CIELO ANTERIORE E CIELO POSTERIORE

Come Cielo Posteriore si intende la dimensione che viviamo nella condizione che definiamo di “normalità”.

Si può anche definire “mondo della forma”.

Questa dimensione è regolata dallo spazio e dal tempo entro certi limiti e trova la materia aggregata sotto varie forme.

La forma è tale in quanto osservata dal suo esterno, quindi nella propria convessità globale, la visione nel Cielo Posteriore viene quindi definita: visone “esterna”.

In questo ambiente il movimento si manifesta con un inizio e una fine, quindi si hanno situazioni di stasi e di moto.

La visione dell’ambiente che ci circonda è limitata dallo spazio e dal tempo.

La materia aggregata in una forma è misurabile con parametri proporzionali alla sua dimensione.

La misura è comprensibile entro certi confini determinati dal tempo; quando si parla della distanza in anni luce di alcuni corpi celesti dalla terra, questa realtà non potendo essere materialmente vissuta in un ciclo vitale dall’individuo, si colloca nella nostra coscienza come una conoscenza astratta.

La visione del mondo che ci circonda è, di conseguenza, relativa al nostro stato di coscienza e la realtà vissuta come tale è commisurata all’esperienza psicofisica della collocazione del nostro corpo nello spazio e alla sua velocità di spostamento.

La visione della terra piatta da parte dei nostri antenati era determinata dalla limitata velocità dei mezzi di trasporto dell’epoca.

Una certa consapevolezza della sfericità del nostro pianeta si poteva intuire allorché con i grandi viaggi, la topografia del territorio, disegnata con i criteri della geometria euclidea, su di un piano,risultavano discordanti con il tempo necessario alla percorrenza del perimetro.

Se osserviamo le antiche carte geografiche possiamo notare la loro forma distorta in eccesso di misura.

Facciamo un esempio:

Se percorriamo una porzione di una sfera ad una certa distanza dal suo polo, possiamo disegnare con una certa approssimazione il tragitto trasponendone il disegno su di un piano, in questo caso vedremmo un cerchio. Più ci si allontana dal polo, più aumenta l’errore grafico.

Se prendiamo la buccia di una mezza arancia, possiamo farla aderire senza troppe difficoltà a un piano solo se la sezioniamo in prossimità del polo, ma se vogliamo farla aderire nella sua interezza, necessariamente essa si dividerà in spicchi.

Se misuriamo la circonferenza totale, compreso lo spazio tra uno spicchio e l’altro (linee tratteggiate) avremo un percorso assai più lungo della misura effettiva della buccia.

Le vecchie carte geografiche risentivano probabilmente di questo errore.


La visione del mondo, della vita e le sue rappresentazioni avveniva conseguentemente al vissuto esperenziale.

La conoscenza della sfericità del pianeta non coincise comunque con la coscienza fino a quando i mezzi di locomozione non raggiunsero una velocità accettabile.

Oggi se guardiamo l’orizzonte, possiamo percepire, sentire, la sfericità del nostro pianeta, contrariamente ai nostri avi che non la percepivano rotonda, ma piatta.

Anche oggi il livello di coscienza non corrisponde a quello della conoscenza; tutti sappiamo che la luna gira attorno alla terra e che la terra gira attorno al sole, ma con la semplice osservazione esterna del cielo non riusciamo distinguere, a livello di percezione, il movimento reale della luna da quello virtuale del sole.

La fisica subatomica ha scoperto che anche il quark non è la particella di materia più piccola, ma è anch’esso suddividibile (http://webscuola.tin.it/risorse/quark/opera/quarks.htm) e l’astronomia nei confronti dei buchi neri ha espresso delle tesi che sconvolgono la pur razionale visione dell’universo entro certi limiti di spazio.

Tutta questa realtà toccata dalla scienza e acquisita razionalmente, non vede comunque partecipe la nostra coscienza.

Questa situazione era già nota ai taoisti più di tremila anni fa, e per esprimerla essi ci tramandano attraverso i classici il principio: il piccolo non ha interno, il grande non ha esterno.

Con lo studio dei 64 esagrammi dell’ Yi Jing , noi possiamo rilevare e studiare la realtà effettiva della materia e l’energia che ne dispone la trasformazione continua.

Per concludere, l’ambiente del cielo posteriore (si preferisce definirlo ambiente, in quanto a differenza dell’interpretazione della realtà a seconda di diverse dimensioni 1^,2^,3^ eventuale 4^, la visione taoista di due ambienti: posteriore e anteriore interagenti, definiscono un’unica dimensione) vede la materia aggregata in una forma, più o meno animata nella propria integrità soggettiva, che per consuetudine sogliamo dividere in mondo minerale, vegetale e animale.

Questo ambiente è soggetto a delle regole che sono espresse in gran parte dalla fisica Newtoniana.

Il Cielo Anteriore è un ambiente vasto, non delimitato dallo spazio e dal tempo così come siamo abituati a concepirli, è il mondo della non forma, del movimento continuo. Non importa la materia nella sua consistenza, ma lo spazio che separa le particelle di materia. Per queste sue caratteristiche è difficile da descrivere con parole che sono nate per definire gli aspetti materiali delle cose.

Prendiamolo quindi in esame con Il Ba Gua, che ne traccia le caratteristiche essenziali.





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