Mujeres a Savigliano, Storia di donne argentine

 

 

Editoria

 

 

(Savigliano – CN). A Savigliano, a palazzo Miretti, Susanna Morath ha presentato il libro di Riccardo Di Gennaro, sulle donne argentine e sui loro torturatori. Con un pieno consenso di pubblico, si è arrivati, durante l’incontro, a sostenere che il libro dovrebbe essere adottato nelle scuole come testo da leggere assieme al diario di Anna Frank. Di Gennaro voleva scrivere un libro che parlasse della dittatura in Argentina, ma il suo racconto non ha potuto esulare da coloro che ne hanno fatto le spese maggiori: è così che è venuto fuori un libro sulle donne, in cui c'è tutta la storia dell'Argentina. Un’Argentina in cui la lotta armata è stata terrore di Stato, che ha inaugurato un nuovo modo di fare la guerra ed ha tenuta segreta per anni la sparizione di 30.000 persone

Nonostante la rimozione si sia resa necessaria per la ricostruzione del paese, oggi l'Argentina deve tornare a fare i conti con il passato, con quella terribile dittatura. Nel libro ci sono moltissime donne sole che lavorano per mantenere i figli. Ci sono molte madri coraggio, che se possono essere molto ammirate, difficilmente possono essere amate, poiché la società argentina è ancora pregna di macismo e le donne, nella maggior parte dei casi, sono sole. Durante la dittatura molte persone, professionisti e non, che non avevano fatto nulla contro il regime, solo per essere sospettati di non avere simpatia o per aver partecipato ad un corteo, sparivano. Venivano torturati e poi buttati nel Rio della Plata dagli aerei. Le madri degli scomparsi si erano organizzate a Plaza de Majo, dove tuttora chiedono giuustizia. Rivendicavano, in gruppo, la sparizione dei loro cari. La caratteristica del regime dittatoriale era quello di fare silenzio su tutto e tutto in silenzio: Jorge Rafael Videla con il colpo di stato 24 marzo 1976 voleva evitare gli errori di Pinochet. Il nazismo era il loro ideale politico: molti militari e torturatori sono stati trovati con foto di Hitler.

Durante la presentazione è emerso anche un aspetto tanto costante, quanto imbarazzante per l’Italia. La consapevolezza e l’appoggio alla dittatura da parte di alcuni esponenti della vita pubblica. Licio Gelli, fondatore della P2, aveva un grande potere in Argentina ed era amico di Juan Domingo Perón. Pio Longhi, nunzio apostolico della Santa Sede, ha appoggiato la giunta dei generali ed anche Emilio Massera, membro delle giunte militari con Jorge Rafael Videla e Jorge Videla dal 1976 al 1978 era iscritto alla P2.

Un altro aspetto importante è il dramma che oggi i figli dei desparesidos vivono, scoprendo che i loro presunti padri e madri sono stati i carnefici dei loro genitori. Un dramma nazionale gravissimo.

L’autore sottolinea come gli squadroni della morte operassero già prima della dittatura e come la storia dell'Argentina sia caratterizzata da continui golpe di militari e da instabilità politica: per fermarsi solo agli eventi a noi più vicini, basta risalire al 1958, quando venne eletto presidente Arturo Frondizi che, dopo aver dovuto fronteggiare ripetuti attacchi peronisti e una grave crisi economica, fu sostituito (1962) dal presidente del Senato José María Guido. Nel 1963 venne eletto a presidente il radicale Humberto Illia. Con il colpo di stato militare del giugno 1966 il potere fu assunto dal generale Juan Carlos Onganía. Perón tornò brevemente al potere, dal 1973 fino alla sua morte (1974), dopodiché divenne presidente la sua terza moglie, Isabel Peron (Maria Estela Martínez). Dal 24 Marzo1976 al 1982 fu la volta della dittatura militare di Jorge Rafael Videla conosciuto per le atrocità di cui si macchiò (cosiddetta Guerra sporca); la dittatura di Videla ebbe fine con il fallito tentativo di invasione delle isole Falkland/Malvinas e con l’elezione di Raúl Alfonsín (1983), a cui successe nel 1989 il giustizialista Carlos Menem.

Oggi in Argentina è stato aperto un centro per la memoria dei desparesidos e sono ripartiti i processi contro i torturatori. Ma le ombre rimangono. Molti torturarori del regime militare girano ancora industurbati per le strade e il silenzio dell’America e degli Stati Europei continua a pesare.

(Delt@ Anno IV, n. 221 – 222 del  3 – 4  novembre 2006)                                           A. Forteschi