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CONVENTION
DELLA SOLIDARIETA’ - SABATO 18 APRILE 1998 - CIVITAS - PADOVA
PATTO
PER LA SOLIDARIETA'
Mi riguarda!
Il futuro
del Paese nelle mani dei cittadini
DICHIARAZIONE COMUNE
Risanamento
e nuove politiche sociali un impegno contestuale
Il terzo
settore: una risorsa a disposizione del paese
Una nuova
rete di Stato sociale
Concertazione
e negoziato tra Governo e Terzo Settore
Una
agenda per il confronto
Impegni
reciproci
Appello
della covention della solidarietà ai presidenti della Camera e del
Senato
Il Governo e il Forum Permanente
del Terzo Settore incontratisi a Padova il 18 aprile 1998 nell’ambito della
prima Convention della Solidarietà convengono e stipulano quanto
segue:
Nel pieno riconoscimento
dei diversi ruoli e funzioni e della piena autonomia delle organizzazioni
di terzo settore ci si impegna per impiantare robuste e trasparenti relazioni
tra il mondo della solidarietà, di cui il Forum è la rappresentanza
più significativa, e il Governo per riempire di contenuti gli accordi,
le dichiarazioni, le manifestazioni di stima reciproca che sin qui si sono
positivamente registrati e che ora debbono essere messi alla prova dell’innovazione
concreta e della capacita’ di rispondere ai problemi, alle difficoltà
come alle esigenze e alle potenzialità del Paese.
Il confronto è teso
a stabilire convergenze significative e intesa operativa sui seguenti punti:
-
Risanamento e nuove politiche
sociali un impegno contestuale;
-
Il terzo settore: una risorsa
a disposizione del paese;
-
Una nuova rete di Stato sociale;
-
Concertazione e negoziato tra
Governo e Terzo Settore;
-
Una agenda per il confronto;
-
Impegni reciproci
Risanamento
e nuove politiche sociali un impegno contestuale
Affrontata con successo
la necessaria politica di risanamento finanziario che va mantenuta nel
tempo e avviata la stagione riformatrice oggi si tratta di porre al centro
dell’agenda di governo l’intervento su alcuni nodi strutturali della vita
del Paese. Il lavoro innanzitutto, la lotta all’esclusione sociale, la
crescita del Mezzogiorno d’Italia, la qualità della vita e
della coesione sociale nelle grandi aree urbane, la riforma dello Stato
e della Pubblica Amministrazione. L’obbiettivo deve essere quello di una
nuova generazione di politiche sociali e del lavoro che siano progettate
e vengano avvertite non come un appesantimento di bilancio ma come una
risorsa per il Paese e per lo sviluppo.
In questo quadro è
positivo l’impegno del governo sulla riduzione dell’orario di lavoro, che
deve essere affrontato nell’ottica del rilancio della concertazione tra
le parti sociali. Ma a ciò deve anche corrispondere la definizione
di politiche sociali attive e di politiche attive del lavoro per la crescita
dell’occupazione.
La politica di risanamento,
d’altra parte, è condizione e non ostacolo all’innovazione e al
rilancio delle politiche sociali e del lavoro se queste divengono una priorità
e un investimento produttivo.
Non si può
non avvertire il disagio dei senza lavoro e delle fasce più deboli
della popolazione, in particolare dei più giovani. Non esistono
due tempi della politica che rischiano di legittimare una società
degli esclusi. I problemi che attanagliano il paese sono quotidianamente
a ricordarci che non si può aspettare, che non si può dilazionare
il tempo delle politiche sociali e del lavoro, che bisogna avere coraggio,
determinazione, responsabilità.
Dopo aver raggiunto
il prestigioso e irrinunciabile traguardo dell’Europa della moneta unica,
l’Europa sociale che vogliamo costruire parte da qui, da ciò che
sapremo fare per rispondere in modo creativo e innovativo ai bisogni sociali
del nostro paese e dai risultati e dalla volontà che sapremo portare
in Europa: la tenuta stessa dell’unita’ nazionale dell’Italia dipende da
questi risultati e volontà politiche.
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Il
terzo settore: una risorsa a disposizione del paese
Le organizzazioni aderenti
al Forum permanente del terzo settore rappresentano un’energia vitale di
partecipazione e di autorganizzazione dei cittadini e delle cittadine che
può contribuire in modo importante all’esito positivo di queste
sfide. Esse costituiscono una risorsa morale, una riserva di etica della
solidarietà e della partecipazione e nel contempo un motore creativo
di servizi, di impresa sociale, di lavoro, da mettere a disposizione del
paese, dello sforzo e del progetto di cambiamento. Un’area di soggetti
che vive ancora il limite della marginalità in cui è stata
sinora costretta, ma che già ora da’ un contributo rilevante e innovativo
alla società italiana e ai cittadini più esclusi.
Per affrontare le
sfide prima indicate, rinnovare e riformare lo Stato sociale e diffondere
nel paese una nuova cultura della solidarietà e della responsabilità
di tutti verso tutti, il ruolo attivo di questi soggetti può essere
importante e in taluni casi determinante.
Perché questo
avvenga è necessario affermare un modo nuovo di intendere il rapporto
tra Pubblica Amministrazione, Governo nazionale, Governi locali e
cittadini. Un nuovo rapporto improntato alla piena applicazione del principio
di sussidiarietà che prevede un legame forte tra fruizione di diritti
e adempimenti di doveri da parte dei cittadini (principio di responsabilità)
e soprattutto un ruolo centrale delle istituzioni intermedie, dei
soggetti organizzati della società civile, delle associazioni propriamente
di terzo settore, come prevede la Costituzione (artt. 2 e 3).
Secondo questo principio
ordinativo dei rapporti sociali la funzione dei vari rami della pubblica
amministrazione deve essere quella di sostenere, aiutare, supportare e
fare tutto quanto è in loro potere, per rafforzare, incentivare,
promuovere, sviluppare, la autonoma ed originaria capacita’ dei singoli,
famiglie, istituzioni primarie, istituzioni intermedie della società
civile, a prendersi carico della responsabilità di garantire una
qualità della vita dignitosa al numero più ampio possibile
di persone (in linea di principio a tutti coloro che risiedono, anche
temporaneamente, sul territorio dello Stato).
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Una
nuova rete di Stato sociale
La nuova rete di Stato sociale
che dobbiamo costruire dovrà avere maggiore e non minore capacita’
universalistica sia in termini di prestazioni erogate che di opportunità
offerte ai cittadini. Quella che bisogna costruire è una rete
mista, dove il pubblico statale assuma il compito di garanzia dei
diritti fondamentali dei cittadini, attraverso prestazioni dirette e attraverso
una capacita’ di indirizzo e di regolazione di un nuovo mercato sociale
nel quale il terzo settore assolva il ruolo di “pubblico non statale”,
in quanto composto da soggetti privati espressione della partecipazione
dei cittadini, rappresentanti degli interessi dei fruitori dei servizi,
espressione dell’autogoverno delle comunità.
Abbiamo bisogno di
uno Stato più forte e non più debole, ma la funzione pubblica
non può rimanere ristretta entro i confini della pubblica amministrazione.
Cosi’ si realizzano i valori e i principi già contenuti nella
prima parte della Costituzione.
La costruzione di
un nuovo welfare municipale e comunitario richiede una politica globale
di ristrutturazione dei servizi pubblici e di sostegno alla crescita del
terzo settore che nulla ha a che fare con un semplice meccanismo
sostitutivo delle prestazioni pubbliche o con una politica indiscriminata
di tagli di bilancio e di privatizzazione strisciante dei servizi.
Al centro di questa
rete c’è la comunità, l’energia che può scaturire
da una nuova identità comunitaria a cui le politiche sociali debbono
guardare in prima istanza. Una identità che favorisce il diffondersi
di una cultura della responsabilità di tutti verso tutti, che combatte
lo spirito di “secessione egoistica” indotto dalle culture e dalla crisi
del nostro tempo, che sollecita la partecipazione, la mobilitazione civile,
ma anche nuovi lavori e scelte professionali legate ai servizi alla persona,
all’ambiente, alla promozione culturale, cui diventi possibile dedicare
la propria realizzazione e la propria vita. Una identità comunitaria
che svolge un ruolo educativo e sottolinea il ruolo primario delle giovani
generazioni.
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Concertazione
e negoziato tra Governo e Terzo Settore
Tutto ciò comporta
un sistema di scelte concrete e una forte innovazione politico-istituzionale.
Il Governo ha sinora dimostrato un’attenzione nuova al mondo della
solidarietà ed ha assunto iniziative importanti che hanno un significato
emblematico come la normativa di riordino fiscale degli Enti non
commerciali e delle ONLUS, la legge sull’Immigrazione,
la legge 285 sugli interventi a favore dei minori.
Siamo, però,
solo all’inizio di un sistema di scelte capace di configurare una politica
globale e un solido progetto innovatore.
È necessario
che sull’insieme delle nuove politiche sociali, così come sulle
scelte e gli interventi volti a sostenere la crescita del terzo settore
e i suoi possibili risultati anche in termini occupazionali, si eserciti
la collegialità e il concerto del governo.
C’è bisogno
infatti di una politica organica, di un sistema di scelte integrato, coordinato
e consapevole. La frantumazione legislativa e degli atti di governo
è stata infatti storicamente veicolo di marginalità e di
assistenzialismo verso questi soggetti e verso le politiche sociali.
Per questo Governo
e Forum del terzo settore esprimono la volontà di dare luogo ad
un tavolo di confronto e negoziazione capace di esprimere con continuità
una stagione di concertazione positiva volta a definire le linee di un
progetto e di una manovra globale.
Una sede anche per
dirimere i conflitti, per portare una voce che in tanti casi è
quella degli esclusi e dei soggetti che tradizionalmente non hanno rilevanza
politica.
Si tratta di un contributo
realmente innovativo alla vita istituzionale del paese e alla articolazione
delle istituzioni sociali, un passo verso una nuova stagione della vita
democratica del paese e verso l’affermazione di una nuova responsabilità
reciproca tra Stato e Cittadini.
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Una
agenda per il confronto
Il tavolo avrà precise
regole, chiare responsabilità e una definita agenda di lavoro.
Sulle diverse materie
il Governo potrà agire con atti propri, sollecitando il Parlamento
e favorendo il confronto con le Regioni, gli Enti Locali e con altri soggetti
sociali e istituzionali.
Vi sono questioni che
possono e debbono essere affrontate nell’immediato con riferimento al DPEF
e alla prossima finanziaria.
1) Occorre varare un
efficace programma di lotta alle povertà ed ai processi di esclusione
sociale fondato sul consolidamento del “Fondo Sociale” avviato con la Finanziaria
‘98, e sulle altre misure di inclusione sociale, sino ad ora solo abbozzate
(ad esempio il minimo vitale), su cui costruire una verifica attenta e
puntuale.
2) Va esteso l’uso
della leva fiscale per implementare la domanda di servizi, favorire i soggetti
deboli e sostenere la crescita del terzo settore. In questo quadro va progettata
ed attuata l’introduzione della deducibilità fiscale delle spese
che i singoli e le famiglie sostengono per l’accudimento di persone svantaggiate,
per la crescita dei figli, per la cura degli anziani.
3) Va definita una
vera e propria politica di sostegno alla crescita e qualificazione del
terzo settore. Un investimento in termini di politiche sociali attive,
di formazione, di accesso agevolato al credito, ai flussi di finanza ordinaria,
ai fondi comunitari. Ad esempio occorre estendere anche alle imprese sociali
le agevolazioni e gli incentivi già previsti per le PMI (Piccole
e Medie Imprese). È necessario un sistema di interventi capace di
affrontare i problemi di capitalizzazione del terzo settore che agevoli
e non ostacoli l’autorganizzazione dei cittadini e la creazione di impresa
sociale. Vanno promossi i meccanismi di accreditamento e di controllo di
qualità assecondando selettivamente le caratteristiche specifiche
del terzo settore.
Tutto ciò può
contribuire concretamente alla creazione di una maggiore offerta di servizi,
di maggiore occupazione, di maggiore trasparenza nel mercato del lavoro
4) È necessaria
una nuova regolamentazione del sistema di gare per l’affidamento dei servizi
sociali da parte delle Amministrazioni locali. Questo sistema non può
più essere incentrato esclusivamente sul criterio del massimo ribasso,
che è il principale veicolo di dequalificazione e deregolamentazione
del lavoro nei servizi sociali.
Perché i cittadini
possano essere meglio soddisfatti dai servizi pubblici; perché le
organizzazioni del terzo settore possano sperimentare proficue linee di
collaborazione con la P.A; perché le stesse amministrazioni pubbliche
possano attuare politiche di acquisto di servizi sociali fondate su criteri
di trasparenza, qualità e reale competizione tra i diversi fornitori;
si propongono i seguenti
interventi di riforma legislativa del sistema di affidamento dei pubblici
servizi alle organizzazioni del terzo settore, limitatamente a quelli di
natura socio-assistenziale, socio-sanitaria e socio-educativa:
a - nel brevissimo
termine: emanazione di una direttiva del Ministro della Funzione Pubblica,
idonea a sollecitare l’adozione di adeguate delibere quadro da parte delle
amministrazioni pubbliche (in particolare, comuni e regioni);
b - nel breve termine:
emanazione di un regolamento governativo, su delega del Parlamento, idoneo
a introdurre una disciplina specifica per i servizi sociali, derogatoria
rispetto alle disposizioni generali contenute nel R.D. 23/05/24 n. 827
(per gli appalti di importo inferiore a 200.000 Ecu) e nel D. Lgs. 17/03/95
n. 157 (per gli altri appalti);
c - nel medio termine:
varo di una normativa quadro specifica, idonea ad introdurre nel nostro
ordinamento nuove forme di delega gestionale dei servizi sociali;
d - nel lungo termine:
creazione di una “Carta europea dei servizi sociali”.
Tali interventi dovranno
garantire l’applicazione uniforme sul territorio nazionale di efficaci
meccanismi di pluralismo negoziale, individuati nell’applicazione di procedure
ristrette che consentano alle organizzazioni di esprimere la loro progettualità
(appalto-concorso o concorso di progettazione) o negoziate (trattative
private), fortemente strutturate a livello di valutazione delle diverse
offerte, in modo che l’affidamento dei servizi sociali venga aggiudicato
all’offerta economicamente più vantaggiosa valutabile soprattutto
in base ad elementi diversi dal prezzo.
5) Una delle condizioni
per la crescita di nuova occupazione da parte del Terzo settore è
il riconoscimento di come al suo interno si stiano sviluppando nuove forme
di organizzazione del lavoro fondate su una maggiore partecipazione e su
precise esigenze di autodeterminazione di contenuti, tempi e modi del lavoro
da parte delle persone impiegate. Queste sono le caratteristiche del lavoro
che si realizza nelle forme di autogestione proprie delle cooperative e
delle altre forme giuridiche di Terzo settore. L’attuale normativa risulta
invece essere più rigida e penalizzante per queste realtà
rispetto al lavoro dipendente ordinario. Emergono pertanto i seguenti punti
di impegno reciproco:
a) in generale la riforma
dello status giuslavoristico del socio lavoratore in coerenza e nel rispetto
della natura cooperativa della sua impresa (di cui si sta occupando in
questi mesi la Commissione presieduta dal Prof. Zamagni) e la revisione
sostanziale del regime del lavoro autonomo, nonché l’introduzione
di nuove regole che offrano tutela e garanzie all’universo crescente dei
lavori atipici largamente presenti nelle organizzazioni di terzo settore;
b) riorientamento
dei lavori socialmente utili o di pubblica utilità e in generale
delle politiche attive del lavoro, anche, verso azioni di sostegno alla
crescita del Terzo Settore, al fine di determinare non una nuova area di
assistenza e di parcheggio ma interventi flessibili e mirati volti ad un
inserimento effettivo nel mercato del lavoro di disoccupati di lungo periodo;
c) l’estensione delle
attività e degli interventi della Società per l’Imprenditorialità
Giovanile anche alle imprese sociali e alle organizzazioni nonprofit;
d) nei nuovi strumenti
di intervento per favorire ed incentivare l’occupazione al Sud – e in particolare
nei “patti territoriali” – una particolare attenzione deve essere data
alle imprese sociali e alle organizzazioni nonprofit;
Ci sono poi alcuni
provvedimenti sui quali il Parlamento e già al lavoro e che sono
dirimenti rispetto al futuro del Terzo settore.
Al Governo chiediamo
semplicemente un’azione di sostegno e di indirizzo perché tali proposte
di legge – e ci riferiamo in particolare alla riforma del sistema di protezione
sociale, alla legislazione di riconoscimento di Terzo settore e alla riforma
della cooperazione internazionale – perché possano essere rapidamente
approvate.
Ci sono invece alcune
questioni che attengono direttamente alla competenza del Governo e che
vogliamo siano parte organica di questo nostro Patto.
-
E’ necessario ed urgente, anche
in relazione all’applicazione della Bassanini, che vengano concentrati
e rafforzati i poteri di coordinamento e di indirizzo in materia di interventi
di protezione sociale nel Dipartimento degli Affari sociali della Presidenza
del Consiglio sotto la responsabilità del Ministro della Solidarietà
Sociale.
-
E’ indispensabile un incisivo
impegno del Governo per dare piena attuazione e puntuale applicazione della
legge quadro sul volontariato n. 266/91: in particolare snellimento e semplificazione
degli aspetti burocratici; definizione degli aspetti fiscali; funzionamento
e rappresentatività dell’Osservatorio Nazionale per il Volontariato.
-
Il Governo predisponga un disegno
di legge orientato ad una riforma complessiva e coerente degli articolati
del Libro I del Codice Civile. Tale intervento si presenta non più
dilazionabile perché lo svilupparsi e l’estendersi delle attività
economiche svolte con finalità sociali da parte di organizzazioni
di Terzo settore, stanno ponendo e porranno sempre più gravi problemi.
Presenta, infatti, non pochi rischi il fatto che, in nome di finalità
solidaristiche, ingenti attività economiche vengano svolte senza
soggiacere alle ordinarie norme di diritto commerciale in materia di contabilità,
pubblicità e trasparenza, di tutela di terzi ed associati, di gestione
dei contenziosi.
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Impegni
reciproci
Il Forum del terzo settore
si impegna a sostenere con una vasta mobilitazione questi obiettivi e a
promuovere un’azione di autoregolamentazione in ogni campo di attività
del terzo settore che garantisca la trasparenza democratica delle organizzazioni,
la trasparenza nella raccolta delle risorse (in particolare delle donazioni
dei cittadini), la correttezza della gestione economica, il percorso verso
una regolarizzazione delle prestazioni di lavoro che valorizzi e dia maggiore
omogeneità alle caratteristiche peculiari di flessibilità
e professionalità del lavoro nei servizi alla persona, nelle relazioni
di comunità e in generale nel terzo settore.
Una politica globale di
crescita non può che aiutare e stimolare questa crescita di qualificazione.
Infine, si conviene sull’importanza
che il Governo lanci alcuni grandi progetti civili che possono coinvolgere
l’intero tessuto democratico nazionale, la partecipazione dei cittadini,
la mobilitazione delle organizzazioni sociali insieme agli enti locali
e che nel contempo siano in grado di sperimentare soluzioni, di stimolare
la creazione di lavoro e impresa sociale.
L’assistenza domiciliare
e sanitaria ai non autosufficienti, la qualità della vita nelle
carceri e il reinserimento degli ex detenuti, il completamento della deistituzionalizzazione
psichiatrica, la manutenzione ambientale, la valorizzazione dei beni culturali,
la prevenzione educativa del disagio e della devianza minorile, l’azione
di tutela e di integrazione sociale degli immigrati extra-comunitari, sono
tutti temi sui quali è possibile progettare e suscitare un impegno
straordinario ed innovativo capace di per sé di produrre consenso
generale, sperimentazioni e trasformazioni strutturali in molti campi.
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APPELLO
DELLA CONVENTION DELLA SOLIDARIETA’
AI PRESIDENTI DELLA CAMERA
E DEL SENATO
Il Forum Permanente del Terzo
settore, promotore della prima Convention della solidarietà, dopo
aver firmato un patto con il Governo con impegni precisi e circostanziati,
rivolge un appello ai Presidenti dei due rami del Parlamento affinché,
coerentemente con lo spirito che ha animato questa iniziativa, facciano
tutto quanto in loro potere perché:
1) sia condotta in porto
la fondamentale riforma del sistema di protezione sociale, che deve definire
la struttura istituzionale delle nuove politiche sociali, i criteri selettivi
dei diritti e dei bisogni da corrispondere, le garanzie fondamentali per
i cittadini, il carattere attivo delle politiche sociali e una pratica
di programmazione e attuazione fortemente segnata dal metodo della concertazione
a tutti i livelli.
2) si completi la legislazione
di riconoscimento del terzo settore in un quadro unitario e coerente: le
leggi di riforma dell’associazionismo di promozione sociale, dell’associazionismo
sportivo, delle Fondazioni Bancarie, delle IPAB, della mutualità,
una rivisitazione e un adeguamento della legge sulla cooperazione sociale.
A questi si aggiunge con urgenza la necessità di una urgente normativa
quadro sull’impresa sociale che disciplini una materia a forte rischio
di inquinamento, salvaguardi l’identità della cooperazione sociale
altrimenti soffocata dall’eccesso di domanda e doti l’evoluzione del terzo
settore di strumenti certi e flessibili.
3) si metta mano alla riforma
della cooperazione internazionale che deve produrre un risultato di alto
valore politico e morale, lontano da una logica prevalentemente burocratico-ministeriale
che ne ha caratterizzato il declino a livelli non accettabili e dalle commistioni
col commercio estero e con la difesa. Quella della cooperazione internazionale
non può essere una riforma minore, ma una componente essenziale
di rinnovamento della politica estera italiana. Nell’era della globalizzazione
non vi può essere cultura della solidarietà che non si confronti
con questo tema.
Lo stesso appello lo rivolgiamo
ai capigruppo di tutte le forze politiche perché diano priorità
nel calendario dei lavori del Parlamento alla discussione e votazione di
queste stesse leggi.
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