dal 6 maggio
Un progetto TEATROINASCOLTO

La Casa dei racconti e La Contemporanea ‘83
TANGO
uno spettacolo scritto e diretto da Francesca Zanni
con Crescenza Guarnieri e Rolando Ravello
con il patrocinio di Amnesty International




In un ambiente unico (che poi scopriremo rappresentare due luoghi diversi) un uomo e una donna raccontano la loro storia parlando direttamente al pubblico. L’uomo e la donna non parlano mai tra di loro, ma i loro monologhi si intrecciano e il loro racconto a volte sembra combaciare: si capisce che le loro vite scorrono parallele e stranamente incrociate, ma fino all’ultimo non sarà svelato qual’è il nodo che li unisce. I due personaggi appartengono a due periodi storici diversi, ma stanno raccontando la stessa storia. Solo nel finale si guarderanno finalmente negli occhi e si “parleranno” per la prima volta, ballando insieme un simbolico tango.
Il rapporto diretto con il pubblico è di fondamentale importanza: c’è nella scrittura un continuo passaggio dal racconto del passato al racconto del presente e la presenza di un interlocutore, anche se muto (il pubblico, appunto), rende possibili questi salti temporali, evitando che il testo diventi troppo “letterario”. E’ come quando si racconta ad un amico qualcosa che ci è successo: non si bada molto all’esposizione esatta degli avvenimenti: si torna indietro nel tempo con la memoria e poi si va avanti e poi ancora indietro, fino a che alla fine tutte le tessere del puzzle combaciano perfettamente e chi sta ascoltando ha una visione completa dei fatti.
Non ho voluto. di proposito. creare una scena complessa. così che lo spettacolo potesse essere rappresentato anche in spazi non prettamente teatrali, o in teatri piccoli, non tradizionali (senza palcoscenico o con il palcoscenico a livello del pubblico). Pochissimi elementi caratterizzano i due ambienti: una coperta e delle candele per lei e un martello e delle foto da appendere al muro per lui. Mi sembrava più interessante lavorare proprio sul concetto di “racconto”, privilegiando questo aspetto alla ricerca estetica.
Con gli attori ho lavorato in modo che quello che viene detto sia sempre detto e mai recitato: la verità della storia narrata è più importante della tecnica. del “mestiere”. E’ una storia che poteva capitare a chiunque di noi, se fossimo nati e cresciuti in quell’epoca, in quel paese, in quel regime dittatoriale.
E chiunque di noi avrebbe potuto raccontarla.


Francesca Zanni


Recensioni


La Repubblica
Due trentenni, un uomo e una donna, raccontano a turno le loro storie, i loro pensieri. Viaggiano su binari paralleli senza incontrarsi, ma pian piano le loro vicende si intrecciano. Scatta il meccanismo dell’agnizione. La coppia può finalmente abbracciarsi, ballando a passo di tango. Ma quel corpo di donna in sottoveste che l’uomo stringe, quella madre rimasta giovane come il figlio, è un fantasma.  
Da un terribile e diffuso fatto di cronaca vera accaduto in Argentina nel passato regime, Francesca Zanni autrice e regista di “Tango”, ha tratto spunto per uno struggente atto unico che supera i limiti della denuncia e del teatro-documento. Clara, la madre «desaparecida» torturata e gettata viva in mare da un aereo militare dopo aver partorito e Miguel, adottato dalla famiglia dei carnefici che lentamente scopre la sua identità, dopo qualche iniziale legnosità del testo, ritrovano vita e corpo reale sul palcoscenico. Grazie anche alla bravissima Crescenza Guarnieri, una rivelazione, un miracolo di concentrata intensità drammatica, e al grintoso, lacerato pathos di Francesco Meoni.

Nico Garrone



Il Tempo
L’arte ha il potere di spingere le parole fin dentro le parti più buie dell’anima dell’uomo. Questo sembrano aver capito Francesca Zanni e Arnnesty Intemational, autrice e promotori dello spettacolo «Tango». L’organizzazione paladina dei diritti umani, premio Nobel per la pace 1977, ha deciso di puntare su una scrittura che sa davvero, sulla scena, farsi portavoce degna delle battaglie combattute da quarant’anni.  
Il testo della Zanni, che il teatro sembra avercelo scritto nel destino, il suo cognome corrisponde infatti al primo vero personaggio della commedia dell’arte, racconta la storia dei figli dei desaparecidos argentini adottati dalle famiglie dei loro carcerieri attraverso due monologhi, lontani nel tempo, ma che s’incrociano grazie al potere del teatro, in cui l’esperienza della prigionia, della violenza vissuta da Carla nel 76, procede parallelarnente con quella di suo figlio Miguel, adulto ai giorni nostri, avuto in cella e adottato illegalmente dal colonnello che pochi giorni dopo il parto avrebbe ucciso la donna.  
«E una storia dolorosa, è la tua storia». Questa è la frase che si sono sentiti dire tanti ragazzi ritrovati dopo anni dalle famiglie d’origine, questo si sente dire Miguel riconosciuto dalla nonna. Un teatro per non dimenticare, per non restare indifferenti, è quello che questa giovane compagnia propone, profondamente utile e potente nel raggiungere la realtà dei problemi.  
Il merito di questo è ovviamente della scrittura sorprendente dell’autrice capace di far vibrare gli spettatori, così come gli interpreti, Crescenza Guarnieri e Francesco Meoni che hanno mostrato una prova di superba intensità penetrando a fondo la drammaticità del testo e traducendo con realismo sui palcoscenico l’inimmaginabile sofferenza di due generazioni distrutte dalla follia. Note positive sono inoltre le musiche del cantautore Daniele Silvestri e il minimalismo della regia firmata dalla Zanni.

Gian Maria Tosatti