Anonima, OPERATRICE DELLO SPETTACOLO, mobbing e televisione.
(Roma)
Una donna matura, caparbia, si impone con la forza della pazienza e
della costanza. Costretta a farsi difendere da uomini-alleati sul luogo
di lavoro e nella vita, ha ritrovato un antico escamotage per imporre il
proprio ruolo.
Credo che l'elemento diverso
rispetto a un uomo è solo psicologico: non credo di dover fare niente di
più o di meno; è solo più difficile fare qualunque cosa arrivare, perché
l'uomo è più integrato socialmente e perciò per lui è più facile.
Forse sono proprio le maggiori difficoltà incontrate nella vita, che
acuiscono la sensibilità, che creano paradossalmente quel valore
aggiunto della tua esperienza femminile rispetto a un uomo.
Come pensi si debba relazionare, oggi, la donna al mondo del lavoro, e
come credi che sia cambiato il “valore-lavoro” rispetto alla generazione
precedente?
Per la donna il lavoro dovrebbe essere il primo valore, come espressione
della propria personalità: bisognerebbe iniziare molto presto a
lavorare, in modo da poter vivere anche una piena vita privata.
So che all'estero le madri lavoratrici hanno molti più aiuti dal
welfare.
Quale realtà di genere del mondo contemporaneo ti colpisce
particolarmente e su quale hai maturato una riflessione forte?
Credo che l'infibulazione sia una delle tecniche più orribili per
sottomettere, anzi per annullare la personalità e il ruolo sociale della
donna, non solo in Africa. Credo che ne siano corresponsabili anche i
governi occidentali che la tollerino sul loro territorio.
Se potessi usare questa intervista per denunciare una realtà che conosci
abbastanza bene da poterne raccontare l´ingiustizia, cosa racconteresti?
Il mondo del lavoro precario, che ho vissuto personalmente; ma questo è
un problema che riguarda sia gli uomini che le donne; ho vissuto 20 anni
da precaria, con una causa decennale di lavoro per farmi assumere a
tempo indeterminato. Ho perso in primo grado, ho vinto in appello, ho
riperso in cassazione e di nuovo in appello. Adesso lavoro autonomamente
producendo i miei documentari.
Hai mai subito una qualche forma di violenza in famiglia o sul lavoro da
parte di un uomo? Se te la senti prova a raccontarci la tua esperienza.
Qualche anno fa feci la regia dei collegamenti in diretta per
un’importante televisione nazionale e dovevo dirigere una squadra di
undici uomini; sin dall'inizio il loro capo e gli operatori cominciarono
a boicottarmi pesantemente, dicendo che loro facevano quel lavoro da
anni e che non mi avrebbero seguita, perché sapevano già quello che
dovevano fare; inoltre si coalizzarono con il conduttore dei
collegamenti e si mettevano d'accordo con lui per dove posizionare le
telecamere.
Ne parlai con il mio diretto superiore, che mi difese e disse loro che
la regista ero io e che dovevano darmi retta. Ma loro se ne fregarono e
continuarono con quel atteggiamento. Tutti i giorni dovevo litigare con
loro per spostare di nuovo le telecamere e spesso gli operatori non
seguivano le disposizioni sulle inquadrature che chiedevo loro, per
dimostrare che non sapevo fare quel lavoro.
Un giorno arrivò da Milano un nuovo operatore e vide quel che succedeva
con i propri occhi: fu la mia salvezza. La sera a tavola, quando il
capo-squadra mi offese pesantemente, disse loro che dovevano vergognarsi
di quello che facevano, che dovevano rispettare la regista sia sul set
che nel privato e promise che avrebbe fatto rapporto all'Azienda, cosa
che mantenne.
Da quando venne lui le cose migliorarono abbastanza e cominciarono a
darmi retta, così alla fine della stagione riuscii a fare delle ottime
dirette, soprattutto una dal Festival del Cinema di Venezia; l'anno dopo
mi affidarono di nuovo la regia dei collegamenti in diretta.
Per finire ti chiedo una breve riflessione sulla condizione femminile
nel tuo mondo, quello a
te piú prossimo. Tracciane un breve profilo descrivendo limiti, vantaggi
e prospettive future da te auspicate.
Anche se la condizione della donna nel mondo che frequento è migliorata
rispetto ad anni fa, il maschilismo continua a sopravvivere, perché
l'uomo di oggi si sente debole e cerca di unirsi agli altri suoi simili
per prevalere sulle donne; talvolta, quando non riesco a risolvere un
problema con un uomo maschilista, lo faccio parlare con mio marito che
gli dice le stesse cose che avrei detto io; così quell'uomo pensa di
aver deciso lui con un altro uomo, anche se in realtà non è vero.
Che senso ha per te la Famiglia, e in che modo ne vedi una possibile
oggi? Puoi tracciarmi un modello (nuovo, vecchio, immaginario) per te
valido oggi?
Quello sulla famiglia è un discorso molto difficile; ho sempre creduto
di più nella coppia, oppure a una famiglia con figli, in cui i genitori
della coppia non devono intromettersi assolutamente, pena la fine del
rapporto della coppia stessa.
Io vivo in coppia da 20 anni con un mio collega di lavoro, con il quale
ho una buona intesa artistica, ma gli ho detto fin dall'inizio che credo
solo nella coppia e che le nostre famiglie non dovevano interferire
nella nostra storia, infatti, quando ci siamo sposati cinque anni fa,
l'abbiamo fatto solo in Comune, con i testimoni e senza la famiglia; non
abbiamo figli.
(Delt@
Anno VII, N. 121 dell’8 giugno 2009) |