(Roma). E’ ambientato in Puglia il romanzo Donne allo specchio di un’autrice emergente, Patrizia Boi, che a proposito dell’idea di scrivere questo libro racconta: “Sono nata in un paese del Mediterraneo e non è casuale che la mia attenzione si sia incentrata proprio su un altro paese del Mediterraneo: la Puglia. L’ho girata, l’ho vissuta in un momento critico della mia vita, ho studiato le sue tradizioni, la storia di Federico II, il Tarantismo pugliese. La Puglia è il luogo che ho scelto per parlare del tema della tolleranza di cui sono capaci i popoli arretrati, poveri, ma accoglienti del Mediterraneo.” Il libro si apre con una citazione tratta da “Diario Mediterraneo” di Raffaele Nigro, caporedattore Rai a Bari, rappresentante e narratore insigne di queste terre bruciate dal sole: “E il mio paese è come schiacciato da queste due pulsioni. Noi non avvertiamo un male di Levante, bensì il malessere dell’equilibrio instabile, perchè non siamo totalmente orientali né del tutto occidentali e mentre ci coinvolgono ricchezza, benessere, igiene, cultura, storia, modernità dell’Europa, ci affascinano fantasie, esotismo, lentezza, silenzio, coralità, barocco del Mediterraneo. Sono questi i luoghi della malattia vera, dove si avvertono i piaceri e la non compiutezza della modernità”. Ed effettivamente parla di donne del Mediterraneo questo testo, di passioni e di contraddizioni. Nel mondo crudele, anacronistico ma generoso, di una Puglia in cui storia, tradizioni, leggende e magia convivono, si snoda, vivace e coinvolgente, la storia di due donne, Elsa e Costanza, passionale e ribelle l’una, delicata ed emancipata l'altra. Queste donne, che rappresentano il connubio fra due terre del Sud d’Europa, la Puglia e la Castilla y Leòn, si incontrano e si attraggono indelebilmente. Le loro esistenze si incrociano, per puro caso, in un ospedale di Trani e le loro confessioni, in un sottofondo di voci che compaiono e scompaiono dopo aver narrato le loro piccole vicende, si specchiano nel profondo delle loro anime. Spiega l’autrice: “Ho chiesto a Raffaele Nigro di rappresentare quel Mondo che ho avuto la pretesa di leggere e alla scrittrice Rosa Regàs, attuale Direttrice della Biblioteca Nazionale di Spagna, di rappresentare quell’altro Mondo che con il Governo Zapatero si sta aprendo sempre più ad dialogo fra culture.” E continua: “Sono convinta che la civiltà consista anche nella capacità di leggere la diversità e di arricchirsene, che la comune capacità di sentire sia ancora l’argomento su cui confrontarci, quello che può unire culture differenti. Non la politica, non la religione, non il lavoro, ma quella comune capacità di provare sentimenti e di amare che lega tutte le etnie. Sono una fautrice dell’integrazione multiculturale delle razze, affinché il nostro Occidente malato recuperi una parte di ragione perduta dietro ai massacri, ai genocidi e alle trasformazioni del territorio in una grande pattumiera e di alcuni popoli in rifiuti umani.” E meticcio e poliedrico è anche l’animo che emerge dalle confessioni delle due protagoniste che diventa specchio delle contraddizioni del nostro Occidente mediterraneo e fa eco alla storia di ogni donna. Da consigliare. (Delt@ Anno IV, n. 156 – 157 del 14 – 15 luglio 2006) Silvia Cataldi
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