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a cura di 
Paola Scarsi
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049/2001
Roma, 26 ottobre 2001


RICORSI SULL'INGRESSO DEL TERZO SETTORE NEL CNEL

IL FORUM PERMANENTE DEL TERZO SETTORE ESPRIME SODDISFAZIONE PER LE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO MARONI E DEL SOTTOSEGRETARIO SESTINI

Sull'ingresso del Terzo Settore nel CNEL, oggetto di ricorsi da parte di Confindustria e Sindacati, il Forum Permanente del Terzo Settore prende atto con soddisfazione delle dichiarazioni rilasciate alla stampa rispettivamente dal Ministro del Welfare Roberto Maroni e dal Sottosegretario al Welfare Grazia Sestini.
"Il Forum Permanente del Terzo Settore - dichiarano i portavoce Edoardo Patriarca e Giampiero Rasimelli - ha fatto propria questa vicenda perché essa travalica singoli nomi e associazioni ma coinvolge l'intero terzo settore. E le dichiarazioni rese dal Ministro Maroni e dal Sottosegretario Sestini vanno nella direzione da noi auspicata di sostanziale e concreto riconoscimento del Terzo Settore quale nuovo soggetto economico. Un dato che trova conferma nel Primo Censimento Istat delle Istituzioni imprese non profit (3 agosto 2001) che ha censito 221.412 realtà, con 630.000 lavoratori retribuiti e 3.200.000 volontari, 73mila miliardi di lire di entrate, 69mila di uscite e un fatturato pari al 2,7% del P.I.L".

"L'idea di lavoro e di produttività sono profondamente cambiate rispetto a 50 anni fa. Sono concetti oggi intimamente connessi alla produzione dei cosiddetti "beni relazionali" e di coesione sociale, indicatori essenziali per contribuire a rendere l'intero "sistema Paese" competitivo a livello economico e internazionale"

Di seguito le due dichiarazioni.
Così il Ministro Roberto Maroni all'AGI: "Sosterremo la legge del Governo che dà una rappresentanza di dieci consiglieri nel CNEL ai rappresentanti del non profit. Il ricorso è immotivato, perché il Cnel è un organismo di rilevanza costituzionale che deve discutere ed elaborare strategie per rendere più efficiente il mercato del lavoro. Far finta di non sapere per motivi corporativi che ci sono presenze rilevanti come il Terzo Settore che fanno attività economica è miope. Il vero problema è rendere il CNEL una struttura più moderna di quella che è attualmente".

Mentre il Sottosegretario al Welfare Grazia Sestini ha così dichiarato a Vita: "Le forze che hanno proposto il ricorso contro l'ingresso del terzo settore nel Cnel sono espressione della conservazione di questo Paese. Esse infatti non vogliono accettare un atto di coraggio politico del Governo, che ha riconosciuto come l'associazionismo e il volontariato siano espressioni della ricchezza morale ed economica di questo Paese. La composizione originaria del Cnel, recentemente modificata con l'apertura al non profit, era stata stabilita cinquant'anni fa, quando di terzo settore non si parlava nemmeno; da allora l'Italia è cambiata e un Governo che si rispetti ha il dovere di assumersi la responsabilità di riconoscere questo cambiamento.
Il ricorso dunque mi sembra un atto di chiusura nei confronti della società civile che tra l'altro arriva adesso, molto tempo dopo le nomine, e non al momento dell'approvazione della legge; la presenza all¹interno del Cnel di una rappresentanza del terzo settore, infatti, è stata prevista non da un decreto del governo, da ma da una legge dello Stato che ha passato tutti i vagli, dalla Corte Costituzionale alla Corte dei Conti, al Presidente della Repubblica. Eppure finora nessuno aveva ravvisato problemi. E allora come mai tutto d'un tratto si fa ricorso? Se non esistono ostacoli di costituzionalità, che sarebbero davvero invalidanti, visto che il Cnel è organo costituzionale, come devo interpretare questa posizione? Necessariamente come una chiusura di tipo politico e culturale, di stampo conservatore e reazionario, davvero inaspettata da parte di forze che dovrebbero invece rappresentare il mondo del lavoro, quindi la parte più dinamica della società. Sono sorpresa di questa presa di posizione delle categorie economiche, che anzi con questo irrigidimento dimostrano loro per prime di accorgersi dell'importanza di questo mondo del terzo settore. E allora perché rifiutarsi di riconoscerne anche la legittimità? Eppure tanti esponenti delle categorie economiche e sindacali sono impegnati in prima persona nell'associazionismo e nel volontariato. Forse si preferirebbe che associazionismo e volontariato rimanessero residuali e ai margini della vita del Paese, salvo poi servirsene quando serve, per evitare oneri economici. O forse queste forze temono che il volontariato venga riconosciuto per quello che di fatto è, cioè un soggetto economico. La mia definizione di conservatori quindi non è esagerata. Sindacati, Confindustria e le altre categorie economiche dimostrano di avere una concezione dell'economia antiquata, monetaristica, ferma agli anni Cinquanta. Perché è vero che il volontariato non fa fatture, ma eroga servizi che hanno un valore anche monetario notevole. E chi non lo capisce, anche se si chiama Cgil, dimostra di essere, di fatto, un conservatore".


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