Pane nero di Miriam Mafai

 

 

Editoria

 

 

«Un’ora segnata dal Destino sta per scoccare sul quadrante della Storia, l’ora delle decisioni irrevocabili… La storica decisione, la decisione irrevocabile è presa… Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che in ogni tempo hanno ostacolato la marcia e spesso insidiato l’esistenza del popolo italiano…».

Le parole di Mussolini tornavano a farsi sentire, la sera di lunedì 10 giugno 1940, annunciando l’avventura di guerra dell’Italia fascista, a fianco della Germania, contro Francia e Inghilterra. Una guerra la cui vittoria si credeva certa  e che – per il Duce e nell’opinione comune - sarebbe durata solo poche settimane. E invece «durò cinque anni – gli anni del ”pane nero” -, durante  i quali centinaia di migliaia di donne combatterono la più lunga battaglia della loro vita: contro la fame, contro le bombe».

Mentre la guerra entrava nelle case, trasformando città e villaggi in campi di battaglia, e la fine si allontanava ogni giorno di più, un esercito femminile prendeva corpo: «madri, mogli, ragazze, operaie, mondine, borghesi e principesse, ebree e gentili, fasciste e partigiane, “pescecane” e borsare nere». Uomini al fronte e donne al lavoro: nuove capofamiglia, uniche vincitrici di una guerra persa.

Miriam Mafai ha attraversato e descritto, con tratto denso ed evocativo, la storia collettiva di tutte queste donne, attraverso gli anni che vanno dal 1940 al 1945. Anni in cui la fame e la guerra spinsero la componente femminile della società nuovamente fuori di casa (la prima volta durante la Grande Guerra); fuori, cioè, dai tradizionali spazi e ruoli, con maggiore consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità. Obbligando le donne a cercare un lavoro, a prendere decisioni, ad imbracciare le armi, a combattere per la prima volta: staffette, donne comuni, partigiane (sia quelle combattenti e armate che quelle che diedero veste politica al loro impegno contro il fascismo) e militanti dei Gruppi di Difesa della Donna uscirono, coscientemente o meno, dal ruolo di “moglie e madre esemplare” che era stato loro affidato dal fascismo e dalla Chiesa. Rivelando ad ognuno – e prima di tutto ad ognuna - l‘esistenza di percorsi di vita sconosciuti.

Fu la pratica quotidiana ad appannare, molto faticosamente e in modo sofferto, prima di tutto agli occhi delle donne stesse, la tradizionale cesura tra sfera pubblica e privata e a demolire i diffusi stereotipi sulle presunte capacità e incapacità femminili. Una necessità divenuta col tempo una scelta cosciente, un modo nuovo e diverso di essere donna e persona. Molte protagoniste di quegli anni, infatti – sottolinea Miriam Mafai – parleranno di quel periodo  tragico della nostra storia e della loro vita confessando che «però, in fondo, è stato bello». Bello, sì, perché, ognuna dovette imparare a decidere da sola e divenne, nel pericolo e nella miseria,  più padrona di sé.

Un orizzonte inedito, affascinante e trasgressivo, che con il ritorno alla normalità si sarebbe chiuso per molti anni.

 

La prima a conoscere le parole esatte con cui l’avvenimento sarebbe stato annunciato fu Myriam, la sorella più piccola di Claretta Petacci, l’amante del Duce. Mussolini telefonò alla Camilluccia poco dopo le quattro del pomeriggio del 10 giugno, ma Claretta era uscita con la mamma e così rispose la «cognatina». Fu lei a raccogliere l’indiscrezione. Si limitò a sussurrare nel microfono, con la voce adolescente emozionata: «Finalmente».

 

(Delt@ Anno VII, N. 40 del 26 Febbraio 2009)                                                    Claudia Frattini

L’AUTORE (fonte: http://www.ediesseonline.it/prima.htm)

Miriam Mafai, nata a Firenze nel 1926, ha partecipato alla resistenza antifascista a Roma nelle file del Pci. Dopo la Liberazione ha continuato la sua attività politica e dal 1951 al 1956 è stata assessore al Comune di Pescara. Nel 1957 è stata a Parigi come corrispondente del settimanale «Vie Nuove», nel 1960 a «l’Unità» come redattore parlamentare. Direttore di «Noi Donne» dal 1965 al 1970, è passata poi come inviato speciale a «Paese Sera». Dal 1983 al 1986 è stata presidente della Federazione nazionale della stampa. Dal 1975 è inviato speciale di «la Repubblica». Tra le altre sue opere ricordiamo: "L’apprendistato della politica: le donne italiane nel dopoguerra" (1979); "Il lungo freddo: storia di Bruno Pontecorvo, lo scienziato che scelse l’Urs" (1992); "Botteghe Oscure, addio: com’eravamo comunisti" (1996); "Dimenticare Berlinguer: la sinistra italiana e la tradizione comunista" (1996); "Il sorpasso: gli anni straordinari del miracolo economico, 1958/1963" (1997); "Il silenzio dei comunisti/ Vittorio Foa, Miriam Mafai, Alfredo Reichlin" (2002); "Diario italiano, 1976/2006" (2006).