(Roma)
Mercoledì 21 ottobre, presso il Centro Studi Italo-Francesi
dell'Università Roma Tre è stato presentato il libro:
“Appena ho 18 anni mi rifaccio”
della giornalista del Sole 24 Ore Cristina Silveri Tagliabue. L'evento,
organizzato dal Laboratorio di Etica sociale di Roma Tre a cura della
professoressa Laura Moschini,
è stato coadiuvato dall'associazione Corrente Rosa e moderato da Valeria
Manieri di Radio Radicale. Nella sala c'erano molte donne e solo tre
uomini, una presenza esigua del sesso maschile che, invece, dovrebbe
sentirsi molto più coinvolta dall'argomento. E' vero che alla chirurgia
plastica ricorrono principalmente le donne ma c'è da chiedersi anche
perché siano in molte a ritenere il proprio aspetto inadeguato tanto da
volerlo modificare significativamente. Laura Moschini nel suo intervento
ha sottolineato come la chirurgia plastica sia un fenomeno in continua
espansione in questi ultimi anni e si è chiesta perché questo accada
proprio nell'epoca che stiamo vivendo. La spiegazione risiede nella
consapevolezza di sé che le donne faticano a trovare in una società in
cui prevale l'immagine sulla sostanza. Le generazioni precedenti sono
state più fortunate perché dalle battaglie del femminismo la donna era
riuscita a prendere coscienza di sé, ad accettarsi e ad affermarsi nella
comunità per le proprie capacità intellettuali. Le donne di oggi,
invece, hanno meno consapevolezza di valere per quello che sono perché
nella società in cui vivono l'immagine è preponderante. Serena Romano,
nell'introdurre il libro, parla di “ingiustizia della bellezza”: in un
mondo in cui l'apparenza ha assunto un valore dominante nascere con
qualche difetto fisico si traduce in disuguaglianza e, in alcuni casi,
in discriminazione. Una donna piacente ha più possibilità di affermarsi
anche nell'ambito lavorativo ed è questo sistema, dominato da una
mentalità maschilista, che condiziona l'insicurezza che spinge alla
chirurgia plastica. L'autrice, Cristina Tagliabue, parla del business
legato all'industria della bellezza, a conferma del fatto che stiamo
vivendo nell'epoca dell'immagine. Il mercato del wellness ha fatturati
in crescita del 15-20% annui ed il suo giro di affari è quantificabile
con lo stesso ordine di grandezza di una manovra finanziaria americana.
Creme, cosmetici, trattamenti topici e chirurgia plastica appartengono
ad un mercato che non conosce crisi perché investe nell'estetica. Nel
libro sono raccolte alcune testimonianze di ragazze giovanissime che
sognano di cambiare il proprio corpo con l'aiuto del bisturi; è questo
il loro modo di sentirsi sicure nella vita, l'antidoto che hanno
individuato per attutire i colpi della società. Per una sedicenne
intervistata “Se sei un cesso a 16 anni, che puoi fare nella vita?”: è
questo il suo approccio al mondo e non c'è da stupirsene perché i
messaggi che la nostra società ci manda vanno in questa direzione. Una
bella donna compiacente non solo può ambire a fare la velina ma gli
ultimi fatti di cronaca ci hanno insegnato che può anche ottenere
candidature politiche o, addirittura, diventare Ministro della
Repubblica. Quindi un intervento chirurgico diventa un investimento per
il proprio futuro e la perfezione fisica, basata sull'omologazione ai
canoni estetici dominanti, la meta a cui ambire. E', dunque, così strano
che si aspettino con ansia i 18 anni per rifarsi?
(Delt@
Anno VII, N
196 - 197 del 23 - 24
ottobre 2009)
Lidia Mancini
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