Io non mordo,  le migranti protagoniste  

 

 

Editoria

 

 

(Bologna)Uno sguardo sul mondo dell’immigrazione femminile. E’ il tema del libro Io non mordo, ve lo giuro, curato della giornalista e scrittrice bolognese Patrizia Finucci Gallo e pubblicato da Alberto Perdisa Editore. Il volume, presentato a Bologna alla presenza dell’autrice e dell’assessora provinciale alla Cultura Simona Lembi, raccoglie 23 racconti di donne che vivono, studiano e lavorano in Italia. Non è la prima volta che questo tema viene affrontato, ma il libro ha qualcosa di più e di nuovo. “Non solo perché – spiega l’autrice – sono le stesse donne a raccontare e scrivere le proprie esperienze, ma perché dalle pagine del libro emerge una realtà che intuiamo, ma non conosciamo”. E’ il mondo dell’immigrazione femminile, delle ragazze straniere che frequentano le scuole italiane e delle donne che arrivano in Italia da sole, per lavorare e sostenere la famiglia lasciata in patria. “Una realtà – precisa l’assessora Lembi – rispecchiata dalle cifre. Dopo anni di immigrazione maschile, nel 2004, nel territorio della provincia di Bologna, si è registrato un sostanziale equilibrio nei generi dei cittadini immigrati e oggi le donne rappresentano il 49,6% della popolazione straniera”.

E’ un fenomeno recente, verificatosi nell’arco degli ultimi cinque anni, ed è dovuto solo in parte ai ricongiungimenti familiari, come ci si potrebbe aspettare. Sono sempre di più, infatti, le donne che arrivano in Italia da sole, ci sono anche gruppi nazionali costituiti quasi unicamente da donne, come le ucraine, le moldave, le polacche. Lavorano nel settore dei servizi, come badanti o colf, ma sono anche imprenditrici: il 15,5% delle donne immigrate gestisce un’attività in proprio, una percentuale non così lontana da quella relativa alle imprenditrici italiane, che arrivano al 22%. “Io non mordo, ve lo giuro” è il racconto di queste donne coraggiose, che migrando scoprono la loro autonomia e la loro dignità. Per loro, che abbandonano società patriarcali e si trovano a decidere della loro vita, che sono straniere in Italia ma anche in patria, si pone urgentemente il problema della costruzione dell’identità. Lo scarto fra la cultura d’origine e quella d’adozione riguarda soprattutto le più giovani, che vivono come occidentali fuori dalla famiglia e che in casa ritrovano la cultura dei genitori. Tutti i racconti del libro sono attraversati da questa tensione, dalla domanda “chi sono?”, dalla lotta fra la voglia di cambiare e la paura di perdersi.

(Delt@ Anno IV, n. 40 – 41 del 24 – 25  febbraio 2006).