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ROMA
3 DICEMBRE 1999
CINEMA QUIRINALE via Nazionale,
90 - ore 9,30
Manifestazione del Forum
Permanente del Terzo Settore
LA SOLIDARIETA' NON ASPETTA!
Il terzo settore
interroga governo ed istituzioni Il nostro Paese, i suoi cittadini, hanno
manifestato in questi anni capacità inedite di risanamento e rinnovamento
non del tutto colte, nella loro portata, dal mondo della politica, dell'impresa,
dell'informazione. Un grande impegno di responsabilità e solidarietà
ha consentito negli ultimi anni il conseguimento dei parametri di Maastricht
e l'ingresso nell'Euro, lo sviluppo e il consolidamento di migliaia di
esperienze sociali e solidali in Italia ed all'estero, facendo fronte ad
emergenze e situazioni di disagio altrimenti destinate all'abbandono.
Quest'Italia
della solidarietà è una risorsa preziosa ed indispensabile
per il Paese.
E' una nuova
forza sociale, composta da milioni di donne e uomini, anziani e giovani,
al tempo stesso generosa ed esigente. Generosa nei confronti di chi è
escluso o rischia di esserlo; del territorio e del patrimonio ambientale
e culturale, di quei popoli che alla fine del millennio ancora conoscono
guerre, fame, devastazioni ambientali, emergenze sanitarie.
Esigente nei
confronti della politica e delle istituzioni, di chi ha responsabilità
sociali e di governo rilevanti in relazione al suo peso ed al suo ruolo
nella società (imprese, sindacati, categorie sociali…).
Questa Italia,
organizzata in una fitta rete di associazioni, gruppi di volontariato,
cooperative sociali, è quotidianamente impegnata nel promuovere
e tutelare diritti, dare risposte a bisogni sociali, combattere l'esclusione
sociale e rimuovere le cause che la generano, creare partecipazione e coesione
sociale, dare nuova linfa alla vita democratica. È un'Italia che
vuole ridare senso e centralità a valori come equità, solidarietà,
giustizia, pace. Queste parole, il loro significato, non sembrano oggi
al centro dell'azione politica e di governo. Nonostante gli importanti
passi in avanti compiuti negli ultimi anni, nella capacità di ascolto
ed interlocuzione con il terzo settore, nonché le prime importanti
innovazioni in tema di politiche sociali (Immigrazione, sperimentazione
del RMI, sostegno alle famiglie numerose ed alla maternità, la legge
sull'infanzia e l'adolescenza), l'agenda della politica sembra oggi essere
tornata ad avere altre preoccupazioni e priorità, rischiando di
allontanarsi dalle esigenze e dai bisogni dei cittadini. Resta poco più
di un anno alla naturale conclusione della legislatura: una legislatura
che si è aperta con i migliori propositi nei confronti del terzo
settore e qualche significativo risultato.
Noi riteniamo
che entro il prossimo anno debbano arrivare a conclusione le seguenti questioni:
-
L'inserimento del
principio di sussidiarietà, così come sostenuto dalla petizione
popolare proposta dal Forum e consegnata ai Presidenti delle Camere e recepito
nel protocollo di intesa tra Governo e Forum del 12 febbraio 1999, nella
riforma della Costituzione e nella riforma degli statuti degli Enti Locali
prevista dalla legge 265/99.
-
La "riforma dell'assistenza"
come caposaldo di una vera riforma del welfare che dia priorità
alla nascita di una rete integrata di servizi, punti sulla loro qualità,
sia fondata sul principio di sussidiarietà intesa "come un forte
legame fra diritti effettivamente fruibili e adempimento dei doveri di
responsabilità e reciprocità da parte dei cittadini, soprattutto
attraverso le varie forme di autorganizzazione della società civile",
ricomprenda nell'accezione di stato sociale obiettivi come il miglioramento
della qualità urbana ed ambientale, la tutela e valorizzazione dei
beni culturali, la protezione civile.
-
La riforma della
cooperazione allo sviluppo che rilanci l'impegno dell'Italia nei confronti
del sud del mondo, riconosca le nuove forme in cui si è espressa
la solidarietà internazionale, in primo luogo la cooperazione decentrata.
-
La legge sull'associazionismo
di promozione sociale e quella sull'ordinamento delle società e
associazioni sportive dilettantistiche come completamento del riconoscimento
delle diverse realtà del terzo settore cominciato con la legge sul
volontariato e quella sulla cooperazione sociale.
-
La legge istitutiva
del servizio civile nazionale, ancora più urgente dopo l'annuncio
dell'abolizione della leva, per non disperdere ed anzi valorizzare pienamente
l'esperienza, legata all'obiezione di coscienza, realizzatasi in questi
anni.
-
La riforma della
legge 266/91 come rafforzamento dell'identità e del ruolo del volontariato
e che preveda, a titolo esemplificativo, il riconoscimento delle reti nazionali
di volontariato; la ridefinizione della composizione e dei ruoli dell'Osservatorio
nazionale del Volontariato; una reale flessibilità degli orari di
lavoro
per chi fa attività di volontariato, un chiarimento definitivo sulle
modalità applicative delle agevolazioni fiscali a suo tempo previste
come l'esenzione dall'IVA per l'acquisto di beni strumentali.
Al governo chiediamo
il pieno rispetto dei patti sottoscritti il 18 aprile 1998 ed il 12 febbraio
di quest'anno. Molte questioni si trascinano da tempo come la cosiddetta
authority del terzo settore; il decreto attuativo della norma che estende
le agevolazioni alle PMI anche alle imprese sociali; il superamento del
ricorso alle gare al massimo ribasso per l'affidamento dei servizi alla
persona; l'adeguamento nella finanziaria per il 2000 del fondo di dotazione
della legge 230/98 sull'obiezione di coscienza ad almeno 230 miliardi,
risorse indispensabili per l'effettiva applicazione della riforma; la piena
applicazione della normativa sull'immigrazione ed il mantenimento degli
impegni per la presentazione di una proposta di legge costituzionale sul
diritto di voto ai cittadini immigrati alle amministrative; la regolamentazione
della figura del "socio lavoratore"; il trattamento agevolato per le tariffe
postali dell'editoria non profit; il monitoraggio sull'applicazione della
normativa fiscale per le ONLUS e gli Enti non Commerciali e richiedono
ormai solo una testimonianza di volontà politica. Sugli altri punti
lì contenuti chiediamo che si individuino percorsi e tempi certi
in grado di giungere entro il 2000 alla piena attuazione degli accordi.
Se il 1999
è stato per l'Europa, nei Balcani, un anno di guerre e di emergenza
umanitaria, il 2000 può diventare l'anno della pace e della ricostruzione
economica, sociale e civile: il Governo faccia la sua parte aiutando le
organizzazioni impegnate per la pace e la solidarietà nei Balcani
riconvocando il tavolo di coordinamento che non si riunisce più
dal maggio scorso. Il prossimo anno, infine, le Nazioni Unite saranno chiamate,
nel vertice di Ginevra, a valutare gli effetti degli impegni assunti con
il Summit di Copenaghen e degli altri appuntamenti internazionali in tema
di lotta all'esclusione sociale. Noi chiediamo al governo, in vista di
quell'appuntamento, di realizzare una conferenza italiana di valutazione
e di messa a punto su quanto l'Italia ha fatto ed intende fare nel proprio
paese e a livello internazionale. Nel 2000 si svolgerà inoltre la
Millennium Assembly delle Nazioni Unite per tracciare un impegno comune
per il futuro. Il Governo si impegni affinché la delegazione ufficiale
italiana - come anche per gli altri vertici dell'ONU in materia di lotta
all'esclusione sociale e per i diritti umani - preveda la presenza di rappresentanti
del Parlamento e delle organizzazioni della società civile, riprendendo
le proposte di riforma e democratizzazione delle Nazioni Unite avanzate
dall'Assemblea dell'ONU dei Popoli.
Nei prossimi
12 mesi si può recuperare il tempo perduto, si può contribuire
a dare una risposta positiva alle attese dei cittadini e delle loro associazioni.
Si può, se si vuole, segnare una svolta. Il nostro impegno è
per questo, perché l'Italia del nuovo millennio si presenti più
giusta e più solidale.
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