AI CONFINI DELLA REALTÀ
di Sandro Malucchi

La complessità della riabilitazione psichiatrica è rappresentata da una serie di variabili interagenti. La struttura (casa famiglia), la cura farmacologica prescritta dal medico psichiatra, il lavoro di gruppo e la relazione sono i metodi e gli strumenti che permettono all'utente di percorrere le tappe della riabilitazione psico-sociale. La comunicazione tra la realtà comunitaria delle case famiglie e il sociale diventa l'ulteriore possibilità di crescita sia per gli utenti sia per il sociale. Secondo la teoria di Denis McQuail (Le comunicazioni di massa, il Mulino, 1987) il processo delle comunicazioni è di tipo piramidale. Molti sono i casi, nel sociale, di comunicazione intrapersonale (es. elaborazione delle informazioni) che, a scalare di numerosità, precede quella di tipo interpersonale (es. coppia), interna al gruppo (es. la famiglia allargata), di macro-gruppo (la comunità), istituzionale (es. sistema politico), di massa. La Cooperativa Humanitas, da venti anni impegnata nell'area della salute mentale, agisce sulla quasi totalità delle forme di comunicazione individuate da Mc Quail. Nell'operare quotidiano, nella relazione con gli utenti, l'equipe operativa sostiene il paziente nell'elaborazione delle informazioni da cui viene bersagliato. È un lavoro complesso, compiuto utilizzando l'ascolto e proponendo forme interpretative dei messaggi che non siano distorte dalla patologia o disturbanti per l'utente stesso. La comunicazione interpersonale viene sperimentata quotidianamente gestendo relazioni di coppia (utente-operatore o utente-utente) sulla base della reciprocità, nel pieno rispetto delle esigenze espressive di chi parla e di chi ascolta. Anche la comunicazione interna al gruppo, nella sua accezione di famiglia allargata, viene costantemente sostenuta dall'operatore della psichiatria. Esso si pone come mediatore tra il paziente e la famiglia, una sorta di canale comunicativo privilegiato e attento al rispetto delle più comuni regole comunicative. L'operatore in questo caso diventa il contenitore delle ansie familiari, il moderatore dei toni e degli argomenti. Ciò viene compiuto senza alcuna forma censoria nè con invadenza. Esso si pone nella posizione del traduttore di stimoli, trasformando questi in possibilità di lettura positiva. La presenza del paziente nel suo territorio e all'interno della comunità di riferimento viene costantemente accompagnata. Spesso il paziente rischia un senso di inadeguatezza, di marginalità, di diversità. L'operatore della riabilitazione psichiatrica di Humanitas interviene per rendere la relazione ambiente-paziente più fluida possibile. Per esempio accompagnare un paziente negli uffici del Centro per l'Impiego significa dotarlo di un sostegno al superamento dell'inabilità. La comunicazione con le Istituzioni è spesso alienante per i pazienti della psichiatria, d'altra parte forse lo è per tutti. La distanza tra Istituzioni e cittadini è difficile da colmare nonostante gli sforzi di trasparenza compiuti dalle Pubbliche Amministrazioni. Anche in questo caso l'operatore diventa una sorta di mezzo di comunicazione (o di traduzione) tra le domande del paziente e le risposte dell'Istituzione. È sul piano delle comunicazioni di massa (cinema, quotidiani, radio e televisione, per alcuni versi anche Internet) che l'operatore della psichiatria, sia esso di Humanitas o il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale, trova difficoltà a promuovere letture della diversità che siano positive e costruttive per il paziente. L'immagine, o la rappresentazione sociale, della malattia mentale purtroppo continua ad essere improntata sul sensazionalismo e sulla paura. Qui occorre compiere uno sforzo, congiuntamente dal basso e dall'alto, perchè la diversità venga sentita come risorsa e non come stigma. Ma rimane un'ultima questione da sviscerare: qual è il rapporto tra l'organizzazione Humanitas e i suoi utenti? Se analizziamo l'aspetto relazionale del rapporto tra Humanitas e suoi utenti, possiamo scoprire che ogni esperienza di contatto, ogni erogazione di servizio, è in grado di produrre emozioni. La Cooperativa Humanitas, come un organismo, trasuda emotività in ogni contatto diretto o mediato. Queste emozioni prodotte sull'utente possono essere positive o negative, piacevoli o umilianti, a seconda della capacità organizzativa e della cultura della comunicazione che incontriamo. Secondo una ricerca di Trevisani (2001), si sono evidenziate "... otto emozioni primarie: gioia, accettazione, paura, sorpresa, tristezza, schifo o repulsione, collera, aspettativa. Dalla loro combinazione, emergono emozioni derivate: ottimismo, amore, sottomissione, spavento, delusione, rimorso, disprezzo, aggressività." Per sapere qual è lo stato di salute della Cooperativa Humanitas, che tipo di comunicazione intercorre tra l'organizzazione e i suoi utenti, basterebbe chiedere proprio ai pazienti come stanno. Chiediamoglielo.

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