“Contro le donne nei secoli dei secoli” di Silvia Ballestra

 

 

Editoria

 

(Roma) Rabbia, fastidio, amarezza. Questi i sentimenti che accompagnano la lettura del pamphlet di Silvia Ballestra, “Contro le donne nei secoli dei secoli” (Il Saggiatore, 2006). Sentimenti che prova la stessa scrittrice – pur mediati da un sapiente stile ironico -  e che sgorgano immediati e spontanei nell’esaminare l’attuale situazione femminile in Italia. Varie sono le angolature da cui Balestra analizza il fenomeno: il trattamento riservato alle donne nelle pubblicità, sui giornali, in televisione non può nascondere la concezione patriarcale che ancora permea l’intera società, il cui frutto sono stupri, violenze domestiche, omicidi a danno delle donne. Donne che, d’altro canto, spesso “remano contro” se stesse adattandosi ai modelli e ai ruoli che la società impone loro.

Non possono essere taciuti, d’altra parte, i colpi tremendi inferti alle donne da uomini che esercitano il potere politico e religioso e che, in forza della loro posizione, giocano un ruolo ancor più negativo nella direzione di un «ostentato disprezzo per la donna».

Silvia Ballestra definisce il suo pamphlet una «scenata».Una scenata per protestare contro la mortificazione della donna, contro le notizie fuorvianti che parlano di crescita dell’imprenditoria femminile e di pari opportunità… La realtà appare infatti diversa. Oggi la donna deve fronteggiare mille ostacoli nel campo lavorativo, dalla precarietà ai ricatti, al mobbing a causa della maternità, ai servizi scadenti o insufficienti ( come gli asili nido). Inutile poi parlare della (ir)rilevanza delle donne in politica; esse non solo non ricoprono le cariche più importanti, ma quando parlano non vengono ascoltate seriamente - l’attenzione dei colleghi e del pubblico riservandosi al loro abbigliamento, al loro aspetto -  con il risultato di perpetuare nell’arena politica i commenti sessisti di quegli uomini comuni moralmente bassi.

Purtroppo i motivi per continuare «la scenata» sono ancora molti: la mercificazione del corpo femminile attuata dai media, la violenza contro le donne, fatto drammatico e inquietante nelle dimensioni e che come tale dovrebbe essere analizzato come fenomeno globale. Riguardo quest’ultimo aspetto, Silvia Ballestra nota sottilmente come i media si soffermino di volta in volta sui particolari più cruenti e raccapriccianti dei singoli casi, in osservanza della spettacolarizzazione degli eventi e di ciò che fa più notizia. 

Sguardo amaro anche sulla triste condizione delle donne emigrate in Italia. Il nostro Paese, ormai vecchio, ha bisogno dell’ emigrazione femminile; i ruoli di badante, di colf, di baby –sitter sono affidati ad essa. Gli ostacoli e le difficoltà che le straniere incontrano sono però innumerevoli.

La scrittrice non dimentica nemmeno gli avvenimenti connessi al referendum sulla legge 40, che secondo Ballestra sono stati un attacco evidente alla donna. La scarsa informazione sulla legge e sul problema della fecondazione eterologa, sulla ricerca sulle staminali embrionali, l’invito a non votare sono stati percepiti dall’autrice come un modo per rimandare il problema, anzi per negarne l’esistenza e non dare voce alle dirette interessate, le donne.

Ad onor del vero «la scenata» dovrebbe avvenire anche contro quella parte di donne che ai modelli e alle pretese maschilisti si adattano. Il bombardamento continuo di prototipi da emulare, di bisogni artificiali indotti, però, non può non finire per plasmare la mentalità femminile. Si instaura quindi nelle donne la convinzione che,  adeguandosi ai modelli proposti, esse possano essere accettate e fare strada nel gruppo dominante. 

Finisce «la scenata». Una soluzione alle questioni che Ballestra  solleva, purtroppo, non c’è.   Ci si unisce quindi con l’auspicio della scrittrice stessa, affinché altre ed altri facciano le loro «scenate» e organizzino proposte di resistenza.     

(Delt@ Anno V°, N. 26 del 6 Febbraio 2007)                                               Silvia De Silvestri