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DOCUMENTO
SULLA RIFORMA DELLA LEVA E DEL SERVIZIO CIVILE
In questo autunno
tre grandi questioni sono arrivate ad un punto di rottura ove l'innovazione
è essenziale. La qualità di questa innovazione è il
nodo politico, sul quale come Forum del Terzo settore avvertiamo la necessità
di intervenire.
La
riforma della leva
È indubitabile
che il servizio militare di leva così come lo conosciamo abbisogni
di una profonda riforma. I recenti casi di nonnismo che periodicamente
risaltano all'attenzione dell'opinione pubblica sono solo uno dei sintomi
(e, nella sua eccezionalità, nemmeno il più grave) della
crisi dell'istituto della leva militare obbligatoria cui si assiste da
qualche decennio. Dinanzi a questa crisi, le istituzioni non sono riuscite
a pensare e progettare altro se non l'eliminazione dell'oggetto stesso
della crisi, cioè l'abolizione della leva militare obbligatoria.
Infatti, tutte le misure intraprese negli ultimi anni non hanno inciso
in alcun modo sui contenuti della leva militare e, conseguentemente, sull'indice
di gradimento dei giovani. La sempre crescente preferenza dei giovani verso
il servizio civile (1 giovane su 3) è figlia anche di questa contingenza.
Il progetto governativo, che si va ad aggiungere ad altri progetti di quasi
tutte le forze politiche già all'esame dell'attuale Parlamento,
parte di fatto dal presupposto che la leva obbligatoria esistente in Italia
sia solo quella militare, dimenticando che una parte consistente e sempre
più crescente (anche per la progressiva riduzione del fabbisogno
militare) è costituita da quell'"esercito del bene" di cui si parla
nella "Relazione sul servizio civile" presentata dalla Presidenza del Consiglio
al Parlamento nel giugno scorso. Conseguentemente, tutti i possibili temi
in discussione intorno al servizio civile restano in subordine rispetto
al servizio militare e alla sua trasformazione. Nei suoi contenuti di fondo,
inoltre, la riforma della leva e la conseguente professionalizzazione delle
Forze armate pongono non pochi problemi. Il primo e più vistoso,
anche se il più taciuto, è certamente quello dei compiti
che si intendono affidare al "nuovo esercito del 2000": qui pare che il
progetto di un "Nuovo modello di difesa" presentato al Parlamento nel lontano
1991 e mai discusso da allora sia semplicemente messo in opera, senza alcuna
discussione dei suoi contenuti politici e delle scelte di politica della
difesa ed estera del nostro Paese. Nello specifico, poi, la progettata
riforma della leva comporta rilevanti ripercussioni in ordine a:
-
maggiorazione dei
costi del capitolo Difesa del bilancio statale, soprattutto alla luce della
situazione congiunturale della finanza pubblica;
-
indeterminatezza
sulle funzioni interne alle Forze armate finora attribuite a personale
di leva (ad esempio, il casermaggio);
-
indeterminatezza
su alcune funzioni attribuite alle Forze armate sul territorio e finora
assolte con concorso del personale di leva (sostegno al mantenimento dell'ordine
pubblico, soccorso in caso di pubbliche calamità, protezione civile);
-
possibile sperequazione
nell'accesso ai pubblici concorsi da parte dei "volontari a ferma breve"
dopo aver prestato servizio nelle Forze armate;
-
assenza di riferimento
a qualsiasi possibile impiego civile di personale in funzioni di difesa
e di promozione della pace, soprattutto nell'opera di prevenzione dei conflitti.
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La
situazione del servizio civile
L'attuale situazione
in cui versa il servizio civile degli obiettori nel nostro Paese è
fonte di preoccupazioni. Anzitutto, va registrata la mancata attuazione
della legge 230/98 che ha sostituito, dopo un iter parlamentare lungo e
sofferto, la precedente legge 772/72: finora, nessuno degli adempimenti
previsti dalla nuova normativa (a cominciare dal Regolamento dell'Ufficio
nazionale per il servizio civile che avrebbe dovuto essere emanato entro
il 30 ottobre 1998) è stato rispettato, trascinando la gestione
del servizio civile da parte del Ministero della Difesa che si è
sempre più rivelata fallimentare e aumentando la situazione di precarietà
e indeterminazione tra il "vecchio" e il "nuovo" servizio civile. La sospensione
delle assegnazioni di nuovi obiettori decisa dal Ministero della Difesa
per il mese di settembre, a causa della mancanza di fondi, è solo
l'ennesimo episodio di una simile situazione in cui a rimetterci sono,
in primis, i giovani obiettori, le loro famiglie, gli enti convenzionati,
i servizi e i destinatari delle attività in cui sono impegnati gli
obiettori. La recente decisione del Governo (cfr. Decreto Legge n. 324/99)
di rifinanziare il Fondo nazionale per il servizio civile con ulteriori
51 miliardi, oltre ad essere tardiva non è comunque in grado di
assicurare a tutti gli obiettori in attesa di svolgere il servizio civile
scelto nel corso del 1999. La parallela previsione di criteri e norme per
l'esonero e la dispensa per gli obiettori, fa temere che si vogliano di
fatto utilizzare questi strumenti per ridurre numericamente il fenomeno
dell'obiezione di coscienza nel nostro Paese, e ciò a fronte di
una completa mancanza di progettazione del servizio civile complessiva.
Il dato che maggiormente sconcerta è che le risorse finanziarie
vengano prima della programmazione, dei progetti, delle disponibilità
dei giovani a prestare servizio, dei bisogni cui il servizio civile risponde
nei diversi campi dell'assistenza, della sanità, della promozione
culturale, della salvaguardia del patrimonio storico, artistico e ambientale
del nostro Paese. Questa logica è inaccettabile. Il rischio è
che anche l'anno prossimo ci si troverà nella stessa situazione
verificatasi quest'anno. Infatti, se la legge finanziaria 2000 non prevederà
adeguate risorse (valutabili non inferiori a 250 miliardi), anche l'anno
prossimo di dovrà "tagliare" il servizio civile di migliaia di giovani,
dicendo semplicemente loro che lo Stato non può impiegarli per mancanza
di fondi (le 5.800 lire giornaliere!). La certezza che questo avrà
come conseguenza un ulteriore aumento delle domande di servizio civile
(con relativa ricaduta negativa) è matematica. Per questo chiediamo
ai parlamentari di modificare l'impostazione del Governo e di dotare il
fondo della legge 230.98 di 250 miliardi. Infatti, qualsiasi valutazione
dei costi relativi al servizio civile, non può considerare che i
fondi per questo capitolo non possono essere unicamente assorbiti dalle
competenze relative alla paga giornaliera degli obiettori e alla eventuale
fornitura del vitto e alloggio. La legge 230/98 attende d'essere attuata
anche nei suoi contenuti più innovativi: la formazione degli obiettori,
l'aggiornamento dei responsabili, il servizio civile all'estero, la protezione
civile e la difesa popolare non armata. Tutte cose che rischiano di restare
belle parole se non vi si dedica adeguate risorse. Identico discorso vale
per l'allargamento dell'esperienza del servizio civile alle donne che,
lungi dall'attendere anni per realizzarsi, potrebbe essere avviata da subito.
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Il
servizio civile dopo l'abolizione della coscrizione obbligatoria
Per questo
al Forum interessa l'innovazione anche rispetto al servizio civile degli
obiettori di coscienza. Noi vogliamo un servizio civile, rinnovato e migliorato
rispetto all'attuale, per i giovani, ragazzi e ragazze, perché:
-
è una esperienza
formativa e di socializzazione per i giovani, dando centralità alla
formazione alla cittadinanza attiva, all'addestramento pratico alle attività,
alla valorizzazione successiva delle esperienza svolte durante il servizio
civile.
-
Alimenta i valori
della pace, dell'accettazione della diversità, della responsabilità
sociale e della qualità ambientale.
-
Permette la realizzazione
di progetti di forte impatto sociale, di valore anche simbolico, con i
quali le finalità specifiche dei singoli enti convenzionati si incontrano
con le finalità generali della legge.
-
Permette di fare
del servizio civile all'estero una delle modalità del contributo
italiano alla pace nel mondo.
Da qui la netta
contrarietà ad ogni ipotesi di "licenziamento" del servizio civile,
la centralità di una fase di alcuni anni nei quali gli accessi al
servizio civile siano aperti non solo agli obiettori ma anche a chi sceglie
il servizio civile invece che quello militare, alle ragazze volontarie,
un periodo nel quale consolidare e qualificare le attività di servizio,
accrescere le risorse pubbliche investite, nello stesso tempo in cui tutti
potremo valutare l'evoluzione del processo di riforma delle forze armate.
Questo percorso permetterà di rispondere positivamente al quesito
che tanti cittadini italiani si sono fatti in questi mesi: "Che cosa ne
sarà del servizio civile dopo l'abolizione della leva obbligatoria?"
Sarà un'opportunità proposta ai giovani, ragazzi e ragazze,
sarà una proposta formativa alla cittadinanza attiva e alla solidarietà,
sarà uno strumento per offrire ai cittadini i servizi sociali, culturali,
ambientali a cui hanno diritto.
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