Cristina di Svezia, una  sovrana  anticomformista

 

 

Editoria

 

 

(Roma) Una sovrana, anticonformista, inquieta, colta, che visse in modo tempestoso: è Cristina di Svezia, figlia di Gustavo Adolfo e regina del suo paese per oltre vent'anni. Questa donna colta e sovrana illuminata, ma anche ricca di contraddizioni, si circondò di intellettuali e scienziati, fra cui Cartesio, che a Stoccolma finì isteriosamente i suoi giorni. Convertitasi al cattolicesimo, si stabilì  Roma dove coltivò intensi rapporti con artisti e letterati e dove fondò quell'Accademia Clementina che sarà culla dell'Arcadia. E nella città eterna mori nel 1689. a sua presunta omosessualità, il suo carattere impulsivo ma fermo, le atmosfere dell'Europa seicentesca, gli intrighi di corte e l'importante ruolo giocato dalla fede in grande parte della sua vita, sono solo alcuni degli ingredienti della biografia Cristina Regina di Svezia di Veronica Buckley (Mondadori Editore - Pag 408 - Euro 19.00)

L'autrice, nata in Nuova Zelanda, ha studiato a Londra ed a Oxford. Attualmente vive a Parigi con il marito, lo scrittore Philipp Blom.

Il mondo di Cristina era un mondo freddo: la sua epoca fu la più fredda che l'Europa ricordasse da migliaia di anni, un 'piccola era glaciale’ che distrusse i raccolti e fece gelare i mari. Era anche un mondo infestato dalla sporcizia, funestato da malattie, acqua inquinata, cibo scarso; un mondo dove i contadini soffrivano la fame e le donne avevano scarso potere.

Ma, soprattutto, era un mondo dominato dal conflitto: la guerra dei trent'anni infiammò l'Europa dal 1618 al 1648, mietendo un numero incalcolabile di vittime.  Cristina, la futura regina di Svezia, nacque in una gelida notte di dicembre del 1626 e, per un errore delle levatrici, venne dichiarata maschio. Un orrore che è solo il primo segno di un'ambiguità che condizionerà tutta la sua vita o la renderà una figura molto originale. Ereditato, a soli sei anni, il trono di Svezia alla morte del padre Gustavo Il Adolfo il Grande, Cristina ricette un'educazione adeguata al rango principesco. Malgrado ciò, dimostra sin da allora un temperamento vivace e anticonformista: la giovane sovrana non di rado mangiava e bestemmiava come il più rude dei soldati, e preferiva gli abiti di foggia maschile, le scarpe basse e i capelli corti alle vesti sontuose e alle complicate acconciature che sarebbero state più consone al suo ruolo. Curiosa, colta e intelligente, sviluppò interessi in molteplici campi: dalla storia antica all' archeologia, dal balletto alla pittura; attirò, inoltre, alla corte svedese letterati, scienziati, artisti e filosofi, tra i quali Cartesio, che a Stoccolma finì i suoi giorni, stroncato dai rigori del clima. Nel 1654, pochi anni dopo l'incoronazione ufficiale, decise, con enorme scandalo, di convertirsi al cattolicesimo e di trasferirsi nel Sud dell'Europa, e abdicò in favore del cugino Carlo Gustavo.

Lasciò quindi la Svezia, si convertì e iniziò una stravagante e dispendiosa nuova esistenza a Roma. Qui frequentò papi e uomini di Chiesa (stringendo fra l'altro una duratura amicizia con il cardinale Decio Azzolino), partecipò all'intensa vita culturale e artistica della città, conobbe e apprezzò il grande Bernini e, assecondando una sua antica passione, promosse un teatro, il Tordinona, destinato a rappresentazioni operistiche pubbliche, il primo del genere a Roma. Di natura incostante e carattere imprevedibile, Cristina si lasciò coinvolgere in progetti politici ambiziosi che non riuscì a portare a compimento, dando prova, in alcune circostanze, di intransigenza e spietatezza. Figlia di un secolo caratterizzato da profondi cambiamenti, Cristina si trovò, a sua volta, a un bivio su questioni di religione, di potere, di politica e di sesso. Considerata di volta in volta lesbica, ermafrodito e atea, infranse ogni convenzione per affermare il suo diritto a decidere e a seguire le proprie inclinazioni a prescindere dal ruolo, dal rango e dall'essere una donna. Il libro, arricchito da numerosi illustrazioni in diversi periodi della sovrana, segue la vita di Cristina in ogni aspetto fino alla morte avvenuta il 19 aprile 1689. Cristina era stata una figura troppo pubblica, una convertita troppo importante, una peccatrice troppo clamorosa per scomparire senza un ultimo, grandioso abbraccio da parte della Chiesa. Così la partenza di Cristina da Roma, fu splendida come il suo arrivo trent'anni prima. Il suo corpo imbalsamato fu esposto per quattro giorni a Palazzo Riario. Fu, poi, trasportato alla chiesa di Santa Maria in Vallicella, la Chiesa Nuova degli oratoriani dove la salma rimase tutta la notte e il giorno seguente; al calar della notte, la salma , con il volto scoperto, fu trasportata al di la del Tevere nella basilica di San Pietro, per il suo ultimo riposo.

(Delt@ Anno IV, n. 158   del 17  luglio 2006)