensi che conti l´indipendenza economica per una effettiva
indipendenza emotivo-psicologica come individuo nella societá?


Non penso che si possa generalizzare, ogni individuo ha una percezione personale di se stesso e del proprio ruolo sociale. Io lavoro perché ne ho bisogno economicamente, ma lavoro anche perché sono una persona attiva, perché voglio una mia indipendenza, perché ho studiato per fare quello che faccio. Mi ritengo comunque molto, molto fortunata perché ho avuto la possibilità di scegliere mentre molte persone non ce l´hanno.


Quale elemento differenzia la tua azione professionale/artistica come donna rispetto all´universo maschile? Cosa credi di dover fare di diverso rispetto ad un uomo?


Prima di tutto c´è da dire che quando io finisco di lavorare e torno a casa, come molte mamme che lavorano, ho sempre molto da fare. Non posso dire ad esempio: "stasera non ho voglia di ucinare". Il lavoro per noi è sempre doppio. Quando finisci uno passi all´altro. Non mi sto lamentando, sono
contenta di farlo. E poi ho provato sulla mia pelle, nel mio piccolo, come si può essere discriminate per il fatto di essere madri. Tempo fa facevo un lavoro per un’agenzia di comunicazione in coppia con un ragazzo: lui poteva restare tutte le sere, anche fino alle 22, io alle 18 dovevo tornare a casa
da mio figlio (ah, ovviamente il contratto e lo stipendio erano per un part time!). Quando il proprietario dell´agenzia ha dovuto scegliere chi tenere, indovina chi ha scelto?


Quale credi sia il valore aggiunto della tua esperienza femminile rispetto a un uomo che fa la tua stessa attivitá?


No in questo non ci credo. Esistono donne bravissime nel loro lavoro e uomini allo stesso modo. Non penso che dipenda dal sesso onestamente.


Come pensi si debba relazionare, oggi, la donna al mondo del lavoro, e come credi che sia cambiato il "valore-lavoro" rispetto alla generazione precedente?

Anche qui il discorso forse non si dovrebbe fare per differenze di genere sessuale, ma generazionale. Potrei dirti banalmente che oggi una donna ha più bisogno di lavorare perché uno stipendio solo in casa non basta più. Potrei dirti che oggi la donna ha bisogno di lavorare per realizzarsi. Ma la verità è che in Italia ci sono dei seri problemi di gestione delle organizzazioni, qui non si conosce la meritocrazia, si sprecano fondi e finanziamenti, i giovani non riescono a crescere, gli stipendi sono troppo bassi per uscire dalla casa d´origine. Questo è un paese che non investe nei giovani, nella ricerca, nell´innovazione. E´ un paese che spreca quel poco
che gli è rimasto. In Italia gavetta significa troppo spesso sfruttamento
.

Puoi suggerire un antidoto alla crisi economica globale?


Antidoti non ne ho, posso però esprimere la mia idea riguardo ciò che di positivo può contenere la crisi economica. Per quanto riguarda strettamente il mio lavoro, ossia il mondo dell´informazione, spero che tutti i prepensionamenti ai quali sono costrette le redazioni portino a un sano
ricambio generazionale. Sono veramente tanti, troppi, i giornalisti contrattualizzati che hanno stipendi base da 5-6 mila Euro al mese che stanno in ufficio a scaldare la poltrona scrivendo un pezzo ogni due mesi, e neanche si rendono conto di come sia veramente cambiato il mondo. Non sanno cosa sia Twitter, cosa significhi Bluetooth, come scaricare un file di immagini compresso, si “impanicano” di fronte a un touch screen. E poi spero che la crisi si accompagni alla diffusione della coscienza del risparmio energetico, all´ottimizzazione dello sfruttamento (intelligente) di tutte le risorse rinnovabili.


Parlaci di qualche realtá sociale, familiare o professionale delle donne negli altri paesi europei. Parlaci di qualche legge che ti ha colpito e che si differenzia dalla legislazione italiana...


L´elenco potrebbe essere lungo. Posso citare un esempio positivo e uno negativo. In molti paesi europei, tra cui l´Inghilterra, fare domande a una donna sulla sua vita privata, in sede di colloqui di lavoro, è considerato reato. Così come chiedere di allegare una foto al curriculum. C'è una grande
tutele rispetto alle discriminazioni di sesso, orientamento sessuale, religione. In Italia molti annunci richiedono una fotografia e spesso durante i colloqui ti chiedono se hai figli, se hai intenzione di averne, se vuoi sposarti. Ovviamente il fine è scegliere la lavoratrice che possa garantire meno grattacapi, meno assenze, ecc.



Il primo esempio negativo, per non dire aberrante, che mi salta in mente mi viene dall´attualità. Questa estate, sembra incredibile, ma ha fatto poca "notizia", il premier afgano Karzai, amico dei governi occidentali, ha approvato in via definitiva la legge che permette agli uomini di privare le
donne di cibo qualora esse non acconsentano a concedersi sessualmente. Tutto questo Karzai lo fa per garantirsi il sostegno di una minoranza sciita (10%). Secondo questa stessa legge le donne non possono neanche uscire di casa senza chiedere il permesso al marito, e la potestà sui figli è solo paterna.

Quale realtà di genere del mondo contemporaneo ti colpisce particolarmente e su quale hai maturato una riflessione forte?


Io rispetto le diversità culturali, anche se pratiche di mutilazione possono essere descritte solo come terrificanti. Il velo ad esempio è una cosa che ho sempre guardato con molto rispetto. Però devo dire che un giorno, mentre aspettavo l´autobus nella zona Est di Londra, ho visto salire una donna totalmente coperta da un grande velo nero, dalla testa ai piedi. Non aveva neanche la retina per gli occhi, non so come facesse a vedere dove metteva i piedi, non so neanche come si chiami quel tipo di copertura in arabo. Poteva avere 20 come 50 anni, nulla lo faceva intuire, era un fantasma nero. Ecco, se devo essere onesta, quell´immagine mi ha dato un senso profondo di
angoscia. Una donna torturata, un individuo totalmente mortificato, annientato.

Se potessi usare questa intervista per denunciare una realtá che conosci abbastanza bene da poterne raccontare l´ingiustizia, cosa racconteresti?

Molto spesso, come capita a tutti, mi trovo a contatto diretto con situazioni di "ingiustizia". Ce ne è una però che ha una stretta attinenza col mio lavoro e su cui molto spesso mi sta capitando di riflettere. In Italia è seriamente a rischio la libertà di informazione e dunque il sale della democrazia. Vale come "caso di ingiustizia"? Mi sto rendendo sempre più conto che, per essere informata su alcune cose, devo andare a cercarmele con fatica su Internet o sui pochissimi giornali che ne danno conto. Un esempio? Questa estate si è saputo dell´inchiesta sulla banca svizzera
Arner, una di quelle che lievitano nei paradisi fiscali. Ora è la filiale italiana è indagata per occultamento di denaro proveniente da attività illecite e intestazione fittizia di beni appartenenti alla mafia. Sa chi ha il conto più consistente in quella banca? La famiglia Berlusconi, da 15 anni. Chi parla di queste cose? I blog, un giornale come l´Espresso http://espresso.repubblica.it/dettaglio/articolo/2104073 e poi? la gente per la strada ne sa qualcosa? In generale la precarietà e le difficoltà dei giovani che vogliono fare i giornalisti si traduce anche in un grave pericolo per la libertà di informazione. Un tempo i giovani facevano
battaglie basate sulla controinformazione. Oggi manca proprio l´informazione, non escono le notizie.


Ti chiedo una breve riflessione sulla condizione femminile nel tuo mondo, quello a te piú prossimo. Tracciane un breve profilo descrivendo limiti, vantaggi e prospettive future da te auspicate.


Credo che non ci sia ancora una reale parità di sessi nel nostro paese. Basta andare a guardare quante sono le donne che occupano ruoli di primo piano all´interno delle aziende, per non dire in politica. Qui stiamo ancora con le polemiche sulle quote rosa! Però credo sia un problema veramente più ampio, di cultura non solo maschilista. I problemi da noi stanno alla radice, qui si fanno i corsi di politica per veline da candidare alle elezioni europee e un paese intero (o comunque la metà più uno) che sta a guardare avallando certi comportamenti col proprio voto.


Che senso ha per te la Famiglia, e in che modo ne vedi una possibile oggi? Puoi tracciarmi un modello per te valido oggi?


La definizione di "modello" non mi piace. Ognuno si crea, o dovrebbe crearsi, la famiglia in cui crede di più. Sono favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, ho tanti amici gay che vorrebbero sposarsi e io spero per loro che ci riescano e che possano anche adottare un figlio. Così come sono a favore delle coppie di fatto per chi sceglie di non sposarsi. Credo anche nei rapporti di amicizia profondi che diventano più importanti dei legami parentali, la mia migliore amica è in tutto e per tutto come una sorella per me, e i suoi genitori mi hanno adottata praticamente come una figlia. C´è chi vede come elementi fondamentali della propria famiglia degli
animali domestici. Per me non esistono "modelli" famigliari criticabili, in questo credo.

 

(Delt@ Anno VII, N 199  del 27 ottobre 2009)