Il primo congresso delle donne italiane, a cento anni di distanza presentato il libro di Claudia Frattini.  

 

Editoria

 

 

 

(Roma) Roma 23 – 30 aprile 1908, si svolge il primo congresso delle donne italiane. Roma 7 luglio 2009,  racconta l'evento, a cento anni di distanza, la giornalista Claudia Frattini, in occasione della presentazione del suo libro ''Il primo Congresso delle donne italiane, Roma 1908'', pubblicato da Edizioni Biblink.

Cento anni fa si riuniva nella Capitale la prima espressione pubblica di un movimento emancipazionista femminile che scosse profondamente gli animi della società, dei governanti come della stampa. All'ordine del giorno i nodi cruciali della questione femminile: il diritto all’istruzione, la tutela della maternità, la patria potestà, il voto, il divorzio e l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Tutti temi di scottante attualità che portarono, all'inizio del secolo ventesimo, al 'fallimento' del congresso causando profonde spaccature ad oggi non ancora rimarginate.

Durante quella settimana, si è assistito ad una prima riunione a partecipazione trasversale in cui le donne di un'Italia da poco unificata, divise sino a quel momento per classe sociale, credo politico e religioso, si incontrarono e confrontarono giungendo ben presto a scontrarsi. Pietra dello scandalo fu la questione, ancora oggi aspramente dibattuta, dell'insegnamento religioso nelle scuole: per le socialiste insegnamento a discrezione delle famiglie e compito di parrocchie, per le cattoliche diritto inalienabile dei discenti e dovere dei docenti.

Durante la presentazione si è discusso dei motivi del fallimento del congresso e di come questo fallimento possa essere adoperato oggi in maniera costruttiva.

Innanzitutto un ordine del giorno troppo corposo per un primo incontro e da dibattere nell'arco di una sola settimana, in secondo luogo l'attaccamento a stereotipi ben radicati nella cultura del tempo, contro cui ben poco poté la volontà di cambiamento, per quanto condivisa.

Nonostante le partecipazioni illustri della Regina Elena e della Principessa Letizia, il mondo della politica si tenne a debita distanza salutando con piacere quello che era visto come una riunione di poco conto da cui potevano però sorgere importanti problemi in grado di destabilizzare il tanto caro status quo.

A cento anni di distanza la conclusione del congresso del 908 non può essere considerata come un totale fallimento, per Donatina Persichetti, intervenuta alla presentazione, si tratta di una ''azione necessaria alle conquiste fatte fino ad oggi. Per le donne oggi si fa ancora troppo poco, a distanza di cento anni la democrazia è ancora incompiuta''.

Pragmatico l'intervento di Monica Lucarelli, secondo la quale deve essere incisiva la partecipazione delle donne oggi più che mai nel rivendicare i propri diritti esprimendosi soprattutto con il voto perché venga affidata alle candidate la gestione della cosa pubblica e la garanzia di un'organizzazione sociale più fruibile, cosa che non ci si può attendere da una dirigenza esclusivamente maschile.

Il lavoro di Claudia Frattini, oltre ad avere un taglio squisitamente giornalistico, offre quindi non solo un interessante escursus sul passato, indispensabile per una corretta interpretazione del presente ma anche un'ottima lettura, fresca e scorrevole, in vista della stagione estiva, uno spunto di riflessione da considerarsi punto di partenza più che d'arrivo per un futuro più equilibrato.

(Delt@ Anno VII, N 155 - 157 del 20 - 23 luglio 2009)                       Saverio De Luca

“Il primo Congresso delle donne italiane, Roma 1908” di Claudia Frattini

(Roma) Un incontro per studiare e discutere un problema complesso e grave: la questione femminile: questo l’obiettivo di una iniziativa dal sapore contemporaneo che fu, invece, incredibilmente concepita all’inizio del secolo scorso: il primo Congresso Nazionale delle donne italiane, che si svolse a Roma dal 23 al 30 aprile del 1908. Una settimana durante la quale il mondo femminile mostrò il suo volto inaspettato, il suo divenire complesso, le sue anime molteplici.

E proprio a questi sette giorni – che spinsero/costrinsero, la stampa, la politica, le istituzioni  e la società tutta a seguire attentamente un fenomeno senza precedenti nel nostro Paese –  è dedicato il volume “Il primo Congresso delle donne italiane, Roma 1908” della giornalista Claudia Frattini, pubblicato per le Edizioni Biblink. Un prezioso, attento lavoro di ricerca teso non solo a documentare un fondamentale momento dell’emancipazionismo femminile italiano, ma anche ad analizzare le cause del suo ‘fallimento’, del suo essere avanguardia di battaglie che avrebbero visto le donne nuovamente protagoniste solo mezzo secolo più tardi. 

Il Congresso Nazionale delle donne italiane costituì la prima, grande, organizzata irruzione femminile nella sfera pubblica, e di certo un significativo momento di confronto e partecipazione per tutte coloro che vi presero parte e che contribuirono alla sua organizzazione: operaie e maestre, cattoliche e repubblicane, borghesi e socialiste. Ma anche artiste, scrittrici, aristocratiche, telegrafiste. In una parola: donne, che individuarono in questo evento la possibilità di infrangere gli stereotipi legati all’identità di genere rivendicando, così, il loro valore all’interno della società.

Eppure, a dispetto anche della grande eco mediatica, il Congresso non ebbe seguito. Ma perché? Perché rivendicazioni centrali per la questione femminile come l’istruzione, la tutela della maternità, la patria potestà, il voto – ma anche tematiche incredibilmente controverse come il divorzio e l’insegnamento religioso nelle scuole – non avevano dimostrato quella forza dirompente capace di incidere, hic et nunc, nella realtà storica, sociale e culturale del Paese?

È questo un interrogativo difficile per il quale Claudia Frattini non si accontenta di facili risposte. Un quesito che trova soluzione solo in considerazione dei limiti e delle fragilità storiche dell’emancipazionismo nazionale. “La conquista dei diritti civili e politici delle donne, in tutto l’Occidente – spiega l’autrice – è stata l’esito di dure e faticose battaglie e non il frutto dell’estensione progressiva dei principi democratici; battaglie che non di rado avevano visto le donne scettiche e poco partecipi”.

Nel 1908, dunque, furono le donne stesse il primo ostacolo alla ‘causa’. Non del tutto consapevoli del fatto che – in un contesto nel quale perfino la cittadinanza era diritto sessuato al maschile – avrebbero dovuto muoversi sul piano della conquista dei diritti civili, prima ancora che sul piano, pure fondamentale, dei diritti politici. La scissione femminile tra sfera pubblica e sfera privata, inattaccabile nel comune sentire della società italiana agli albori del XX secolo, non venne dunque sanata dal Congresso Nazionale del 1908 che conserva però – ancora oggi – il valore di una promessa, quale teatro della partecipazione sociale delle donne, pioniere di idee civili, per la prima volta protagoniste e attrici della storia italiana.

(Delt@ Anno VII, N. 48 del 9 Marzo 2009)                                    M. Giovannini