Geografia delle Pari Opportunità

 

 

Editoria

 

 

(Roma). Una fotografia, anche se rapida e incompleta dell’operatività e delle caratteristiche delle Commissioni pari opportunità a livello regionale e provinciale. Un tentativo – data la reale difficoltà di reperimento dei dati – di ridisegnare la mappa, appunto di questi organismi il cui compito era, vent’anni fa come oggi, di carattere tecnico-consultivo, a sostegno dell’azione ordinaria degli organi di governo decentrato. Organismi cui spetta il compito, ancora, di promuovere i principi di pari opportunità tra uomo e donna in tutti i campi del vivere sociale, vigilando sull’applicazione. La mappatura, Geografia delle Pari Opportunità (Collana Demetra, Atti e Convegni Emanuele Romeo Editore by Emarom s.a.s), voluta dal Ministero Pari opportunità, è stata demandata al gruppo “Rete” della Commissione Nazionale pari opportunità. Un progetto – spiega la ministra Prestigiacomo nell’introduzione della ricerca - che "si è mosso per definire la collocazione geografica degli organismi di parità" e "per portare alla luce il ruolo di ognuno di essi, sia pur differente, al fine di tessere una rete di scambio di esperienze, di elaborazioni e di proposte con la finalità di rimuovere gli ostacoli che di fatto ancora costituiscono discriminazione diretta o indiretta nei confronti delle donne", oltre che di "valorizzare le esperienze di genere e favorire il riequilibrio della rappresentanza tra uomini e donne in tutti i luoghi decisionali".

Al settembre 2005, 18 in sostanza risultano essere le Cpo regionali attive, assenti in Sicilia e Emilia Romagna, mentre 1 soltanto è in fase di rinnovo. Dallo  studio – presentato ieri nella Sala Stampa di Palazzo Chigi dalla vice presidente della Commissione Pari Opportunità Lùcia Borgia e dalla coordinatrice del gruppo 'Rete' della stessa commissione Ivette Cagliari - emerge anche che il Consiglio regionale è l'organo presso cui le commissioni sono incardinate e che l'attenzione prevalente delle Cpo si concentra sui temi della rappresentanza politica (14%), dell’ equa rappresentanza di genere nel mercato del lavoro(13%), della conciliazione (12%), discriminazione sessista e mobbing. (12%). Ambito, quest’ultimo, in cui operano istituzionalmente le Consigliere di parità. Seguono il tema della violenza e dei maltrattamenti, l’imprenditoria femminile e la lotta agli stereotipi di genere (ciascuno, 11%). Ancora non prioritario per tutte le Cpo la questione della parità di trattamento economico e retributivo tra i generi (10%). Indicazioni specifiche sono state il tema dell’istruzione in un’ottica di genere, dell’immigrazione e quindi dell’intercultura e della sanità e salute per le donne (2%).

A livello provinciale esistono 58 commissioni (45 si collocano all’interno dell’Amministrazione provinciale, 7 fanno esplicito riferimento direttamente al Consiglio, 2 alla Giunta, mentre 14 non hanno fornito in merito indicazione alcuna), di cui 48 al Nord e 10 al Sud e Isole, mentre sono 13 quelle in costruzione. Sono 33 le province prive di commissioni pari opportunità (13 nel Centro Nord e 20 nel Sud e nelle Isole).

Non esiste una normativa unica che prevede per entrambi i livelli – regionale e provinciale – un limite numerico sulla composizione (che va da un minimo di 9 a un massimo di 103), sulle modalità di reclutamento (dal bando aperto al reclutamento di esperte sui temi della parità e delle pari opportunità, alla nomina diretta dei componenti da parte della Giunta, del Consiglio o del Presidente della Regione) e sulle dotazioni finanziarie di ogni CPO.

Per il 70% dei casi l’autonomia finanziaria si concretizza nel poter disporre di un budget approvato dagli organi competenti, variabile a seconda della presentazione di un piano di lavoro articolato in base a priorità ed obiettivi. Un budget che varia – 15% dei casi – dai 10 ai 20.00 euro, mentre un altro 15% non disponendo di alcuna autonomia finanziaria dipende dalla gestione finanziaria dell’ordine in cui la CPO è incardinata.

Per Lùcia Borgia, lo scopo di questo lavoro è di "creare una fitta rete per scambiare esperienze, proposte e valutazioni. Per muoversi in modo omogeneo tutti insieme, verificando successi e insuccessi, consolidando risultati raggiunti e unendo le forze per rimuovere gli ostacoli che si frappongono a reali pari opportunità, che poi sono la possibilità e il diritto di vedere riconosciuti i propri meriti”.

"Con questo volume – per Ivette Cagliari - si abbatte un primo muro fra gli organismi per le pari opportunità nel nostro paese, quello della comunicazione all'esterno e all'interno della rete degli organismi istituzionali. Infatti, fino ad oggi risultava difficile far circolare informazioni tra le varie commissioni territoriali, per il semplice motivo che non esisteva alcuna mappa di riferimento (l’ultima a nostra memoria risale alla pubblicazione, tre anni or sono del volume della CPOR Toscana, www…veleggiare in un mare di pari opportunità, una mappa per orientarsi su pari opportunità, formazione, lavoro e imprenditoria femminile, che conteneva anche, oltre quelli del proprio territorio, diversi indirizzi di CPO regionali e provinciali) aggiornata o completa”. Perciò era essenziale definire geo-politicamente  questi organismi, per sottrarli al rischio di isolamento, favorendone così la loro organizzazione in rete”.

Il Gruppo Reti Organismi di Parità, su incarico della Commissione ha cercato, con la ricerca, di colmare un gap informativo, la cui conseguenza è stata di fatto la limitazione della produttività di tutte le commissioni sparse sul territorio. Lavorando con impegno e avvalendosi del supporto di rappresentanti datoriali, sindacati, regioni e associazioni ha prodotto un risultato giudicato dalle presenti alla conferenza stampa di ieri (Marisa Fagà, Rita Capponi, tra le altre), egregio, indispensabile ma non esaustivo. Un punto di partenza per un ulteriore approfondimento di tipo qualitativo che necessita, dunque di un passo successivo, che -  sono le conclusioni cui giunge la ricerca -  “potrà essere quello di incrociare molte delle variabili del questionario predisposto per l’osservatorio, raffrontandole con alcune istanze e problematiche di carattere istituzionale, dalla messa in rete delle esperienze, alle configurazioni di pari opportunità alla luce della Riforma del Titolo V della Costituzione”.

L’obiettivo – in sostanza – sarebbe quello di “offrire un ventaglio di diversificate possibilità – in termini di composizione, modalità organizzative, di funzionamento e potenzialità – a quelle realtà territoriali nelle quali non sono state ancora attivate le CPO”, tenendo presente che c’è un Nord e un Sud della realtà delle Commissioni. Un Sud che ancora langue per disattenzione, e questa la dice lunga sulle scelte delle amministrazioni rispetto alle politiche di genere.

Strategico, infine, sarebbe poter ampliare – indica la ricerca – la rilevazione anche rispetto ai comuni, completando così la geografia delle pari opportunità nei tre livelli di governo territoriale. Il sasso è lanciato. Al prossimo governo completarne l’opera.

La versione integrale del volume è reperibile sul sito del Ministero Pari Opportunità: www.pariopportunita.gov.it

(Delt@ Anno IV, n. 38 del 22 febbraio 2006)                                                                Ca. G.