La colpa delle donne di Ritanna Armeni   

 

 

Editoria

 

 

(Roma)  In un'affollata saletta (tanti anche gli uomini), nella libreria Feltrinelli della Galleria Sordi, si è parlato di 194, di aborto, di medici non obiettori stanchi, di due referendum sul corpo delle donne che distano, l'uno dall'altro, venticinque anni; si è discusso, alla fine, di relazioni, di amore, di uomini e di donne. E di un solco tra i due mondi che si è fatto profondo. Ritanna Armeni ha presentato, non a caso l'8 marzo, il suo libro La colpa delle donne (editore Ponte alle Grazie) e ad animare il dibattito, su sponde opposte, ci sono Giuliano Ferrara e Livia Turco che si confrontano sul tema centrale del libro: l'aborto. Visto, e vissuto, dalle donne, ma anche dai medici, dagli operatori, e, poi, dagli uomini.

“C'è una cosa, sopra ogni altra – dice il  direttore del Foglio - che offende la salute delle donne ed è la decisione, convinta o casuale, di abortire, una decisione malata, negativa, la peggiore possibile, che va contro una potenzialità di vita”. Ferrara  concentra il suo intervento sulla revisione della 194 perché il punto non è la legislazione sull'aborto, bensì il fatto che, dopo averla ottenuta, “avremmo dovuto impegnarci per fare diventare l'aborto un tabù - insiste Ferrara -. Sradicarlo è il problema del nostro tempo e ci si deve arrivare attraverso una guerra culturale”. L'ex ministra per la Solidarietà sociale Livia Turco sottoscrive questa impostazione ma precisa anche che “la 194 è fuori discussione, io discuto a prescindere da questo”.

Il punto secondo Turco è all'origine, nel rapporto tra uomo e donna e “nella grande difficoltà di costruire una relazione con donne che sono cambiate, questo vale nel campo privato come in quello professionale. Gli uomini, anche in politica - racconta la parlamentare Ds -, costruiscono patti e amicizie vere tra di loro: quanto mi piacerebbe che lo facessero anche con le donne, invece, o sei gregaria e vuoi bene gratis o altrimenti niente. Legalizzare l'aborto ha reso ancora più responsabili le donne - rilancia Livia Turco - ma ora bisogna costruire una società amichevole e accogliente verso la maternità”.

Sulla stessa lunghezza d'onda Ritanna Armeni che ricorda, da un lato, “la stanchezza dei medici non abortisti costretti a una sorta di catena di montaggio dell'aborto e la solitudine delle donne dall'altro”. Per concludere che “la stragrande maggioranza degli aborti avvengono per responsabilità maschile - puntualizza la giornalista -. Non solo questa decisione dovrebbe coinvolgerli, ma dovrebbero essere coinvolti prima.. Insomma vorrei che qualcuno di quelli che accusano le donne che abortiscono di essere assassine, una volta tanto parlasse anche delle responsabilità degli uomini”

“C'e' una data precisa in cui ho deciso di scrivere questo libro - ha chiarito Armeni - ed è il giorno del referendum sulla legge 40. Sono stata scioccata dai risultati, il 74,5% di astenuti. Ho ripensato al referendum di 25 anni prima quando il 69%, quindi una cifra analoga, aveva bocciato l'abrogazione della 194. So bene - ha precisato - che non sono percentuali equiparabili ma mi sono chiesta cosa è cambiato in questi anni tenuto conto che le due consultazioni avevano in comune il tema del corpo della donna e della vita. Il referendum sulla fecondazione non è stato un risultato casuale, da lì è cominciato qualcosa di nuovo, nei confronti del quale, noi della sinistra, non eravamo attrezzati”.