Una Vita Violenta

L’opera si ascrive a più generi letterari:

- è anzitutto un romanzo verista, fedele a quel filone letterario il cui più importante esponente fu Verga. Come lui, anche Pasolini mette in scena scorci di vita reale, che anche se non sono stati veramente vissuti da un personaggio reale, non sono per questo meno realistici o veritieri. La loro forte carica espressiva deriva dunque dal fatto che gli episodi descritti sono tratti dalla vita di tutti i giorni di un gruppo di delinquenti degli anni Cinquanta: del resto già il lettore si rende conto che la narrazione non è solo realistica o verosimile, ma è vera.

- è un romanzo che vuole essere in un certo senso didascalico, per il fatto che si propone di informare il lettore delle difficili condizioni di vita in cui molti ragazzi sono costretti a vivere. Ha cioè qualcosa da insegnare, un qualcosa che tutti dovrebbero, secondo l’autore, sapere.

- è un romanzo di formazione, che ha cioè l’intento di mostrare una precisa crescita interiore del personaggio principale. Tommaso percorre nel corso delle pagine una maturazione non indifferente, che lo porta ad essere, dal piccolo delinquente delle Piccola Shangai, il ragazzo molto più maturo e responsabile dell’Ina-case.

- è un romanzo in un certo senso anche autobiografico, perchè tratto dalla viva esperienza dell’autore. Pasolini veramente è vissuto con quelle brigate di delinquenti che sono al centro del suo romanzo: ha quindi potuto conoscere le problematiche di quei ragazzi in prima persona, rimanendone fortemente coinvolto.

Ambientato fra il sottoproletariato romano degli anni Cinquanta il romanzo delinea un vasto affresco realistico in cui emerge la vicenda esemplare di Tommaso Puzzilli, un "ragazzo di vita" che arriva attraverso le sue esperienze ad acquisire consapevolezza umana e politica.
Nato fra le baracche dell’estrema periferia, da una famiglia miserabile, Tommaso, violento e amorale, vive di sordidi espedienti e partecipa anche a spedizioni teppistiche. Per una rissa in cui ha accoltellato un altro giovane, Tommaso viene condannato a due anni di carcere e, uscendo di prigione, trova la famiglia insediata in un appartamentino dell’Ina case, finalmente ottenuto dopo tante richieste. 
A Tommaso, affascinato dal "lusso" quasi "borghese" della sua nuova abitazione, sembra di poter ora intraprendere una vita nuova e rispettabile, ma il suo sogno di elevazione sociale è destinato a fallire. Alla visita militare, Tommaso risulta ammalato di tubercolosi ed è perciò costretto a un lungo ricovero che vanifica ogni possibilità di lavoro e di guadagno. Entrerà in un ospedale. Proprio all’interno del tubercolosario, però, a contatto con un gruppo di degenti politicizzati, comincia per Tommaso un processo di maturazione che lo porta a prendere coscienza della sua condizione individuale e sociale. 
Una volta dimesso dall’ospedale Tommaso dà la sua adesione al Partito comunista e, quando l’Aniene inonda un quartiere di baraccati, egli accoglie prontamente l’invito dei compagni della sezione gettandosi fra l’acqua e il fango per aiutare i pompieri impegnati nei soccorsi. 
Questo gesto generoso è però fatale a Tommaso, in quanto gli procura un nuovo, violento attacco della sua malattia polmonare. Poche, dimesse parole, a conclusione del romanzo, annunciano la sua morte.

 

 

Il romanzo è ambientato nella periferia di Roma e in particolare nella piccolo paese di Pietralata, sulle rive dell’Aniene. Nella prima parte del romanzo le vicende hanno come sfondo la “Piccola Shangai”, il villaggetto di baracche dove vivevano Tommasino e i suoi amici. Successivamente l’azione si allarga fino a comprendere alcuni quartieri periferici romani. Negli ultimi capitoli l’azione viene condivisa tra il nuovo caseggiato popolare delle INA-case, nuova abitazione della famiglia di Tommaso, e l’ospedale Forlanini dove il protagonista viene più volte ricoverato a causa della sua tubercolosi.

Nella descrizione degli spazi, Pasolini non mostra un’attenzione eccessiva: spesso i luoghi sono del tutto impersonali, vuoti, la loro presenza è quasi “assente”: mancano infatti descrizioni dettagliate della cornice in cui avvengono le sequenze narrative. Pochi sono i particolari spaziali presenti nel romanzo, e la loro presenza è eventualmente dovuta a un’utilità pratica: ad esempio, la vecchia baracca dove viveva Tommaso sottolineava la povertà e la difficile vita a cui la sua famiglia, come molte altre altre, era soggetta a vivere. Il nuovo alloggiamento all’INA-case, invece mette in risalto il lusso, la ricchezza del nuovo mondo che si stava venendo a costruire. Probabilmente la scelta dell’autore di non dare una descrizione spaziale definita è da spiegarsi con la volontà di fare di Una vita violenta un racconto esemplare, indicativo di uno stile di vita e di un periodo storico che va al di là delle definizioni e dei limiti spaziali: il romanzo può così adattarsi perfettamente ad ogni altra esperienza simile, perchè i ragazzi di vita non sono solo quelli che aveva conosciuto Pasolini.