Al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca
Dott.ssa Letizia Moratti

Onorevole Ministro,

Noi, responsabili dell’Associazione lend, lingua e nuova didattica, ci rivolgiamo a Lei per renderLa partecipe delle perplessità che alcune sue dichiarazioni e intenzioni relative alla riforma del sistema scolastico educativo del nostro Paese, hanno suscitato tra gli iscritti all'Associazione. Le nostre riflessioni si fondano su una lunga esperienza acquisita sul campo insegnando, riflettendo, ricercando e sperimentando con rigore, passione, serietà professionale in contesti formativi diversi.

I termini "lingua e nuova didattica"hanno costituito per i fondatori dell’Associazione trent’anni fa, e costituiscono tuttora per gli iscritti, un binomio inscindibile su cui fondare un’azione didattica innovativa e consapevole delle dinamiche e delle interazioni insite nei processi di insegnamento/apprendimento della lingua italiana e delle lingue europee moderne nell’area comune dell’Educazione linguistica.

Per i docenti di lendsono fondamentali concetti quali autonomia e centralità del discente, formazione permanente dell’insegnante, valenza "pedagogico-culturale" dell’apprendimento linguistico, mobilità e scambio nel progetto di "cittadinanza europea".

In quanto direttamente coinvolti, anche a livello istituzionale, nei processi di riforma del nostro sistema scolastico, esprimiamo la nostra viva preoccupazione per

A questo proposito noi riteniamo che la libertà di scelta, già garantita dalla Costituzione, risulti ampiamente sostenuta dalla legge sulla parità scolastica approvata nella passata legislatura. Riteniamo, inoltre, sulla base dei principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale, che lo Stato democratico, certamente non "unico promotore del valore del capitale umano", né "custode esclusivo dei patrimoni di competenze tecnico-scientifiche" rimanga in una società libera e pluralistica l’unico garante del diritto per ogni cittadino di accedere al "capitale" di conoscenze e di valori costitutivi della nostra identità.
Per lo Stato infatti garantire a tutte le famiglie l'esercizio del privilegio originario di educare i figli diventa un dovere etico-politico che la legge traduce nel diritto per tutti di accedere ad una scuola multiculturale e pluralistica
Il "ritiro provvedimenti" del luglio scorso, bloccando l’avvio della riforma nelle prime classi della scuola di base, ha, di fatto, interrotto processi di trasformazione in atto, che non solo sono in linea con i suggerimenti dell'OCSE, con le risoluzioni e raccomandazioni dell'Unione Europea e del Consiglio d'Europa, ma sono anche il risultato di ricerche ed elaborazioni che per anni hanno coinvolto docenti, studenti, genitori nelle numerose sperimentazioni attuate nel nostro paese. Abbiamo già sperimentato la rigida separazione tra il sistema di formazione professionale e quello scolastico: nella società della conoscenza non risulta produttivo ed efficace. Ci sembra assai grave vanificare i tentativi, esperiti con successo in molte realtà, di favorire l’integrazione il più possibile armonica tra i "saperi" e i "saper fare" in tutti i percorsi formativi. Riteniamo che sia penalizzante privare sia gli "eccellenti licei" sia la "efficiente formazione personale" degli stimoli indispensabili ad una crescita armonica e completa della persona.
Oltretutto ciò è in contraddizione con le conclusioni a cui è giunta la commissione europea nel suo libro bianco sui sistemi di educazione e formazione europei (educazione e formazione verso la società conoscitiva) e agli orientamenti che propone per affrontare le sfide della società globale e tecnologicamente evoluta.
Al comma tre si prescrive che gli "spezzoni" di cattedra debbano essere assegnati fino a un massimo di 24 ore settimanali e che non si possano nominare supplenti per assenze inferiori ai 30 giorni.
A nostro giudizio questo comporta uno scadimento inaccettabile della qualità del servizio per docenti e studenti. E’ in gioco la qualità stessa della scuola.

Al comma quattro si prevede che l’insegnamento della lingua straniera nella scuola elementare debba essere assicurato all’interno del piano di studi obbligatorio e dell’organico d’istituto.
Si eliminano, in questo modo, i posti di lingua nella scuola elementare e si annulla ogni possibilità di apprendimento di una seconda lingua europea nella scuola di base. La scelta di promuovere l'apprendimento curricolare di una sola lingua all’interno dell’organico esistente rappresenta un passo indietro rispetto alle opzioni del Progetto Lingue 2000 e alle sperimentazioni di "bilinguismo" compiute nella scuola media, nonché agli accordi sottoscritti dall’Italia che impegnerebbero il governo ad assicurare almeno due lingue europee nella scuola dell’obbligo.
Vogliamo, ancora una volta, sottolineare con forza il diritto di tutti gli studenti ad accedere a due lingue europee nell’arco dell’obbligo. Ci pare un requisito indispensabile della "società della conoscenza" in un’Europa multilingue e multiculturale.

Le chiediamo di porre ascolto alle nostre ragioni e La invitiamo pertanto ad un confronto aperto che possa condurre ad un disegno riformatore più condiviso con la base, tale da assicurare il diritto per tutti ad una formazione culturale alta e di grande respiro pluralistico.

La Segreteria nazionale di lend
(ottobre 2001)

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