La complessità dei sentimenti umani nell’ultimo libro di Carla Cerati  

 

 

Editoria

 

 

(Milano). L'intruso è il titolo forte di un romanzo che racconta di una situazione diffusa: la cura di un genitore anziano da parte di un figlio - o, più spesso, una figlia - non più giovane. Un padre burbero e tirannico, assente per tutto il corso dalla vita della figlia (scappata di casa molto giovane), ricompare nel momento della malattia, chiedendo aiuto e, allo stesso tempo, imponendo la propria presenza che travolge e sconvolge la vita di lei. La sociologa (Laura Balbo), la giornalista e scrittrice (Marta Boneschi) e l'editore (Cesare De Michelis) ne hanno parlato all'Unione femminile di Milano, rintracciando i molti fili che da questo nucleo la storia dirama. Presente l'autrice (Carla Cerati), che fino all'ultimo sgusciava come un pesce dalle mani del pubblico incalzante che voleva sapere se la vicenda di Adriana - la figlia, nel libro - fosse o meno autobiografica.

E' una storia apparentemente aspra e crudele, che quando si schiude diventa una storia sulla complessità dei sentimenti (Bonschi); una storia di amore ridotto ai minimi termini, disseccato, in cui un rapporto si è arenato in una situazione che non può essere sbloccata se non dalla morte di uno dei due (Boneschi). C'è, dunque, il rapporto tra una donna e suo padre, dispiegato in una vicenda esasperata i cui toni, proprio perché accentuati, permettono il risalto di ombre che rimarrebbero altrimenti sullo sfondo.

La lettura di questo libro potrebbe portare ad elaborare ricordi e vissuto in chi ha accompagnato un genitore nel percorso della malattia e della morte, come è accaduto per Balbo; chi ha avuto questa esperienza, riconoscerà, ad esempio, la rassegnazione, il senso di colpa, le miriadi di difficoltà pratiche della quotidianità che deve essere riorganizzata in toto. Dà anche consistenza ai nostri fantasmi: mi troverò anche io in questa condizione? E disegna i contorni "tipici" della famiglia patriarcale che Balbo colloca nel recente passato, nella quale la figura paterna era spesso autoritaria, dispotica, intollerante, e le donne erano predestinate alla cura.

La cifra femminile è, per De Michelis, la caratteristica dei romanzi della Cerati, che utilizza il genere romanzesco per esplorare la complessità di sentimenti umani fin dall'esordio; il primo romanzo di successo di questa scrittrice fu "Un matrimonio perfetto", con cui, dice De Michelis, "mi ha fatto scoprire cose che percepivo intellettualmente, ma avevo difficoltà a sentire davvero". Il punto di vista femminile sul mondo può essere, per un uomo, "angoloso e scomodo". Carla cerati è abile nel descrivere situazioni apparentemente normali che, ad un certo punto, esplodono, manifestando le contraddizioni in esse contenute. Nella vita di De Michelis, questa esperienza con la madre anziana è accaduta senza conflitto. Eppure, la mancanza di conflitto non fa vedere la complessità dei rapporti tra figli adulti e genitori anziani. Altro tema è l'amicizia femminile, il rapporto tra Delia e Adriana, che si snoda per tutto il romanzo, e che permette di capire come, modificando il punto di osservazione, le stesse situazioni siano mondi diversi.

Nel confronto tra l'autrice e il pubblico emergono le ambivalenze della storia. Ad esempio, il padre non parla mai in prima persona, ma è sempre narrato attraverso i discorsi di Adriana all'amica Delia. Rimane al lettore decidere se il padre sia davvero così odioso, oppure sia Adriana che lo dipinge come tale. Così per la figura della madre. Non è definito se la figura paterna sia tale in quanto filtrata da quella materna. Grazie a queste ambiguità, l'ultima parola è al lettore, cui rimane la possibilità di decidere quali risvolti dare alle vicende e ai personaggi e di fare, in ultima istanza, i conti con se stesso.

(Delt@ Anno II, n.  236 del 30 novembre 2004)                                                                                                        Eleonora Cirant