Il Filo e il Labirinto. La Continuità Generazionale e le Pari Opportunità come Fattori di Sviluppo Economico e Sociale

 

 

Editoria

 

 

(Cagliari) Ha un titolo suggestivo che evoca un mito femminile l’ultima pubblicazione scientifica cagliaritana in materia di economia e impresa. Il Filo e il Labirinto. La Continuità Generazionale e le Pari Opportunità come Fattori di Sviluppo Economico e Sociale (Ed. Tilapia) è il frutto di un lungo lavoro di ricerca curato da Francesco Mola, docente di Statistica alla facoltà di Economia di Cagliari e direttore del Dipartimento di Economia all’università di Cagliari, e Lucina Tolu, psicologa e Consigliera di Parità della provincia di Cagliari che ha promosso il lavoro di ricerca e la pubblicazione del testo. L’opera, che riveste importanza fondamentale per originalità e interesse del tema trattato, ha coinvolto un’equipe scientifica di altri nove tra docenti e ricercatori, oltre le 325 socie del distretto Sardegna della FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari) che, con le iscritte ad altre associazioni come l’Api Donna Sardegna, hanno costituito il campione umano sulle cui risposte a un questionario si basa l’intero testo.

<<Il filo rimanda al mito di Arianna che permette di uscire dal labirinto - racconta Mola per spiegare il titolo del volume, - ma il filo è anche evocativo delle donne che tessevano quindi rimanda alla tradizione e al lavoro femminile, oltre che alla matassa del tempo che si srotola, quindi filo come continuità, metafora del passaggio del testimone tra generazioni>>. Un’immagine poetica e di forte impatto per spiegare che l’impresa femminile e la tradizione hanno piena cittadinanza tra le tante variabili da valutare nella strada verso lo sviluppo economico e sociale.

<<Il tema che questa ricerca prende in esame è rappresentato dall’importanza che possono assumere il passaggio generazionale in azienda, inteso come trasmissione delle conoscenze, e le pari opportunità come fattori di sviluppo economico e sociale>>, spiega Lucina Tolu.

Per giungere a questo risultato l’equipe di Mola ha dovuto elaborare un questionario, individuare un campione umano di persone motivate a cui sottoporlo (composto per il 60,53% da donne), ricodificare  le informazioni acquisite in un database statistico e analizzare le risposte in modo approfondito con l’uso di moderne tecniche di analisi multidimensionale dei dati. <<Il risultato è un’analisi descrittiva di tutte le variabili del fenomeno della continuità generazionale>>, spiega Mola che, definendo una mappa di tale realtà nella provincia di Cagliari, ha offerto numerosi spunti per le politiche da intraprendere per soddisfare la domanda di continuità. <<Questa domanda è molto articolata – spiega Tolu –, ma se opportunamente pianificata può dar luogo ad una nuova fase di sviluppo delle identità locali>>.

Da questo lavoro sono emersi anche molti dati interessanti in tema di pari opportunità come un maggiore livello di istruzione delle donne (degli intervistati in possesso di laurea il 64,38% erano donne) e un loro maggiore interesse alla frequentazione di corsi di aggiornamento professionale (il 50% delle intervistate ne ha frequentato almeno uno contro il 38% degli uomini), ma solo il 9,8% di loro ricopre cariche dirigenziali (contro il 14,55% degli uomini). Rispetto alla continuità, ovvero la trasmissione da una generazione all’altra delle conoscenze acquisite nell’ambito lavorativo, è emersa una scarsa considerazione attribuita a tale elemento come fattore di sviluppo economico (solo il 38% lo considera rilevante)

Figlio di questo matrimonio tra l’Ufficio della Consigliera di Parità della provincia di Cagliari e il Dipartimento di Economia dell’università di Cagliari, questo testo è, appena nato, già un figlio benvoluto dal mondo accademico perché, come spiega Roberto Malavasi, preside della facoltà di Economia di Cagliari nella cui aula magna si è svolta sabato la presentazione del libro, si inserisce in un momento storico di stasi della ricerca in Italia. <<Sono sempre grato a chi la fa e la promuove>>, spiega, <<perché se l’università non fa ricerca è destinata al fallimento>>.

Da questo studio, esposto da Mola e da Claudio Conversano, docente di Statistica alla facoltà di Economia di Cagliari, che con Maria Rosaria de Rosa e Ida Irene Mameli hanno costituito l’equipe scientifica supervisionata da Mola a cui si deve  l’analisi tecnica di questa ricerca, è emerso che nei processi di sviluppo locale una risorsa preziosa che si tende a sottovalutare sono le donne, ma che esistono percorsi concreti e praticabili in cui il rispetto delle pari opportunità permetterebbe lo sviluppo, la competitività e la stabilità nel tempo delle attività imprenditoriali.

<<D’altronde>>, spiega Valeria Maione, docente di Economia del Lavoro e Statistica alla facoltà di Scienze Politiche dell’università di Genova, che alla presentazione del testo ha coordinato gli interventi, <<da economista, guardando un aspetto meramente materiale ed economico, posso dire che è proprio uno spreco di risorse non tener conto della professionalità e della passione delle donne>>. Una passione che trova conferma anche nei risultati della ricerca in cui il 63 per cento delle donne intervistate dichiarano di aver scelto di intraprendere la propria professione per un proprio interesse specifico e non per convenienza economica, contro il 37,8 per cento degli uomini intervistati che dichiara di essere stato spinto a scegliere il proprio mestiere proprio per l’aspetto economico e non per seguire le proprie attitudini o aspirazioni.

Ma se la passione e la professionalità non bastano per cambiare le cose, bisogna puntare sulla divulgazione di questa nuova mentalità. Cosa possibile solo con la sinergia del lavoro tra mondo accademico, consigliere di parità, istituzioni e associazioni. Questo il pensiero di Liana Bilardi Tarantini, past - presidente della FIDAPA Distretto Sardegna, associazione che si propone di rimuovere gli ostacoli che si frappongono ad un’effettiva parità sostanziale e che ha coinvolto tutte le 11 sezioni esistenti in Sardegna per la realizzazione della ricerca dalla cui analisi è nato il testo. <<E’ un lavoro importante perché ha permesso il raggiungimento di un traguardo comune a noi, all’Ufficio della Consigliera di Parità della provincia di Cagliari e al dipartimento di Economia dell’università di Cagliari>>, spiega Bilardi Tarantini. <<Si è posto un nuovo tassello per giungere alla conoscenza dei processi che possono concorrere alla valorizzazione della continuità come valore per la coesione sociale e lo sviluppo economico del tessuto imprenditoriale sardo>>.

Ma se a credere nell’importanza della continuità per l’accrescimento culturale è il 50 per cento degli intervistati, solo il 30,8 per cento dichiara che sia importante trasmettere ai giovani il proprio sapere, mostrando che il problema è poco sentito e che per far emergere una consapevolezza al riguardo ci sia ancora molto da fare.

Di questo avviso anche Beatrice Venturi, docente di matematica alla facoltà di Economia dell’università di Cagliari e presidente dell’Api Donna Sardegna, che ha collaborato alla stesura del testo con un’analisi sul passaggio generazionale nell’attuale realtà imprenditoriale femminile sarda. <<Difficilmente le donne sono riuscite a trasmettere i loro mestieri tradizionali e la loro creatività>>, spiega. <<Il risultato è che difficilmente in Sardegna le attività artigianali si sono trasformate in imprese e, anche quando questo è avvenuto, ricoprono il ruolo di semplici meteore nel mercato del lavoro>>, racconta ricordando che sono 33.971 le imprese femminili su 142.145 aziende nell’Isola. La colpa? La scarsa importanza data alla continuità e alle pari opportunità.

Lo spiega anche Gianfranco Sabattini, docente di Politica Economica alla facoltà di Economia di Cagliari. <<In Sardegna il filo di Arianna si è rotto>>, racconta usando la metafora del libro. <<Si è spezzata la tradizione e il popolo sardo non ha più saputo che fare, realizzando una netta frattura tra attività proiettate all’esterno e attività artigianali locali>>. La soluzione? <<Riannodare il filo. Occorre una politica seria per il reinnesto delle attività produttive tradizionali che rappresentano una continuità rispetto la passato e occorre garantire le pari opportunità>>.

In Sardegna molti passi in avanti in questo senso sono stati fatti in ambito legislativo, ricorda Gianluigi Falchi, docente di Fondamenti di Diritto Europeo alla facoltà di Giurisprudenza dell’università Lateranense di Roma e coautore del testo in cui ha esposto un excursus storico sulla collocazione della donna nella cultura giuridica europea e nella politica legislativa sarda in particolare. <<La legislazione sarda rispetto a quella nazionale offre grandi opportunità>>, spiega. <<Molto importante in questa direzione è la figura della Consigliera di Parità che ha grandi poteri decisionali e partecipativi>>. Spiega, però, che se esistono quattro fasi nell’evoluzione delle politiche della parità di genere, mentre vari Paesi nord europei sono giunti alla quarta fase, ovvero quella in cui si tiene conto sia del modo di pensare delle donne che di quello degli uomini, in Italia non siamo ancora giunti nemmeno alla terza, ovvero ad una fase di reale partecipazione alle attività di scelta di direzione. Dopo aver superato la cosiddetta prima fase, ovvero quella in cui viene incentivato il lavoro dipendente con disposizioni a tutela della donna che si rivolgono direttamente al datore di lavoro, siamo rimasti alla seconda fase, ovvero quella posta a tutela del lavoro autonomo per la cui realizzazione è stata seguita una politica degli incentivi economici.

Ma contro i finanziamenti generalizzati punta il dito Giuseppe La Sala, docente di Diritto Tributario alla facoltà di Economia di Cagliari e coautore del testo, che, premettendo che sa poco di imprenditoria femminile, si è occupato più dell’aspetto della “continuità” e ha affermato che <<non si tratta di finanziare imprenditori neofiti, ma di finanziare quelli che comunemente vengono definiti figli d’arte e che hanno ricevuto un bagaglio culturale d’impresa che merita d essere valorizzato>>.

Con gli interventi di Adriana Ventura, Consigliera di Parità della provincia di Lecco, Letizia d’Ingecco, Consigliera di Parità della provincia di Perugia, Gabriella Torri, presidente del Distretto Sardegna FIDAPA, Maristella Casula, delegata Pari Opportunità delegazione Api Sarda, Lucia Ayovalasit, past - presidente nazionale FIDAPA, e Giusy Cariello, in sostituzione di Rita Corda, presidente Commissione Pari Opportunità della provincia di Cagliari, chiude i lavori Marisa Fagà, componente Commissione Pari Opportunità Nazionale che, dopo aver portato i saluti del ministro Stefania Prestigiacomo, ha definito questa ricerca un vero miracolo, sia per i costi che la ricerca solitamente impone, sia perché è proprio dalla sinergia e da giochi di squadra, come quello da cui è nato questo testo, che può veramente cambiare il futuro.

(Delt@ Anno IV, n. 64-65 del 24-25 marzo 2006)                                                               Cristina Muntoni