Il sacerdote e il kamikaze di Daniele Rossi

 

 

Editoria

 

 

(Roma) Venti personaggi sono i protagonisti di venti brevi storie. Ognuno, all’inizio, sembra vivere un normale equilibrio, ma dietro la maschera rivela presto una zona d’ombra, una dipendenza, una colpa.

L’arrivo di uno sconosciuto coinvolgerà tutti in un’esperienza violenta e imprevedibile.

Il romanzo racconta la difficoltà di scegliere la via dell’espressione, di una comunicazione profonda e sincera, anziché quella di nuocere a se stessi o agli altri.

Nella vanità dei comportamenti umani, l’anima di tutti, in qualunque momento, può annullare il passato, e al di là di ogni incrostata forma di sopravvivenza ritrovare la strada.

Il sacerdote e il kamikaze (Salerno Editore)rappresentano il potere vincente della religione e delle ideologie, ma ci ricordano anche che il nostro io è molto più grande di quello che pensiamo .Ci vuole coraggio per guardarlo e accettare l’avventura delle sue possibilità.

 

UN BRANO

Poco prima, durante la cena, Mauro aveva fatto a pezzi piatti, bottiglie, bicchieri. Un baccano d’inferno.

Lui e Chiara parlavano di un fatto capitato sul lavoro, una piccola divergenza d’opinione. Succede sempre così, nel suo sangue si riversa adrenalina e allora esplode tra urla, spinte, calci.

«Smettila, mi fai male!», l’ha implorato lei.

Anche stavolta non è riuscito a trattenersi, le ha afferrato i capelli per scuoterle la testa.

«Basta piantatela!» urlava qualcuno dal piano di sopra. Un altro batteva colpi indignati.

Quei rumori, risuonando nella mente di Mauro, lo hanno eccitato di più. Ha continuato a colpire con le mani tremanti.

Chiara ha provato a difendersi, si è rialzata a fatica aggrappandosi al tavolo. Cercava una via d’uscita, ma è ricaduta estenuata. Lo ha guardato con infinita tristezza, senza più pregare, nell’odore aspro di sudore e paura.

In quelle situazioni, inebriato dal terrore che le incute, lui sembra un bisonte. Basta lo sguardo esaltato a fare spavento.

La sua prepotenza non conosce pietà, come accadeva al padre.

Da lui c’era da aspettarsi di tutto e non aveva bisogno di provocazioni. Costrizioni, percosse, minacce contro il figlio e la moglie, avvinghiati l’uno all’altra.

Li aggrediva gridando, con la testa protesa. Non c’erano tempo e modi per placarlo, per spiegargli le cose, e quelle scenate erano conosciute da tutto il quartiere.

Quando una passione unisce gli amanti lega indissolubilmente anche le zone d’ombra. Può farle emergere in modo drammatico, abbassando il livello di guardia della coscienza.

[…]

Ogni volta si riconsegna, inerme, fiduciosa. Più devastante è stata la violenza, tanto più estatico è ritrovarsi.

E’ convinta di essere amata, pure se in modo ferito ed esigente.

Sa che Mauro ha paura della collera, che la vede arrivare e vorrebbe frenarla. Ne è sommerso ma subito si pente, allora ha cura di Chiara, la colma di dolcezze, la stringe a sé umiliato e supplichevole: «Non è nulla, dimmi che non ti ho fatto niente».

[…]

«Ora riposa, ci sono qui io» lo consola Chiara.

Le piace tanto guardarlo dormire. Anche le persone più aggressive quando sognano somigliano ai bambini.

«Non può essere amore» pensa Mauro. «Pietà forse, come per un cane o un bambino. Senza di lei non posso respirare ma la distanza tra noi resta incolmabile».

L’AUTRICE

Daniela Rossi è nata a Sanremo nel 1957. E’ psicologa, giornalista e scrittrice. Il suo primo romanzo, Il mondo delle cose senza nome (Roma, 2005), tradotto in varie lingue e vincitore del Premio Anima 2005, è diventato un film trasmesso dalla Rai nell’autunno 2007 (Tutti i rumori del mondo, con Elena Sofia Ricci), e uno spettacolo teatrale prodotto dal Teatro dell’Opera di Roma. Dal suo secondo romanzo Il merlo indiano (Torino, 2007) verrà tratto un monologo attualmente in corso di stesura.

(Delt@ Anno VII, N. 26  del 10 Febbraio 2009)                                       C. Frattini