Sherry Jones autrice del controverso e attaccato Aisha, l’amata di Maometto sarà in Italia dal 7 al 14 novembre

 

Editoria

 

 

(Roma) Il desiderio bruciava come fuoco nei lombi di Maometto, inestinguibile in una notte, due, o tre. Il dolore della consumazione presto si dissolse, Maometto fu così gentile che sentii appena la puntura dello scorpione” (…).  Questo è uno dei passaggi del volume dell’americana Sherry Jones, Aisha, l’amata di Maometto (titolo originale ‘The Jewel of Medina”, in libreria in Italia da pochi giorni), che  racconta in prima persona la vita di Aisha, la moglie (la terza) prediletta di Maometto che lo sposò a sei anni quando il Profeta ne aveva 50, e pubblicato in Italia, nonostante le polemiche, da Newton Compton, dopo che la casa editrice Random House ha deciso di rinunciare alla pubblicazione (accettata poi dalla Beaufort Books) “per la sicurezza dell’autrice, dei dipendenti della casa editrice, dei librai e di chiunque altro possa essere coinvolto nella distribuzione e nella vendita del romanzo”.

L’intrusione (scandalo), con l’ opera prima di quest’autrice 46enne (giornalista professionista, attualmente corrispondente del Bureau of National Affairs dall’Idaho e dal Montana. Ha studiato la lingua araba e frequentato corsi universitari sulla società islamica), nella vita sessuale di Maometto, oltre ad essere ritenuta pericolosa, è stata definita un soft porno da Denise Spellberg, docente all’Università di Austin in Texas, che ne ha sconsigliato la pubblicazione negli Stati Uniti, dopo che la notizia che il volume, che “si farebbe beffe dei musulmani e della loro storia” sono rimbalzate sul sito Internet di Shahed Amanullah, molto popolare tra i musulmani che vivono negli Stati Uniti.

Martin Rynja, proprietario della casa editrice britannica Gibson Square, che ne ha acquistato i diritti per il Regno Unito, a settembre è stato oggetto di una bomba molotov contro l’ingresso della sua abitazione. Intanto qui da noi già 3.000 copie sono state vendute dal 16 ottobre, da quando il libro è apparso in libreria.

Un libro che incuriosisce, e che l’inaccettabile censura americana e le minacce di terrorismo all’autrice (che si difende, dichiarando di aver deliberatamente e coscienziosamente scritto con il massimo rispetto dell’Islam e di Maometto, dopo aver compiuto le sue ricerche su A’isha, una passione per la sua storia, chiarisce l’autrice, che travalica qualsiasi paura), fa venir voglia di leggere. 

Le polemiche servono a far vendere i libri, si sa, e su quella che ha portato La Random House a recedere dal contratto, che prevedeva un anticipo di centomila dollari per due romanzi su Aisha

, Sherry osserva che “le proteste e i casi di violenza che si sono verificati finora non sono il risultato del libro, che ora anche gli americani e le americane ora possono leggere, , ma delle accuse mosse da Spellberg, la studiosa di Austin: pur non professando l’Islam si è sentita in dovere di parlare per conto dei musulmani”. Ma quella di Maometto e Aisha è una storia d’amore e di fede che vale la pena raccontare, ribatte l’autrice,  affascinata dalle vicende di Aisha, su cui non era stato pubblicato granché in inglese. E poi, continua, “l’oppressione delle donne non è una prerogativa dell’Islam: nel settimo secolo Maometto aveva concesso alle donne di ereditare, testimoniare e dettare condizioni di divorzio nei contratti matrimoniali, e quindi era un riformatore”. I/le lettori/trici, continua Sherry, “ potranno constatare che scrivo nel rispetto dell’Islam”.

A disturbare sarebbero alcuni passaggi del volume, irriverenti nei confronti di Ali, il cugino e genero di Maometto, considerato dagli sciiti unico degno successore del Profeta, e bollato dall’autrice  un “asino pieno di sé” o un “pallone gonfiato”. Era anche l’opinione di Aisha, sottolinea ancora l’autrice,” i pessimi rapporti tra di loro sono ben documentati e nel prossimo libro esploro proprio la loro rivalità dopo la morte di Maometto, facendo di Ali un eroe che lotta per preservare l’Islam come avrebbe voluto il Profeta”.

Siamo di fronte a una nuova fatwa islamista ( come successe per i“Versi satanici” di Salman Rushdie colpito nel 1989 da una fatwa lanciata dall’ayatollah Khomeini)? Lo penserebbero molti autorevoli quotidiani internazionali e nazionali tra cui il Corriere della Sera e il Foglio, ma lo smentisce uno dei principali e diretti interessati alla vicenda: Cristiano Armati, l’editor della casa editrice Newton Compton (casa editrice del Corano, pubblicato con il benestare dell’Unione delle comunità islamiche italiane, ma anche di un autore come Michael Mohammed Knight che è il campione dell’islam liberale americano).

“I toni giornalistici sono stati esagerati – ha spiegato Armati a “il Velino” -. Ci tengo a sottolineare che non è stata lanciata alcuna fatwa né contro il libro né contro Sherry Jones. La fatwa è un procedimento ben preciso che può essere lanciato da una figura preminente e che anche giuridicamente abbia un riscontro nella cultura islamica. Nessun principe dell’islam ha riunito un tribunale e ha lanciato una fatwa. Il tipo di attentato contro il proprietario della casa editrice Gibson Square è stato molto flebile. Tecnicamente parlando neppure si è trattato di bomba molotov, ma di bottiglie non innescate con dentro del petrolio. Insomma più che un attentato è stato un avvertimento. Purtroppo possono esistere dei personaggi che a titolo individuale combinano danni senza necessariamente avere dietro qualcuno che li legittimi”.

L’ editor, che ha annunciato l’arrivo dell’autrice in Italia, il mese prossimo, ha precisato che nella sua scelta di puntare su “Aisha”, l’interesse storico e l’appeal sull’opinione pubblica hanno prevalso sulle qualità letterarie intrinseche del testo. Ha una trama avvincente e meritava senz’altro di essere pubblicato.

“ Volendo fare un paragone, il "Codice da Vinci" è un libro molto più blasfemo dal momento che narra di rapporti sessuali tra Gesù e Maria Maddalena”, sottolinea l’editor. “In “Aisha" l’argomento sessuale è semplicemente alluso. Anche alcune polemiche scoppiate sono fuori luogo. Diversi giornali esteri hanno parlato di scene di pedofilia. Ma non scherziamo! I comportamenti e i costumi di 1500 anni fa erano diversi da quelli di oggi. Nella società del VI secolo non era strano sposarsi in tenera età e consumare il matrimonio quando ancora non si era adolescenti”.

Il giudizio degli islamici italiani? Non preoccupano la casa editrice, che comunque annuncia di voler rispettare, anche se si prevedono violenti.”Il bello di un libro poi,  non è – chiosa Armati - quello di saper suscitare un dibattito?”.

(Delt@ Anno VI, N. 206 - 207 del 24 ottobre 2008)