Ilenia danza tra culture diverse. Con i piedi piantati nel presente, il
futuro è una meta, al passato un sorriso
Si chiama Ilenia e ha 33 anni. Vive a Torino da qualche anno e lavora
come traduttrice e correttrice di bozze. Lavora in un mondo
professionale dominato dalle donne. Ma non sa dirci perché. Forse perché
si tratta di un percorso di “riconoscimento”, di “decodificazione”
dell´altro da sé di cui le donne sono da sempre protagoniste.
Ci racconta che l’immagine che ha scelto rappresenta un periodo
particolare della sua vita, un periodo di crescita e di grandi
cambiamenti
È la foto di un luogo che si chiama Dar Bach Hamba, al centro della
Medina di Tunisi, il quartiere più popolare di questa affascinante
città, in cui ha avuto l’onore di soggiornare in dolce compagnia di se
stessa, per la seconda volta, durante l´estate 2009 appena trascorsa.
Come hai scelto di occuparti di traduzione?
Amo la traduzione. Il confronto con culture diverse attraverso la lingua
scritta è una ricchezza unica e impareggiabile secondo me.
Quali sono le altre attivitá quotidiane che ti occupano tempo durante la
giornata/nottata e che vorresti evitare?
Le faccende domestiche che a volte trascuro per pigrizia.
Quali altre attivitá alternative sono invece un valido stimolo durante
la tua giornata?
La piscina e il contatto con l’acqua, svuotare la mente dai pensieri e
rilassarsi, giocare con le mie gatte e col mio compagno. Passeggiare
senza meta.
Come si caratterizza il tuo reddito, gli introiti che ti consentono di
sopravvivere?
Attualmente gli introiti che ho mi permettono appena di soddisfare le
necessità primarie. Mi aiutano il mio compagno con cui condivido molto,
e la mia famiglia, ma riesco a vivere e sono ugualmente felice.
A questo punto, alla domanda su quanto pensa che conti l´indipendenza
economica per una effettiva indipendenza emotivo-psicologica, Ilenia ci
da una risposta secca e piuttosto interessante:
Penso che l’indipendenza economica sia importante, e abbia una parte non
indifferente nel contribuire a stabilire un equilibrio psico-fisico, ma
ovviamente non dipende tutto dal denaro, come invece la nostra società
continua a mostrarci.
Penso che come donna, nel mio lavoro e nella vita, la differenza stia
nel non dare mai nulla per scontato.
Quale credi sia il valore aggiunto della tua esperienza femminile
rispetto ad un uomo che fa la tua stessa attivitá?
In realtà, la maggior parte delle persone che svolgono l’attività di
traduttrice e correttrice di bozze sono donne. Non saprei rispondere a
questa domanda perché conosco pochissimi traduttori e correttori
dell’altro sesso, si contano sulle dita.
Come pensi si debba relazionare, oggi, la donna al mondo del lavoro, e
come credi che sia cambiato il “valore-lavoro” rispetto alla generazione
precedente?
Non deve arrendersi. La situazione lavorativa è molto complessa, sia per
la donna che per l’uomo. Oggi non esiste un “valore-lavoro” secondo me.
“Si vive per lavorare perché sennò non si può vivere”, uomini e donne
fanno la stessa cosa.
Puoi suggerire un antidoto alla crisi economica globale?
Ascoltare meno l’informazione in genere, di qualsiasi mezzo di
comunicazione, dare più attenzione al proprio di pensiero, ove esista e
agire di più.
Quale realtá di genere del mondo contemporaneo ti colpisce
particolarmente e su quale hai maturato una riflessione forte?
Credo che le culture vadano rispettate e che bisogna fare molta
attenzione per non scadere nel giudizio come si fa con i luoghi comuni e
soprattutto per non utilizzare questi luoghi comuni come baluardi per
inutili battaglie fini a se stesse. Il rispetto dei diversi punti di
vista, innanzitutto. La donna velata in oriente spesso sceglie di essere
velata perché il velo ha per lei un significato fondamentale; è quando a
una donna viene imposto qualcosa contro la sua volontà che ha bisogno di
aiuto. Ma bisogna fare attenzione, la mia visione delle cose non è mai
quella giusta, perché non c’è giusto e non c’è sbagliato, se non la
mancanza di rispetto della persona.
Se potessi usare questa intervista per denunciare una realtá che conosci
abbastanza bene da poterne raccontare l´ingiustizia, cosa racconteresti?
Racconterei di come facilmente si usano le disgrazie altrui per
raccontare storie e di come si usano queste storie per interessi
personali e di come ognuno fa sempre e solo il proprio di interesse.
Racconterei di come si è devoti alla dea immagine tanto da non cogliere
più il significato di un’immagine, devastante o magnifica che sia.
Ti chiedo una breve riflessione sulla condizione femminile nel
tuo mondo, quello a te piú prossimo. Tracciane un breve profilo
descrivendo limiti, vantaggi e prospettive future da te auspicate.
Il mio piccolo mondo è quello cui tengo di più ed è quello in cui mi
sento più realizzata e soddisfatta come donna. Ho fatto del dialogo il
mio “strumento” per poter meglio affrontare le varie situazioni che via
via si presentano, difficoltà e gioie. Mi sono trasferita a Torino per
amore e poi ho trovato anche il lavoro, sebbene precario attualmente.
Non ho mai avuto paura dei cambiamenti, la mia vita ne è piena, anche se
ogni volta hanno comportato grosse scelte, ma mai mi sono tirata
indietro, e soprattutto sono sempre stata convinta di quel facevo e
anche oggi di quel che faccio. Ho fatto del futuro una meta, ma è il
presente che mi interessa. Al passato rivolgo un sorriso.
Che senso ha per te
Ho due tipologie di famiglie in mente, che mi piacciono molto e a cui mi
piacerebbe ispirarmi se mai dovessi un giorno farmene una io di
famiglia. Le due famiglie sono la mia, i miei genitori e quella della
mia più cara amica. Della famiglia in cui sono nata e cresciuta mi piace
molto la discrezione, il non invadere lo spazio e l’intimità dell’altra
persona, neanche trattandosi di un figlio, la capacità di mettersi in
gioco in qualsiasi momento, senza limiti legati all’età o al
pregiudizio. Della famiglia della mia amica, vorrei riuscire a fare mia
la capacità di far crescere un figlio con una sua personalità,
mettendolo nelle condizioni di poter scegliere da sé sin dalle piccole
cose, senza che la mia presenza
come genitore (nda) lo soffochi in qualche modo o lo costringa a
nascondersi, dagli altri e da me. Posso riassumere con poche parole i
valori che le caratterizzano quindi, e che sono per me importanti: la
discrezione, l’Amore, il rispetto della differenza. La mia famiglia
vorrei che non abbia timore dell’imprevedibilità, perché, per fortuna,
non si può insegnare a vivere a nessuno. Vorrei trasmettere a mio figlio
il piacere di costruirsi una propria via e il piacere di costruire le
cose insieme. Vorrei che nella mia famiglia si affrontasse tutto con
umiltà. Di più, al momento, non riesco a immaginare.
(Delt@
Anno VII, N 193 del 20 ottobre 2009)
Angelica Alemanno |