COMUNICARE SOCIALMENTE

Intervista a Adriano Fabris direttore del corso di laurea in Comunicazione pubblica, sociale e d'impresa dell'Università di Pisa
di Silvia Andreini

Che cos'è la comunicazione pubblica?
Comunicazione pubblica è comunicazione al servizio del cittadino. Si tratta di quella forma di comunicazione che davvero rende possibile, nelle forme stabilite dalla legge 150/2000, una intermediazione efficace tra le istituzioni e i cittadini. In quanto tale, essa è in grado di contribuire alla creazione di uno spazio comune, di promuovere il consenso e di favorire la partecipazione democratica.

Qual è la differenza tra comunicazione promozionale e informazione? La pratica manipolativa è esclusiva della pubblicità?
Come dicono i manuali, il verbo 'comunicare' indica l'atto volontario, programmato e consapevole, di scambiare messaggi per un determinato scopo. L'informazione, invece, di solito è involontaria e consiste di sintomi e segnali (la febbre, ad esempio, è sintomo della malattia; l'arrossire è un segnale del nostro imbarazzo), rispetto ai quali non può esserci dissimulazione, mentre questa vi può ben essere nel caso dei segni (volontari e intenzionali) di cui è costituita la comunicazione. Di più. La comunicazione non si limita a questo semplice scambio, ma pretende qualcos'altro, che è decisivo: intende stabilire un terreno comune fra i vari interlocutori, vuole coinvolgerli in un orizzonte condiviso. Ne consegue che mentre l'informazione risulta monodirezionale, la comunicazione deve tener conto sempre della reazione dei parlanti: sia nel caso in cui questa venga esplicitamente espressa, come accade nel dialogo, sia nel caso in cui il feedback sia fatto di segnali diversi, ad esempio mimici o corporei. Certo: la pratica manipolativa è possibile in ambedue questi ambiti. Ma essa risulta più difficile da attuarsi se l'interlocutore è in grado di rispondere.

All'interno della comunicazione pubblica è possibile definire alcuni criteri che determinano le peculiarità della comunicazione nel settore delll'impresa sociale?
La comunicazione per uso sociale è quella forma di comunicazione pubblica che non solo è posta al servizio di particolari esigenze dei cittadini, ma che deve altresì promuovere il rispetto per tali esigenze, nel contempo promovendo anche se stessa. Credo che in Italia, in questo momento, ci sia un grande bisogno di un'adeguata formazione per i comunicatori sociali. Ecco perché l'Università di Pisa ha istituito un corso di laurea in Comunicazione pubblica, sociale e d'impresa.

Agostinelli, nel n. 63/2002 di Impresa Sociale, ha scritto che "l'interesse generale è dato dal carattere ecumenico della comunicazione sociale [e che] essa cerca la relazione estesa: i suoi temi prevalenti non sono proposti in funzione del punto di vista di una parte soltanto della società, ma si ispirano a valori che non comportino dispute, cioè che siano condivisibili dalla collettività nel suo complesso". Che cosa ne pensa?
Sono perfettamente d'accordo con quanto scrive Agostinelli.

La diffusione dei professionisti della comunicazione all'interno delle aziende pubbliche e private, secondo lei, aiutano la comprensione dei problemi per il cittadino o lo pongono sempre più in una posizione di cliente?
È di moda, ormai, parlare di "clienti", invece che di "utenti" o di "cittadini". Il rischio di questa posizione è in essa sembra che l'unico motivo per cui il cittadino può veder salvaguardati i suoi diritti è il fatto che paga un certo servizio. Ma l'avere certi diritti non è qualcosa che si acquisisce a pagamento.

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