NOTICIAS DE AMERICA LATINA Y EL MUNDO
ECUADOR, RESISTENZA INDIGENA AL GOVERNO
Mercoledì scorso 15
gennaio, si è insediato il nuovo presidente dell'Ecuador Lucio Gutierrez che nel
discorso ufficiale ha invitato tutti gli ecuadoriani "a partecipare ad un gran
dialogo nazionale, per lottare contro la corruzione e la povertà; non possiamo
sviluppare il nostro paese pagando per il debito estero il 40% del PIL. (..)
Promuoverò una visione di interculturalità e diversità nelle relazioni
internazionali per costruire una politica estera finalizzata ad una maggior
indipendenza economica e politica" - ha enfatizzato l'ex colonnello Gutierrez,
che ha vinto le elezioni del novembre scorso con il sostegno di Alleanza Società
Patriottica, del movimento Pachacutik e del partito roldosista, sconfiggendo con
il 54.5% dei suffragi il multimilionario bananero Alvaro Noboa, rappresentante
dei poteri forti economici e finanziari locali.
Nel pomeriggio ha festeggiato l'investitura in modo inedito e simbolico in mezzo
ad una moltitudine colorata di 40.000 persone, in maggioranza indigeni e poveri
delle classi popolari, stipati nello stadio olimpico "Atahualpa" nell'ambito di
una "cerimonia della speranza" come un "giuramento di fronte al popolo".
Nel piccolo paese Andino è stato eletto l'ex-colonnello Gutierrez, che nel
gennaio 2000 aveva detronizzato il corrotto Mahuad partecipando a quel
triunvirato di governo popolare che poi gli costò 40 giorni di carcere,
intollerabile per lo sceriffo del mondo USA che aveva subito minacciato
l’embargo. Troppo facile equipararlo a Fidel Castro o a Chavez, è un militare
ribelle anomalo che ha scelto di investire sui movimenti popolari riconoscendo
il protagonismo degli indios, storicamente esclusi, ricercando la "via andina al
socialismo", una sorta di terza via latinoamericana appoggiata dall'ex operaio
Inacio Lula da Silva in Brasile, dal cocalero Evo Morales in Bolivia, dal
golpista Chavez in Venezuela, del rivoluzionario Fidel a Cuba, tutti presenti a
Quito insieme anche al Premio nobel per la pace Rigoberta Menchù.
Dopo oltre 500 anni l'Ecuador è stata scelta la prima ministra degli Esteri Ninà
Pacari, esponente di spicco del Coordinamento delle Nazionalità indigene CONAIE
insieme al neo ministro dell'agricoltura Luis Macas (che si dovrà confrontare
con la violazione massiccia dei diritti sindacali nel primo produttore di banane
a livello mondiale).
E' la continuazione della rivoluzione del poncho iniziata con la
coscientizzazione promossa di Mons. Leonidas Proanò, padre della teologia della
liberazione dal volto indio, che portò alla prima rivolta del 1990 conosciuta
come "Leviantamento del Inti Raymi" (Festa del Sole).
Non a caso la candidatura unica a sinistra è stata promossa anche dall'impegno
di Mons. Alberto Luna Tobar, già arcivescovo di Cuenca e di P. Edoardo Delgado (
una scelta che, su pressione della potente Opus Dei capitanata da Mons. Arregui,
gli costo l'allontanamento dalla carica di Rettore dell'Università Politecnica
Salesiana di Quito, che aveva aperto le porte agli indios durante il
leviantamento del gennaio 2001)
Il nuovo governo appena insediatosi, dovrà garantire risposte, vie di scampo ad
una crisi acutizzata dalla dollarizzazione che impoverisce strutturalmente la
maggioranza povera provocando oltre un milione di immigrati spesso alla mercè di
sfruttatori e gang criminali; il 50% dei minori di cinque anni soffre di
denutrizione, le spese sociali per la salute, la scuola, la sicurezza alimentare
vengono tagliate per pagare il debito estero che annienta la sovranità
nazionale.
Continuano le violazioni dei diritti umani per le fumigazioni al confine con la
Colombia, subendo le violente conseguenze del PLAN COLOMBIA che sta
regionalizzando un conflitto (come hanno sempre documentato e per questo sono
minacciati di morte i vari Alexis Ponces dell'Assemblea Permanente Diritti Umani
APDH, Pablo de la Vega del Centro di Documentazione sui diritti umani "Segundo
Montes Mozo", Jhonny Jimenez del Servizio Pace e Giustizia SERPAJ, la
Commissione Ecumenica diritti umani CEDHU), mascherando la lotta al
narcotraffico con lo sterminio di chi si impegna per la lotta sociale: le
comunità nere e indigene, dirigenti sindacali, campesinos, difensori dei diritti
umani. Ne è una drammatica conferma l'Oleodotto OCP (che vede implicati anche
ENI- Agip e Banca Nazionale del Lavoro contro cui si è mobilitata anche
un'apposita campagna di pressione in Italia con la Campagna per la Riforma della
Banca Mondiale, CRIC, Attac, Carta, ecc.), considerato strategico per i suoi
interessi economici da parte dei poteri transnazionali .
I movimenti popolari (in prima fila Accion Ecologica, Accion por la Vida, la
comunità di Sarayacu) si oppongono alla distruzione e allo sfruttamento della
‘Madre Terra’, la ‘Pachamama’, in Amazzonia e lungo il tracciato dell'Oleodotto
OCP e sollecitano nuove politiche di sovranità nazionale nei confronti delle
multinazionali petrolifere come la Texaco e l'Agip, capaci di difendere
l'ecosistema e i popoli che da oltre 500 anni resistono alla conquista
depredatrice e neoliberista.
La crisi che attanaglia il Paese Andino con il 70% della sua popolazione al di
sotto della soglia della povertà è drammaticamente analizzato dall'economista
Alberto Acosta (esperto di debito estero a livello mondiale): "Gli indici di
povertà e di concentrazione della ricchezza in Ecuador sono inacettabili: il 5%
dei minori di cinque anni muore per malattie curabili. Il 44% dei minori di età
scolare ha deficienze nel livello di istruzione. L'81 % di minori e madri povere
non ha accesso all'attenzione medica. Il salario minimo (148 dollari) non copre
neanche la metà del "paniere" familiare di base. Per questi bambini non ci sarà
futuro mentre la corruzione regna nella società, mentre i ricchi ostentano un
tenore di vita costruito sulla miseria della maggioranza, mentre le elites di
potere, le politiche economiche ortodosse sviluppano la civilizzazione della
diseguaglianza, idolatrando l'ideologia neoliberale".
Questa drammatica situazione richiede un'inversione di rotta delle politiche
governative troppo spesso ostaggi di corrotti e ladri (non a caso il presidente
Gutierrez incontrerà Bush il prossimo 11 febbraio anche per ottenere
l’estradizione di un gruppo di banchieri corrotti, riparati negli Stati Uniti,
che hanno ancora grossi conti in sospeso con la giustizia): debito estero, ALCA,
un parlamento del Mercosur, lotta alla povertà, consulta popolare sono priorità
in agenda.
Per esempio la proposta di un'Area di libero commercio delle Americhe (Alca),
presentata dagli Stati Uniti per favorire i commerci nei vari Paesi del
Continente, sarebbe per l’Ecuador un “suicidio: nelle condizioni attuali non
esistono garanzie per la nostra impresa nazionale” ha già commentato Nina Pacari
alla guida del dicastero internazionale, facendosi portavoce anche di quella
opposizione all’ALCA promossa durante le giornate di mobilitazione
latinoamericana proprio per le strade di Quito a fine novembre.
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