L’eco-villaggio, il sogno di libertà di Leena La storia che raccontiamo per inaugurare questa rubrica è quella di una donna che potremmo definire una “figlia dei fiori” dei nostri giorni, una donna che ha scelto la libertà come linea guida del proprio vivere quotidiano, slacciandosi da luoghi fissi e da tempi condivisi, ma seguendo l´istinto delle proprie suggestioni, accettandone vantaggi e rischi. Una donna alla ricerca del proprio mondo al di là dei limiti imposti dal caso e dalla necessità: Veronica Bugattelli detta Leena, classe 1975.
Mi chiamo Veronica ma anche
Leena, ho fatto tanti bei lavori, tutti con grande amore e passione
riuscendo sempre a raggiungere il massimo della conoscenza per ognuno di
essi (dovrei dire massimo soggettivo, ovviamente). Mi "occupo" di girare
il mondo, conoscere scoprire e sperimentare. Osservo, vivo e "studio"
gli esseri umani. Mi piacerebbe poter scrivere il plurale generico al
femminile ogni tanto, le "essere umane"! Come ti sei trovata a
vivere come “nomade”?
Ho vissuto a tratti una vita più, come dire,
"ordinaria", sempre facendo i lavori più disparati: dalla gestione di un
negozio di abbigliamento usato, montatrice AVID-tv, interprete..etc,
ma,
arrivata al punto in cui avevo la consapevolezza di aver appreso tutto
ciò che desideravo, eccomi pronta a
rischiare
ancora, a mettermi in gioco ancora una volta, a intraprendere una nuova
esperienza.
Durante
i lavori e nei momenti tra l'uno e l'altro ho sempre continuato a
viaggiare. Quali sono le altre
attività quotidiane che ti occupano tempo durante la giornata (o la
nottata) e che vorresti evitare? La burocrazia, le code. Quali altre attività
alternative sono invece un valido stimolo (o una denga alternativa) alla
tua occupazione principale? Oltre al confronto con
gli altri, mi piace fotografare, dipingere e immaginare/vedere nelle
scene quotidiane scene di film. Come si caratterizza il
tuo reddito, gli introiti che ti consentono di sopravvivere? Al momento lavoro
saltuariamente con una ditta olandese con la quale partecipo a fiere in
Europa, vendendo dipinti con loro e facendo da interprete. Vendo mobili di design
danese e quest'estate ho gestito un bel B&B in Sicilia. Quanto pensi che conti
l´indipendenza economica dal proprio compagno per una effettiva
indipendenza emotivo-psicologica, artistica o familiare, come individuo
nella società?
Fondamentale! Anzi, se ci si vede non proprio tutti i giorni, il
rapporto è più solido. Nelle coppie più felici che ho incontrato ognuno
aveva casa propria.
Quale elemento differenzia la tua azione
professionale/artistica come donna rispetto all´universo maschile? Cosa
credi di dover fare di diverso
(in più o in meno) rispetto a un uomo? Il vero problema è che
non credo di dover fare qualcosa di diverso, spesso mi sono accorta di
essermi trovata in contesti maschili, dove in realtà dovevo agire più
come loro. Da un lato dovevo essere maschile in azione e dall'altro in
difesa del mio essere donna. (vedi domande tipo,"che taglia di reggiseno
porti?) Quale credi sia il
valore aggiunto della tua esperienza femminile rispetto a un uomo che fa
la tua stessa attività? La sensibilità in senso
di apertura, accoglienza, profondità, elasticità mentale... insomma
m'illumino di femmina! Conosci la realtà
sociale, familiare o professionale delle donne negli altri paesi
europei? Sai parlarmi di qualche legge che ti ha colpito (in negative o
in positivo) di un altro paese e che si differenzia dalla legislazione
italiana? Posso citare il caso
della Danimarca, dove è proibito nel rispetto delle donne, usare il
corpo femminile in programmi televisivi, cartelloni pubblicitari ETC...
Questa mi sembra una bella differenza!
Quale realtà di genere del mondo contemporaneo ti
colpisce particolarmente (per fare qualche es. la condizione della donna
velata in oriente, la pratica dell´infibulazione presente in alcune
culture africane e non estranea al nostro Paese, il controllo delle
nascite in Cina ecc...) e su quale hai maturato una riflessione forte?
Tra le tante torture, senza contare il taglio del
clitoride…che non è poco! Mi ha colpito un reportage sulle donne
giapponesi, costrette fin da piccole a fasciare i loro piedi e indossare
scarpe piccolissime. Queste calzature, non permettendo lo sviluppo del
piede fanno si che questo si deformi al punto di non essere più in grado
di muovere un solo passo. Ho visto
immagini di donne con piedi arcati, atrofizzati...mostruoso!! Se potessi usare questa
intervista per denunciare una realtà che conosci abbastanza bene da
poterne raccontare l´ingiustizia, cosa racconteresti?
Ho vissuto un cerchio di donne. Sapete cos'è? Un
cerchio di donne è un gruppo di sole donne sedute in cerchio dove ognuna
racconta la propria intimità. Questo in particolare era un gruppo
tantrico dove l'argomento principale era proprio il nostro "nodo"
sessuale. Liberarsi per poter vivere la propria sessualità. La cosa più
dura per me fu realizzare quante donne avessero subito violenza di
diverso genere, su 40 erano poco meno della metà.
E a non aver mai raggiunto un orgasmo?
Tante, incredibilmente tante... troppe! Hai mai subito una
qualche forma di violenza in famiglia o sul lavoro da parte di un uomo?
Sì, in diverse forme. Per me è stata una violenza
prendere l'autobus a 12,13 anni a Roma e trovare nella folla i "cari"
maniaci, dover subire i propri palpeggiamenti e altre oscenità note.
Reputo violenza, ancora, sentire gli sguardi lascivi degli uomini in
gruppo, o le molestie verbali o, nel peggiore dei casi gli atti osceni
in luogo pubblico, come quando te ne stai tranquilla,
in
spiaggia con un'amica, ed eccolo lì "l’esibizionista Fortunatamente non
ho mai subito violenza fisica... ma credo che la violenza l'abbiano
subita e la subiscono sempre e comunque tutte le donne!
Per quanto riguarda il "valore del lavoro", già
dalla generazione di mia madre, è avvenuto un salto enorme rispetto a
quella di mia nonna che viveva il lavoro come figura di secondo piano
accanto a mio nonno. Mia madre è una protagonista della “rivoluzione
sessuale”, ha cantato e manifestato nelle file del femminismo e lottato
per diritti fondamentali. Poi ci sono io, consapevole di vivere, oggi, i
frutti di un grande processo di trasformazione, ma con mille "sfumature"
ancora da correggere, sopratutto in Italia. Detesto la tv-spazzatura,
quella che continua a rappresentare le donne solo corpo e poco cervello
(vedi veline). E’davvero questa l'immagine di noi che vogliamo dare alle
nostre figlie e figli? perchè non li denunciamo tutti?? scusate lo sfogo
ma esempi come questo ne potrei fare a migliaia, sopratutto sul
linguaggio comune.
Dall'altro canto vedo
una madre terra esausta, sfruttata, abusata derubata. Ho la
sensazione che stiamo cercando ora, arrivati alla "frutta" di mettere
una "toppa" su un "buco" enorme. E' meraviglioso vedere panelli solari,
fotovoltaici, sentir parlare di bioedilizia, macchine elettriche… tutto
a basso impatto ambientale. Sicuramente, vedo questa come l'unica strada
percorribile, ma spesso mi chiedo se siamo ancora in tempo. Mi incanto
ad ascoltare queste nuove generazioni di giovanissime/i super
consapevoli per quanto riguarda il rispetto dell'ambiente, degli
animali, ETC, e allo stesso tempo spero per loro che questo grande
processo di riadattamento al “piccolo è bello” avvenga al più presto.
Per tutti questi motivi e per altri ancor più profondi e personali, ho
deciso con altre/i amiche/i di portare avanti un bellissimo progetto di
eco-villaggio in Sicilia.
Siamo un bel gruppo, che già da un anno lavora
sulla comunicazione e sul conflitto con una
facilitatrice
spagnola, per imparare educatamente a convivere e ad ascoltare. Ognuno
di noi ha intenzione di sviluppare diversi progetti tutti attinenti a un
modo di vivere sostenibile. Dagli antichi mestieri, alla creazione di
ambienti per accogliere grandi e piccinini pronti a sperimentare
direttamente un modo di stare insieme e di convivere con la natura. "Quante persone
oggi riuscirebbero a sopravvivere con davanti ai loro occhi solo un
pezzo di terra e tutto da reinventare?" Per finire ti chiedo una breve riflessione sulla condizione femminile nel tuo mondo, quello a te più prossimo. Tracciane un breve profilo descrivendo limiti, vantaggi e prospettive future da te auspicate.
Fortunatamente, vivo con persone e non con donne e uomini. Sicuramente
anche nelle realtà delle pari opportunità, esistono strascichi delle
vecchie abitudini verbali e comportamentali, vissute però in modo molto
consapevole e con l'apertura al cambiamento. Mi ritengo felice del
contesto in cui ho deciso di vivere, mi sento rispettata e pronta a
sottolineare vocaboli o atteggiamenti poco rispettosi. Credo molto nelle
nuove generazioni maschili che con timidezza imparano a scoprire e ad
avvicinare il mondo femminile. Titolo ? Il rincontro.
Info sul progetto :
(Delt@
Anno VII, N 61 del 23 Marzo 2009)
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