(Roma)
Vita e pensiero costituiscono in Edith Stein un binomio inestricabile.
Non può essere diversamente per una filosofa che aveva deciso di
sperimentare la Croce ancor prima di finire i suoi giorni ad Auschwitz.
Ma in che cosa consiste più propriamente la forza dell’opera di Edith
Stein, filosofa ebrea convertitasi al cattolicesimo, interprete
autentica di istanze spirituali tra le più radicali? Si può rispondere
alla domanda indicando alcune delle rotte seguite dalla sua ricerca
filosofica: gli studi sull’empatia; l’esigenza di conciliare il rigore
scientifico della fenomenologia husserliana con la riscoperta di Tommaso
d’Aquino; l’interesse per l’angelologia; la fiducia in una filosofia
perenne capace di rinnovamento; la tematizzazione straordinariamente
profetica del motivo della Croce, suggeritole dall’attenta lettura delle
opere di san Juan de la Cruz. Occuparsi di Edith Stein significa anche
poter cogliere i tanti raccordi che ne mettono la figura e il pensiero
in contatto con alcune delle maggiori personalità intellettuali del
nostro tempo come Max Scheler, Simone Weil, Gerda Walther e Maria
Zambrano, fonti, dirette e ipotizzabili, di un percorso filosofico tra i
più originali di tutto il Novecento.
(Delt@
6 agosto 2008)
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