Questo è il mio corpo!: l’ultimo libro di Sindiwe Magona  

 

Editoria

 

 

(Roma). “Dio sapeva che la donna africana avrebbe vissuto tempi duri, durissimi. Ecco perché le donò una pelle resistente come Madre Terra stessa. Le diede una pelle dura, senza tempo, affinché il dolore non le si leggesse in viso; affinché quel viso non diventasse una mappa del suo cuore straziato e squarciato”. Con queste parole si apre l’ultimo romanzo di Sindiwe Magona, Questo è il mio corpo!, uscito in prima edizione mondiale in Italia per la casa editrice Gorée e presentato ieri  (mercoledì 5 dicembre) dall’autrice stessa presso la libreria Rinascita di viale Agosta.

Sindiwe Magona è una di quelle donne che ce l’ha fatta, ma non è stato facile: nata nel Transkei e cresciuta nei sobborghi di Città del Capo, si è laureata lavorando al contempo come domestica e crescendo da sola 3 figli. Ha conseguito poi un master in Scienze dell’Organizzazione Sociale del Lavoro presso la Columbia University. Nel 1976 viene chiamata a far parte del Tribunale Internazionale per i crimini contro le donne e nel 1977 è tra le dieci finaliste del Woman of the Year Award. Ha lavorato per 25 anni alle Nazioni Unite e al termine di questo impegno ha deciso di ritornare in quei sobborghi in cui è cresciuta, per raccontarli e per cambiarli.

Il romanzo, uscito il 1 dicembre in occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids, tema intorno cui ruota l’intera storia, è allo stesso tempo una denuncia e il racconto di una grande amicizia: una voce giunta a spezzare il silenzio che circonda la “guerra” che ogni giorno si consuma in Sudafrica. Perché di guerra si tratta quando a morire sono centinaia di persone ogni giorno. Eppure tutto tace. E’ proprio per squarciare questo velo che Sindiwe Magona ha deciso di scrivere questo romanzo.

Mentre in Italia arrivano segnali allarmanti di un calo di prevenzione, nel Sudafrica che ci racconta la scrittrice, l’attività economica più sviluppata sono le imprese di pompe funebri. Eppure i governi succedutisi negli ultimi anni poco o nulla hanno fatto per affrontare questa vera e propria epidemia. Nonostante il Sudafrica abbia il più alto tasso mondiale di sieropositivi, ancora si stenta a riconoscere e pubblicizzare l’efficacia dei farmaci antiretrovirali: “è il governo stesso a creare confusione”, come denuncia la scrittrice.

Di non secondaria importanza anche le conseguenze indirette della diffusione della malattia sul tessuto sociale: in questa prospettiva desta viva preoccupazione soprattutto la credenza in base alla quale si può guarire avendo un rapporto con una ragazza vergine. Credenza che ha comportato un abbassamento nell’età delle vittime degli stupri, fino a casi di violenza su neonati di appena 15 giorni.

La situazione è grave: Aids, violenza sui bambini e violenza sulle donne sono all’ordine del giorno.

Per offrire un futuro al Sudafrica la scrittrice di Città del Capo cerca di offrire un futuro ai figli di questo Paese. A questo scopo ha fondato South Africa 2033, un’organizzazione non governativa che incentra il suo operato sull’unica vera arma in grado di sconfiggere violenza e povertà, quella stessa arma che ha fatto sì che ieri lei fosse qui a parlarci di tutto questo: l’istruzione.

A riconoscimento della sua carriera di scrittrice e del suo impegno civile Sindiwe Magona ha ricevuto il 10 novembre scorso il Premio Grinzane – Terra d’Otranto.

(Delt@ Anno V°, N. 235 del 6 dicembre 2007)                                       Ingrid Colanicchia