EDIPO RE    1967

tratto da Edipo re e Edipo a Colono di Sofocle)

Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini

Fotografia Giuseppe Ruzzolini; scenografia Luigi Scaccianoce; costumi Danilo Donati; coordinamento musicale Pier Paolo Pasolini; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia Jean-Claude Biette.

Interpreti e personaggi Silvana Mangano (Giocasta); Franco Citti (Edipo); Alida Valli (Merope); Carmelo Bene (Creonte); Julian Beck (Tiresia); Luciano Bartoli (Laio); Ahmed Belhachmi (Pòlibo); Pier Paolo Pasolini (Gran sa­cerdote), Giandomenico Davoli (Pastore di Polibo); Ninetto Davoli (Anghelos). E inoltre: Francesco Leonetti, Jean-Clau­de Biette, Ivan Scratuglia.

Produzione Arco Film (Roma), con la parte­cipazione di Somafis, Casablanca, Marocco; produttore Alfredo Bini; pellicola Kodak Eastmancolor; formato 35 mm, colore; macchine da ripresa Arriflex; sviluppo, stampa, effetti ottici Te­chnicolor italiana; registrazione sonora NIS Film; missaggio Fausto An­cillai; distribuzione Euro lnternational Films.

Riprese aprile-luglio 1967, teatri di posa Dino De Laurentiis Cinematografica, Roma, esterni Veneto, Bassa Lombardia, Sant’Angelo Lodigiano, Bologna; Marocco: It’ben addu, Ouarzazate; Zagora; durata 104 minuti.

Prima proiezione XXVII Mostra di Venezia, 3 settembre 1967; premi XXVIII Mostra di Venezia, Premio CIDALC (Confédéra­tion Internationale pour la Diffusion des Arts et des Lettres par le Cinema); Grolla d’oro, Saint Vincent, 6 luglio 1968; Premio Nastro d’Argento 1968 a Bini e Scaccianoce.


La scena ha luogo in un paesino del Nord Italia degli anni Venti, dove vediamo una levatrice portare alla luce un bambino.

Sulle note del Quartetto delle Dissonanze di Mozart, il volto sorridente della madre che allatta è attraversato da un momento di panico, prima di tornare al sorriso. Sotto un balcone da cui pende la bandiera italiana con lo stemma sabaudo, un giovane ufficiale guarda con severità il bambino che gioca nella carrozzella. L'uomo è il padre del bambino, e il suo pensiero è espresso tramite una didascalia: egli teme che suo figlio sia nato per prendere il suo posto sulla terra e ricacciarlo nel nulla, appropriandosi innanzitutto dell'amore della sua donna.

Il tutto continua con il "cambio" della scena, nella notte, dalla stanza del bambino che stà per essere maltrattato dal padre alla storia di Edipo nell'antica Grecia, storia raccontata per intero da Pasolini

“Questo è ciò che di Sofocle mi ha ispirato: il contrasto tra la totale innocenza e l’obbligo del sapere”, dice Pasolini a commento del suo Edipo re. E aggiunge: “Non è tanto la crudeltà della vita che determina i crimini, quanto il fatto che la gente non tenta di comprendere la storia, la vita e la realtà.”

La cecità di Edipo, infatti (un “innocente” perseguitato da un destino avverso e crudele), simboleggia l’incapacità dell’uomo contemporaneo di “vedere” – e di sforzarsi di comprendere – le situazioni in cui si trova, situazioni per molti versi drammatiche e terribili. Il suo vagare in un paesaggio desertico, in totale assenza di rapporti umani e di qualsivoglia comunicazione, senza che pronunci alcuna parola e soprattutto senza una meta che non sia quella che il “destino” stesso gli indica ineluttabilmente, dà il senso preciso di questo estraniamento, di questo tremenda, assoluta mancanza di possibilità e di volontà di “vedere”.  

  L’intento autobiografico – che c’è ed è volutamente  svelato da Pasolini perfino dal particolare dell’ambientazione a Bologna del prologo e dell’epilogo del film – è evidente, ma non è il solo che il Poeta si propone. Egli, infatti, inizia con Edipo re a percorrere, con i suoi lavori, la via di una denuncia sempre più aperta, provocatoria e priva di intenti giustificatori, che avrà la sua massima espressione nella rappresentazione delle atrocità di Salò. Pasolini è un intellettuale che conosce la realtà, l’avvenuta “mutazione antropologica” del suo tempo, e che sente, quale suo primario compito morale, civile e politico, di dovere richiamare l'attenzione dei suoi contemporanei affinché non diventino “ciechi”, affinché non accettino come ineluttabile il divenire dei fatti e della Storia.

Il Poeta “gioca”, in un certo senso, con la volontà di un sogno fatto da Edipo nel presente e li lascia in una specie di sfocata ambiguità, tanto che pare rappresentare l’“attualità” delle azioni che avvengono in epoca presente (anni Venti / anni Sessanta) come generate dall’“irrealtà”, mentre parrebbe fare  intendere che il passato mitico, immaginario sia “la realtà”. Ma si potrebbe  anche supporre che in Edipo re il passato sia il sogno del presente, e il presente sia l’incubo del passato: in realtà, nel lavoro di Pasolini passato e presente interagiscono, sono dipendenti fra loro, ad indicare l’unitarietà della Storia e del racconto di umane vicende.