Un’estate a Teheran  di Farian Sabahi

 

 

Editoria

 

 

(Torino) Estate del 2006. Le cronache dei giornali sono piene di articoli sull'Iran: la minaccia nucleare, l'attacco imminente degli Usa. Ma come si vive a Teheran? Per rispondere a questa domanda, lasciando che a raccontare sia il popolo iraniano, Farian Sabahi (Giornalista e scrittrice, di padre iraniano e di madre italiana, è nata e cresciuta in Italia, ha studiato alla Bocconi di Milano e alla High School di Londra, dove ha conseguito il dottorato. Ha studiato a Londra e Bologna, all’Università di Ginevra è stata titolare del corso sulla Storia dell’Iran del Novecento e attualmente insegna Islam e democrazia alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino e al Master in International Human Rights dell’Università di Siena. È autrice dei volumi Storia dell'Iran, The Literacy Corps in Pahlavi Iran, La pecora e il tappeto: economia tribale in Azerbaigian, ha pubblicato numerosi saggi, scrive sull'Islam e il Medio Oriente per Il Sole 24 Ore e trasmette su Radio Svizzera, Radio 24 e Radio Popolare)  torna a Tehran. Intrecciando sempre osservazioni spicciole, conversazioni, incontri, con eventi di portata internazionale, la giornalista riesce a dare un ritratto spesso contraddittorio, sempre utile, della società iraniana, descrivendolo in Un’estate a Teheran (Editori Laterza), Che verrà presentato oggi, lunedì 15 ottobre alle ore 16.30 nella Sala Viglione di Palazzo Lascaris (via Alfieri, 15 – Torino). Alla presentazione del volume, organizzato da Consiglio regionale del Piemonte e dal Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza dei principi della Costituzione repubblicana (per il ciclo Filo Diretto con gli autori), interloquiranno con l’autrice Claudio Vercelli, ricercatore dell’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini e il vicepresidente del Consiglio regionale Roberto Placido, delegato al Comitato.

Il volume, un viaggio attraverso la società iraniana, racconta i cambiamenti sociali, politico ed economici del suo paese.  Le interviste, i colloqui con gli ayatollah, le conversazioni occasionali durante una corsa in taxi, la descrizione degli uomini e delle donne nelle loro occupazioni quotidiane aggiungono prospettiva e colore a un quadro che è divenuto in questi ultimi anni, nella percezione occidentale, sempre più piatto e monotono.

Quello che ne esce è un paese in bilico tra rinnovamento e tradizione, dove non mancano alcune contraddizioni insospettate: come la possibilità – in un paese dove l’omosessualità è severamente punita – di cambiare sesso e sposarsi, legittimamente e con tanto di sussidio. Ancora, lo stesso paese in cui misurano lo chador  perché non si vedano le caviglie è quello in cui uno dei maggiori campioni di rally è una donna.

“Tornando a casa siamo entrati in un bel negozio per bambini. Con mia sorpresa, mi sono sentita dire che non vendono né pistole né fucili ‘perché incitano i piccoli alla violenza’. Un fatto, questo, che contrasta con le immagini dell’Iran che abbiamo in Italia, dove ad essere ripresi dalle telecamere sono spesso giovani, uomini e donne, che imbracciano il fucile e inneggiano alla vittoria contro un nemico sconosciuto: la retorica del governo è evidentemente distante dall’indole della popolazione” (tratto da un brano del libro)

Info: comitato.resistenzacostituzione@consiglioregionale.piemonte.it

(Delt@ Anno V°, N. 209  del 15 ottobre 2007