Una storia lunga un secolo. Un futuro ancora tutto da
scrivere. Il libro di Tilde Capomazza e Marisa Ombra, nuova
edizione riveduta ed ampliata – del 1987 e 1991 le prime due uscite –, è
un’attenta ricostruzione, basata su documenti storici e testimonianze,
delle origini della ricorrenza dell’8 marzo e dei decenni del secondo
dopoguerra in cui essa – insieme al femminismo e al movimento
emancipazionista - prese piede in Italia, grazie all’impegno capillare
dei movimenti femminili, Udi in testa. Un appuntamento, la Giornata internazionale della
donna, che ha ricoperto
significati molteplici nel suo secolo di storia, modulando diversamente
i caratteri di festa e di lotta che sin dalle origini le avevano
conferito senso: associata alla piazza e alla difesa dei diritti fino
alla fine degli anni Settanta, dalla seconda metà degli anni Ottanta
divenne un simbolo da omaggiare con iniziative folcloristiche, per
rimanere sempre e comunque – ricorda Loredana Lipperini nella Prefazione
-, anche negli anni degli spogliarelli maschili e di deriva verso il
superfluo, un momento in cui le donne potevano contarsi ed eventualmente
mostrarsi. Le autrici del volume, militanti del movimento delle
donne, a quasi 22 anni di distanza dalla prima edizione – che suscitò
scandalo e polemiche per il carattere dirompente della ricostruzione
proposta - tornano a dare concretezza storica al simbolo che questo
appuntamento rappresenta, con l’obiettivo dichiarato di evitare
l’annuale ripetizione di una leggenda inattendibile: il fatto, cioè, che
la ricorrenza sia stata istituita nel 1910 da Clara Zetkin e fissata l’8
marzo per ricordare la morte, nel 1908, di alcune operaie americane in
un incendio divampato nel corso di uno sciopero, non si sa bene se a
Chicago, Boston o New York. Tilde Capomazza e Marisa Ombra affermano, al
contrario, che all’origine dell’8 marzo non ci fu nessun incendio, che
nei diversi paesi si sono date nel corso del tempo spiegazioni diverse
delle origini della giornata e che la ricorrenza è stata effettivamente
fissata nel 1921 dalla Conferenza internazionale delle donne comuniste,
per ricordare una manifestazione femminile con cui si era avviata la
prima fase della rivoluzione russa. In altre parole “la mimosa è un
fiore rosso”. Al tempo stesso, le autrici ripercorrono il lungo e
complesso cammino che ha portato all’affermarsi della tradizione dell’8
marzo: un tracciato, parallelo a quello dell’emancipazionismo femminile,
che va dagli Stati Uniti alla Russia, abbraccia oltre un secolo di
storia, incrocia movimenti politici e correnti ideologiche, attraversa
guerre e rivoluzioni. Il volume è accompagnato da un DVD
- anch’esso rielaborato rispetto
all’edizione del 1988 - che ripropone, attraverso immagini storiche e
interviste alle protagoniste della politica italiana degli ultimi 50
anni, origine, misteri, trasformazioni semantiche e valenza politica
della Giornata della donna.
«I bollettini di guerra
ci recano quotidianamente notizie che ci riempiono di entusiasmo e di
speranza. L’esercito sovietico, con uno slancio irresistibile, scaccia
al di là della frontiera ed insegue l’invasore tedesco. Le truppe
americane ed inglesi sono sbarcate in Francia ed avanzano vittoriose. Le
armate alleate, liberata Roma, proseguono rapidamente verso il nord. I
partigiani italiani, nei territori ancora occupati dai tedeschi,
intensificano la lotta. L’ora della definitiva vittoria sul fascismo si
avvicina […] Non vi è dubbio che a guerra finita verrà dato alle donne
italiane il diritto di votare ed essere elette alle cariche di direzione
del paese […] Noi donne ci occuperemo d’ora in poi di politica […]
Vogliamo collaborare alla ricostruzione dell’Italia, e lo dobbiamo per
noi e per i nostri figli che vogliamo vedere crescere liberi, onesti e
felici». (Noi
donne, luglio 1944, cit.
p.27).
(Delt@
Anno VII, N. 44
del 3 Marzo 2009)
Claudia Frattini |