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NOTICIAS DE ARGENTINA


Argentina e la crisi del sistema capitalistico neoliberista

 

E' passato un anno da quando il figlio prediletto del Fondo Mondiale Internazionale e della Banca Mondiale, ha dimostrato praticamente il fallimento e la crisi strutturale del sistema capitalistico neoliberista.
L'Argentina e' un paese incridibilmente ricco di materie prime, dal petrolio, alla terra, all'acqua. eppure la sua popolazione e' per un sessanta per cento sotto il livello della poverta' e la denutrizione e' una delle principali cause della mortalita' infantile.
Dieci anni, sotto il governo di Menem (89' 99') dove la classe media argentina ha vissuto il sogno di essere un paese Europeo, vivendo nel lusso immaginario, con il denaro derivato dalla vendita pezzo per pezzo di tutte le principali risorse argentine. La Benetton ha in mano piu' di novemila ettari di terra desolata nella pampa, tutte le principali fonti di acqua sono in mano a multinazionali, la Repsol vende il petrolio in dollari fuori e dentro la stessa argentina, licenziando lavoratori e provocando disastri ecologici.
Anche tutti i servizi, dal gas al telefono ai trasporti sono in mano a capitali esteri.
Venduto tutto, è terminato il sogno. Quella stessa classe media, che vedeva come criminali le organizzazioni politiche che gia' esistevano, come il movimento dei disoccupati, e assurdi i discorsi contro la politica economica mondiale, alle 23.00 del 19 dicembre, dopo che il presidente De La Rua dichiaro' lo stadio di sitio si riverso' nelle strade insieme a chi aveva considerato un criminale fino a poco tempo prima.
Due giorni di guerriglia urbana e disordine in tutto il paese.
Cinque governi che si susseguirono in due settimane.
Cosa e' cambiato in questo anno?
Da quel venti dicembre e per tutto questo anno si sono sviluppate nuove esperienze sociali e le organizzazioni che gia' esistevano hanno acquisito nuova forza.
In risposta al "que se vayan tod@s", si sono formate le assemblee popolari, che, per la loro connotazione organizzativa, di democrazia diretta e orizzontalita', sono portatrici di un percorso di democratizzazione e costruzione di controcultura. Sebbene il numero delle assemblee sia diminuito, molte hanno continuato un percorso di radicalizzazione, occupando posti abbandonati e iniziando, con mense e "merenderos", dibattiti sociali e politici, proiezioni, un importante lavoro di sensibilizzazione nel proprio quartiere.
Le fabbriche, molte delle quali avevano iniziato la loro lotta prima di dicembre, si sono moltiplicate in questo anno, e se ne contano piu' di duecento tra quelle recuperate e quelle occupate. Molte hanno deciso di darsi una forma legale, cooperativa, altre, circa quaranta, portano avanti la lotta per l'espropriazione e la statalizzazione immediata della fabbrica a controllo operaio.
Il movimento dei disoccupati, con le sue mille sfaccettature e le sue mille forme di organizzarsi, vede crescere e formarsi nuovi gruppi di disoccupati.
Esempio importante e' la formazione di gruppi di disoccupati anche nella Capital federal, e la collaborazione sempre piu' stretta con le fabbriche e le assemblee.
Un'altra cosa che lentamente si è sviluppata in questo anno e' la ricerca di punti di unione, oltre alla costruzione di progetti in comune anche con esperienze nate in maniera e in contesti diversi.
Esempio importante è il gemellaggio tra la Coordinadora Annibal Veron, una delle organizzazioni di disoccupati piu' interesanti per la struttura orizzontale, il lavoro di educazione popolare e gestione assembleare, ed il movimento contadino di Santiago di Dell'Estero, organizzazione che lavora nel nord del paese, occupando terre e che ha una struttura piu' o meno simile a quella del Movimento Sin Tierra, del brasile.
Questi sono solo gli esempi piu' grandi, ma accanto a questo ci sono esperienze di piccoli gruppi, che si concretizzano in riviste, squat, publicazioni che arricchiscono e rendono ancora piu' interessante il panorama politico argentino.

 

Le fabbrique occupate

 Dimostreremo che il paese va avanti grazie alle mani dei lavoratori.
Questa è rivoluzione: occupare una fabbrica, occupare un terreno, gestire e portare avanti la produzione, è ciò che di più rivoluzionario si stia facendo in questo momento". Sono le parole che provengono dalla straordinaria esperienza della fabbrica di ceramiche Zanon, nell'Argentina meridionale, ormai da più di un anno occupata e autogestita sotto il controllo operaio. La riattivazione dei macchinari degli impianti per la produzione, la vendita sostenuta dei prodotti, i nuovi rapporti commerciali, il numero di operai impiegati inalterato e ancor più l'integrazione tra i lavoratori attivi di decine di disoccupati, sono la dimostrazione più forte di come la crisi del sistema neoliberista in america latina possa essere fronteggiata grazie all'azione diretta e all'autogestione delle risorse di tutti, sottratte finalmente allo sfruttamento e al saccheggio dei padroni.
L'esperienza di occupazione e di autogestione della fabbrica di ceramiche Zanon rappresenta un interessante punto di discussione e confronto per le nuove lotte operaie che provano ad allentare il cappio neoliberista.
E come dimenticare la fabbrica tessile Brukman di Buenos Aires, che il 18 dicembre compierà un anno di occupazione. In questo caso c'è da sottolineare un'ulteriore particolarità: il ruolo delle operaie all'interno delle fabbrica occupata. Grazie all'esperienza della Brukman, all'interno delle profonde mutazioni che ha subìto la società argentina durante questa ultima fase di crisi economica più intensa, decine di donne hanno riscoperto il valore effettivo del proprio posto di lavoro. Sono cresciute insieme all'interno della fabbrica, l'hanno portata avanti, hanno assunto la consapevolezza di riuscire ad essere l'asse portante della produzione e delle vendite. La lotta per il mantenimento del posto del lavoro, ricchezza inestimabile per la sopravvivenza nell'Argentina di oggi, ha trasformato semplici anelli della apatica catena produttiva in lavoratori attivi finalmente responsabili e garanti non solo del proprio salario ma della risorsa collettiva occupazionale.
E così il supermercato El Tigre di Rosario, l'ex clinica privata Junin di cordoba, le miniere di carbone di rio Turbio, la casa editrice Perfil: dove i padroni abbandonano e chiudono, gli operai e le operaie occupano e riaprono; dove sembrano indispensabili licenziamenti e tagli, la mano dei lavoratori redistribuisce le entrate e consolida i salari; dove da anni sono state saccheggiate le risorse ed esportati gli enormi guadagni, migliaia di argentini provano a reimpossessarsi delle proprie ricchezze e a reinserirle nel bene collettivo attraverso le occupazioni, le autogestioni, le proteste, le azioni dirette, una nuova forma di lotta per l'autodeterminazione.

 

 


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