RAGAZZI DI VITA
di Pier Paolo Pasolini
L'inizio
della vicenda è ambientato verso la fine della guerra, con i tedeschi a
presidiare la capitale. L'azione si svolge alla periferia di Roma, a Monteverde.
Subito incontriamo il piccolo Riccetto che va a fare la prima comunione,
somiglia più a un bullo che a un catecumeno. Poi lo vediamo correre alla
Ferrobedò (così il popolo chiama la fabbrica Ferro-Beton) dove, con i suoi
amichetti Agnolo e Marcello, porta via tutto quello che riesce ad afferrare. I
piccoli protagonisti vivono sempre di espedienti, per poi perdere al gioco i
pochi soldi raggranellati. Ai tre non rimangono che le cinquecento lire
sottratte ad un cieco. Con questo "mezzo sacco" i ragazzini decidono
di fare una gita in barca e si recano al galleggiante sul Tevere chiamato il
"Ciriola", affittano la tanto desiderata imbarcazione. Il Riccetto,
sdraiato sul fondo del natante a guardare il cielo, scorge ad un certo punto una
rondinella con le ali bagnate, ormai destinata ad affogare. Si tuffa ed effettua
così il salvataggio.
Sono
trascorsi due anni (estate 1946) ed il Riccetto ha acquistato la malizia di un
grande. Sempre alla ricerca di qualche lira, si mette in combutta con dei
napoletani che abbindolano i passanti con il gioco della "cartina".
Sfortunatamente interviene la polizia che porta al fresco tutta la combriccola
ad eccezione del protagonista, che riesce a sfuggire, ritrovandosi così unico
possessore del bottino. Di nuovo "ingranato", il Riccetto abbandona la
compagnia dei "pischelli" della sua età per unirsi al gruppo dei
ragazzi più grandi. Con essi organizza la gita ad Ostia, dove conducono Nadia,
una prostituta. La spiaggia è affollata di turisti domenicali. Qui, in una
cabina, si svolge l'iniziazione sessuale del Riccetto con Nadia che lo
alleggerisce di nascosto del "malloppo".
Riccetto,
arrivato a Monteverde , incontra Agnolo e vengono a sapere della disgrazia
successa durante la loro assenza. Sia la morte di Marcello che quella della sora
Adele, non sono rappresentate ma soltanto alluse attraverso il pianto dei
familiari.
E'
passato un anno dal crollo del fabbricato ed il Riccetto è andato ad abitare
con lo zio, dalle parti di Tiburtino. Qui conosce altri ragazzi, tra cui
Alduccio, il Begalone ed il Caciotta, con i quali ricava quindici mila lire
dalla vendita di alcune poltrone, permettendosi così di rinnovare il guardaroba
e avventurarsi nelle vie del centro di Roma.
Questo
vagabondaggio ha termine sulle panchine di Villa Borghese, dove il Riccetto ed
il Caciotta incontrano altri teppistelli. Insieme a loro fanno la conoscenza di
tutta una "fauna notturna" di delinquenti, prostitute, soldati. Ma le
alleanze e le amicizie hanno in questo clima un valore assolutamente
provvisorio: il Caciotta dovrà pentirsi amaramente di aver rivelato di
possedere una notevole quantità di denaro. Infatti, la mattina dopo quando i
giovani si svegliano sulle panchine del parco, si ritrovano alleggeriti delle
scarpe, degli occhiali nuovi nonché di tutta la somma ricavata dalla vendita
delle poltrone. Immediatamente cercano di rifarsi della perdita: a farne le
spese è una signora che viene borseggiata sul tram dai due compari i quali poi
fanno ritorno a Tiburtino. Qui il Caciotta incontra alcuni vecchi amici della
borgata e, per niente provato dalla disavventura precedente, mostra loro con
spavalderia il portafoglio rigonfio. Cio' attira l'attenzione di Amerigo
definito come "il meglio guappo di Pietralata", il quale propone al
Caciotta un affare poco chiaro. Convinto anche il Riccetto, i tre giungono alla
bisca clandestina dove il gioco della "zecchinetta" si svolge già a
pieno ritmo. Amerigo, all'improvviso chiede al Riccetto di prestargli mille lire
che gli vengono consegnate non senza nuove schermaglie verbali. Dopo aver ceduto
tre volte alle pressioni del gigante, che continua a perdere, il Riccetto
approfitta di un momento di distrazione per fuggire.
Il
Riccetto riprende a vagabondare finché non arriva nella zona della
Maranella dove si imbatte nel Lanzetta, già conosciuto a Villa Borghese,
ed insieme vengono a sapere della morte di Amerigo da Alduccio, cugino del
Riccetto. Commosso decide di partecipare al funerale. Riccetto, Alduccio ed il
Lanzetta sono pronti per un nuovo colpo: il deposito di materiali di una
officina. Quando ormai hanno il bottino, si intromette un vecchietto con la
scusa di proteggere la refurtiva dall'intervento di un fantomatico vigile
notturno. A questo punto il Riccetto ed il Lanzetta si scambiano un ammiccante
segno di intesa: sono infatti venuti a sapere che il vecchio ha tre figlie in
"età da marito" e dalle quali essi ritengono di poter trarre adeguato
godimento. Ragion per cui convincono Alduccio ad andare da solo a smerciare
tutta la ferraglia mentre loro aiutano il signor Antonio a portare i cavolfiori
rubati fino a casa. Qui fanno la conoscenza delle figliole. La visita però non
rimarrà senza conseguenze. Dopo qualche tempo infatti trovano il Riccetto
fidanzato con la terza delle figlie del sor Antonio e trova lavoro come garzone
di un pescivendolo ed inoltre tutte le domeniche accompagna la ragazza al
cinema. Per far fronte a queste spese domenicali, il Riccetto è costretto a
ritornare alle vecchie abitudini e ad organizzare un altro colpo, sempre con
Alduccio ed il Lanzetta e con l'aggiunta di un certo Lello. Questi ultimi
vengono immediatamente catturati, Alduccio è costretto a recarsi all'ospedale e
solo il Riccetto rimane in libertà. Così, mentre gironzola dietro S.Giovanni
alla ricerca di qualcosa da mangiare, aiuta gli spazzini a scaricare le
immondizie ottenendo così il permesso di andare a rovistare tra i rifiuti.
Ridotto in condizioni pietose, il Riccetto rientra nel suo rifugio all'ultimo
piano di via Taranto; addormentatosi non si accorge che la porta
dell'appartamento adiacente è stata forzata e l'appartamento stesso svaligiato.
Viene così arrestato, ironia della sorte, proprio per un furto che non ha mai
neppure
Un
giorno Riccetto ripercorre i luoghi dove ha trascorso la fanciullezza ma li
trova cambiati: il progresso è intervenuto, negli anni della ricostruzione, con
i suoi casermoni tutti uguali, senza vita.
Dopo
questa parentesi, ritroviamo il Begalone ed Alduccio (i quali rimediata un po'
di "grana" con turpi espedienti) si dirigono verso il bordello. Il
denaro però non è sufficiente per entrambi e la fortuna favorisce Alduccio che
però non riesce a "compiere il suo dovere" perchè è affamato, deve
così abbandonare la casa del piacere deriso da tutti i presenti. A casa, la
disperazione di Alduccio si scontra con la sua triste situazione familiare: la
sorella in crisi suicida, la madre pazza di rabbia lo accusa di non lavorare per
il sostentamento della famiglia. Alla fine i nervi del ragazzo non reggono più
e colpisce la madre con un coltello.
La
storia corale dei ragazzi della borgata si conclude anch'essa tragicamente e non
a caso l'ultimo capitolo viene intitolato "La Comare Secca" (cioè la
morte). Nello stesso scenario della riva dell'Aniene dove avevamo visto
svolgersi i giochi e le prodezze dei bulli, ora il destino crudele dei giovani
emarginati arriva a completo compimento. Dapprima è Alduccio che si addormenta
con le braccia in croce, in una posizione da cadavere, poi è il Begalone che
sceso in acqua, malgrado la forte tosse, sviene in mezzo al fango e viene
trasportato via più morto che vivo; ma sarà infine Genesio, il più cosciente
dei ragazzi di vita, ad arrivare fino all'estremo dramma, scomparendo tra le
onde nel tentativo di attraversare il fiume (prova che per lui rappresenta la
dimostrazione della conquistata maturità). Ma se il
Genesio
funziona in questo finale da "eroe positivo", il Riccetto rappresenta
il "negativo", definitivamente integrato nel mondo del lavoro e del
nascente mondo dei consumi. Pare quindi che alla fine solo due vite rimangono
aperte allo sviluppo dei ragazzi: la morte o l'integrazione (che e' il
tradimento del mondo originario). Ma a concludere la storia sarà il
protagonista reale di tutte le vicende raccontate: la citta' malata con la sua
periferia sporca e
I PERSONAGGI DE ‘RAGAZZI DI VITA
IL
RICCETTO: è il protagonista che funge da filo conduttore, con la
sua presenza in tutti gli episodi e al quale l'autore confluisce una seppur
limitata evoluzione interiore. Infatti, lo troviamo subito all'inizio del primo
capitolo pronto per fare la prima comunione e alla fine dell'ottavo capitolo
definitivamente integrato nel mondo del lavoro e nel nascente mondo dei consumi.
Bisogna notare però che proprio quando il Riccetto trova una sorta di
sistemazione e adattamento nel contesto sociale, automaticamente prevale la
funzione di preminenza che aveva nel tessuto del racconto. Pasolini
si ritrae in questa figura.
AGNOLO: amico d'infanzia del Riccetto. Con quest'ultimo compie i primi furtarelli,
la mitica gita in barca e purtroppo la conoscenza del dramma che si era
abbattuto sulla madre del Riccetto e su Marcello. Questo personaggio ha vita
breve nel racconto, infatti lo incontriamo solo nei primi due capitoli.
MARCELLO: amico d'infanzia di Riccetto. Anche lui con tutti i
"ragazzi di vita" compie i primi furti in tenera età. Ma egli ha
anche la sfortuna di morire giovane in conseguenza al crollo di un palazzo.
ALDUCCIO: è cugino del Riccetto. Con lui partecipa alla vendita
delle poltrone e al furto dei materiali di un'officina. In entrambe le
situazioni sembra essere il più ingenuo o imbranato in quanto deve subire gli
ordini del cugino. Nel VII capitolo, però questo personaggio assume maggiore
importanza, infatti con il padre alcolizzato e la sorella incinta ed aspirante
suicida, cerca di scaricare all'esterno le frustrazioni insieme all'amico
Begolone. Colpito nella sua virilità, a seguito della spiacevole avventura
nella casa del piacere, successivamente si scontra con la sua triste situazione
familiare: la madre pazza di rabbia lo accusa di non lavorare. Il giovane stanco
dei continui rimproveri la colpisce con un coltello. Infine lo ritroviamo sulla
sponda dell'Aniene che si addormenta.
IL
BEGALONE: è amico del Riccetto e di Alduccio con i quali partecipa
alla vendita delle poltrone. Lo ritroviamo nel VII capitolo insieme ad Alduccio
con il quale divide la sofferenza di una situazione familiare insostenibile.
Egli infatti ormai colpito dalla tubercolosi, deve fare i conti anche con la
madre epilettica ed indemoniata. Alla fine del romanzo lo rivediamo nelle acque
dell'Aniene malgrado la forte tosse che lo porta a svenire in mezzo al fango e
ad essere trasportato all'ospedale in fin di vita.
IL CACIOTTA: è amico del Riccetto, il meno furbo ma il più addentro
negli ambienti "tiburtineschi". Questo personaggio accompagna il
Riccetto in un lungo vagabondaggio
che ha termine sulle panchine di Villa Borghese dove trascorrono la notte.
Successivamente i due compagni vengono fermati da Amerigo il quale propone loro
di accompagnarlo in una bisca, luogo in cui verrà effettuato l'arresto dello
stesso Caciotta. Lo ritroveremo nel sesto capitolo sulla sponda dell'Aniene
mentre discute con il piccolo Armandino molto piu' furbo del primo.
AMERIGO: vecchio amico del Caciotta.Viene definito come "il
meglio guappo di Pietralata".E'
egli stesso che propone al Caciotta e al Riccetto di seguirlo nella bisca
successivamente scoperta dai carabinieri. Il gigante di Pietralata era riuscito
a sfuggire ma nel tentativo di attraversare a nuoto l'Aniene era stato colpito
da un malore. Portato all'ospedale tentò di ammazzarsi tagliandosi i polsi,ma
non vi riuscì; quindi dopo dieci giorni si buttò dalla finestra e finalmente riuscì
a realizzare il suo volere.
IL
LENZETTA:
amico del protagonista, identico nei tratti fisionomici
(riccio, piccolo, con una faccetta gonfia da delinquente), è sempre in gara per
dimostrare una maggiore "lenzaggine" (astuzia), da qui il nome
Lenzetta. Questo personaggio partecipa al furto di materiali da un'officina con
il Riccetto, insieme a lui fa la conoscenza delle tre figlie del sor Antonio.
Successivamente, sempre con l'amico, ruba in un magazzino ma viene
immediatamente catturato.
GENESIO-BORGO
ANTICO-MARIUCCIO: sono i "tre moschettieri". Si distinguono dai
soliti bulli di borgata per una specie di bontà innata e per il pudore di non
far scoprire questo sentimento segreto, (Genesio è sempre rappresentato
silenzioso e assorto).Negli altri ragazzi le caratteristiche sono
l'esibizionismo e la spavalderia.
PIATOLETTA: è una specie di nanerottolo deforme e rachitico, porta
in capo un inseparabile berretto per coprire il cranio spelacchiato. E' il
bersaglio di atroci scherzi da parte dei suoi coetanei.
SOR
ANTONIO: personaggio
che conduce il Riccetto ed il Lanzetta a rubare i cavolfiori e che inseguito
accompagna a casa sua per far conoscere loro le sue figlie.
SORA
ADELE: madre del Riccetto
NADIA: prostituta che viene condotta ad Ostia dal Riccetto e da una combricola di
napoletani.
NADIA: figlia maggiore del sor
Antonio
LUCIANA: figlia del sor Antonio
3a
FIGLIA DEL SOR ANTONIO:
ragazza del Riccetto
SORA
ADRIANA:
moglie del sor Antonio.
TEMPO A CUI LA VICENDA SI
RIFERISCE
Il
periodo a cui la vicenda si riferisce è l'inizio degli anni '50. Periodo in cui
Pasolini, come altri intellettuali, si sentì attratto dai più evidenti
fenomeni sociologici di questi anni, come l' urbanizzazione che avanza col
miraggio di una vita migliore. Da ciò la formazione di masse sempre più grandi
di sotto proletariati che vivono in miserabili condizioni negli agglomerati di
baracche delle borgate. Qui c'era la prova che il progresso proclamato dai ceti
dirigenti borghesi non poteva evitare di produrre un nuovo tipo di sottosviluppo
e condizioni di vita immani.
TECNICHE NARRATIVE
La rappresentazione del sotto-proletariato e del paesaggio tipico delle borgate (periferia sporca e miserabile, fangosa e polverosa, illuminata da un sole ossessivo) si manifesta con chiarezza nel più vistoso carattere stilistico del libro cioè l'uso del dialetto romanesco; più precisamente di una ristretta e particolare variante del dialetto stesso cioè il gergo della malavita o della plebe romana.