La moglie indiana di Anne Cherian

 

 

Editoria

 

 

Era a casa, in un ambiente dove si sentiva amato e a suo agio molto più che negli Stati Uniti, come non sarebbe mai stato possibile laggiù. Eppure non si sentiva più integrato. Gli piaceva vivere in America, ma sapeva di non essere tanto integrato neppure lì. Era il classico dilemma degli emigrati. […] Era come se non se ne fosse mai andato dall’India […] per quanto si sforzasse di portare lì l’America.

Uno scontro di cuori e di culture sullo sfondo dell’India rurale e delle strade di S. Francisco. E’ un grande successo mondiale, tradotto in 21 lingue, il primo romanzo di Anne Cherian, capace di restituire il fascino, denso e contraddittorio, di un mondo esotico. Segnando l’esordio di un’autrice che ha sperimentato sulla propria pelle il distacco dalla terra natìa (l’India) e l’integrazione in un nuovo Paese (gli Stati Uniti d’America).

Due Paesi a confronto; due diverse tradizioni allo specchio, con le relative usanze, credenze, stili di vita; due anime che si uniranno nel più improbabile dei matrimoni combinati, che dovranno imparare a conoscersi e, al contempo, a conciliare i propri desideri con le aspettative delle famiglie. Da una parte Neel, ambizioso anestesista con una fidanzata americana e una promettente carriera, ben deciso a sottrarsi ad un matrimonio combinato e a sposare una donna in grado di innalzarlo nella scala sociale; dall’altra Leila, insegnante trentaseienne, non ancora promessa a nessuno e quasi convinta di non riuscire ad esserlo mai: la famiglia è troppo povera per procurarle una dote e, inoltre, si vocifera di una sua antica relazione segreta con un ragazzo musulmano.

Nel romanzo di Anne Cherian l’apparente libertà americana si trova costretta ad un acceso confronto – e scontro – con la mentalità indiana: un intreccio di vite, tradizioni, usanze, desideri, speranze e amori frammisti alla inaspettata realtà di un matrimonio nato controvoglia, frutto delle migliori intenzioni di due famiglie, di un fatale malinteso, o meglio, di una deliberata forzatura della volontà, perché, come dice il famoso proverbio, “mogli e buoi dei paesi tuoi”. 

Neel scosse il capo. Era troppo tardi per rispondere: «Non voglio sposarla». Era stato troppo tardi fin dall’inizio. Come avrebbe potuto spiegarlo ai colleghi? […] loro non erano stati allevati in quella casa, con l’altarino in sala da pranzo, le porte aperte con le tende che sfidavano la privacy, le finestre che facevano entrare la pioggia ma non le idee occidentali. […] Non sapeva bene nemmeno come fosse finito in quella situazione. Era stato per ignoranza e, forse, per arroganza.

(Delt@ Anno VI, N 251 del 17 Dicembre 2008)                 Claudia Frattini