Oggi come allora son sempre uguali: banchieri, pizzicagnoli, notai
,dirigenti d’azienda, elettricisti, poliziotti, ministri, calzolai, […]
maghi, domatori, voi che “io ci sono stato solo una volta da militare
per la compagnia”, voi che “io personalmente sono contrario, però non
ritengo giusto limitare la libertà degli altri”, […] voi che “ah, no, le
schiave no, le minorenni no, dobbiamo assolutamente intervenire e
liberarle da questi sfruttatori che le costringono a prostituirsi contro
la loro volontà”. Perché è ovvio che tutte le altre lo fanno perché gli
piace. […] Ma siete sicuri di stare bene? Davvero vi sembra normale che
qui e oggi, si debba ancora comperare il corpo delle donne? Dico a voi
banchieri, pizzicagnoli, notai, […].
Va bene qui si sta parlando dell’istinto più ancestrale del maschio, la
prostituzione è come la guerra, ci sarà per sempre, dopotutto che cosa
ci possiamo fare noi?
Voi, voi provate pure a credervi assolti, siete lo stesso coinvolti per
quanto voi,voi, voi, voi, voi, voi vi crediate assolti, siete, per
sempre, coinvolti.
Un grido di dolore e di rabbia. Una sentenza
irreversibile, che incalza puntando l’indice contro chi ci siede
accanto: voi, voi, voi… Si
apre con un brano di “Traviata, l’intelligenza del cuore” (spettacolo
teatrale di Lella Costa), la tragica storia di Tania, schiava-bambina. E
quella di tante altre donne ridotte in schiavitù da sfruttatori senza
scrupoli, che a volte, come in questo caso, finiscono per trasformarsi
di feroci assassini. Natalia Bogus, 18 anni, moldava, migrata in Italia
per sfuggire alla miseria del suo Paese: Tania, sola di fronte alla
violenza di un uomo armato di un martello e di una rabbia animalesca;
Tania, una «ragazza senza nome e senza più volto che stringeva fra le
mani una ciocca di capelli neri. Del viso rimaneva intatto solo un
occhio, il taglio sottile, l’iride blu, che sembrava fisso a guardare
oltre la paura e il dolore». Ma nessuno voleva sentire. Nessuno voleva
vedere. «Non c’è lieto fine nella storia di Tania»,
sottolinea in apertura Vanna Ugolini. Nessuna consolazione, nemmeno se
si pensa che il suo sacrificio ha contribuito all’arresto di 200
schiavisti e alla liberazione di tante giovani che rischiavano di finire
come lei. Tania e le altre è
solo la tragica storia di una di quelle vite di “seconda mano”, poco
importanti, che ci si può permettere di guardare senza farsi troppe
domande o spenderci troppa compassione. Un libro di denuncia, in cui
l’autrice guarda al fenomeno della tratta puntando la lente
d’ingrandimento su una città di Provincia, Perugia, dove arte e cultura
convivono da anni con la riduzione in schiavitù e lo sfruttamento delle
donne.
Tania e le altre
è un libro da usare a pezzi: è la storia di un omicidio maturato
nell’indifferenza generale; un’inchiesta giornalistica sul fenomeno
della tratta e sulla violenza contro le donne; un’analisi puntuale,
condotta da Michele Cicconi, sulle richieste e le offerte di prestazioni
sessuali sul giornale di annunci economici più letto in città; infine,
una raccolta di contributi tecnici da parte di chi, ogni giorno, nelle
aule di tribunale, difende le vittime della tratta. Un libro di denuncia, ma anche di speranza e,
soprattutto, un’inchiesta alla vecchia maniera, che non solo racconta la
ferocia dei nuovi aguzzini, ma anche di come, ogni giorno che passa, lo
società cosiddetta civile sposta più avanti il traguardo della
tolleranza, dell’accettazione, senza afferrare che il racket è un
fenomeno che ci riguarda.
[…] gli sembrò proprio di un animale ucciso, in un primo momento, quel
grumo di sangue e carne attorcigliato al tronco di un albero spezzato
lungo la scarpata. […] Non c’erano solo sangue e carne. Tra le foglie si
vedeva della stoffa, dei jeans blu. […] A quel tronco d’albero spezzato
e caduto a pochi metri dal ciglio della scarpata c’era aggrappato il
corpo di una persona.
[…] «Si può uccidere così una ragazzina?». […] Chi poteva aver avuto il
coraggio di tanto scempio? E possibile che nessuno si fosse preoccupato
perché una figlia, una sorella, quella sera non era tornata a casa?
Invece no, nessuno cercava quella ragazza […].
(Delt@
Anno VII, N 67 del 30 Marzo 2009)
Claudia Frattini |